Krushov denuncia lo stalinismo

Il 25 febbraio 1956 al XX congresso del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) il suo segretario Nikita Sergeevič Chruščëv, nel suo discorso “Sul culto della personalità e le sue conseguenzecritica aspramente il regime del precedente segretario Stalin, denunciandone in particolare atrocità come le Grandi purghe degli anni 30′ e il culto della personalità.

Mentre Chruščëv non esitò a elencare i difetti della pratica stalinista riguardo le purghe all’interno dell’esercito e del PCUS e la gestione della grande guerra patriottica, fu invece più cauto nel criticare la politica di industrializzazione di Stalin o l’ideologia del partito. Chruščëv era devoto al partito e nel suo discorso lodò il leninismo e il comunismo tante volte quanto condannò le azioni del regime stalinista. Chruščëv affermò che Stalin era la vittima principale degli effetti deleteri del suo culto della personalità, che lo aveva trasformato da una figura cruciale per le vittorie di Lenin in un paranoico facilmente influenzato dal «rabbioso nemico» del PCUS Lavrentij Berija.

La struttura di base e i concetti chiave del discorso riguardavano:

  • Ripudio del culto della personalità di Stalin, con citazioni dei classici del Marxismo in cui tale pratica veniva ripudiata, con orazione sul testamento di Lenin e osservazioni di Nadežda Konstantinovna Krupskaja, ex Commissaria del popolo per l’educazione e moglie di Lenin, sulla figura di Stalin.
  • Denuncia della violazione da parte di Stalin delle norme del partito sulla guida politica collettiva, tramite le grandi purghe a seguito delle quali non si curò più dell’opinione del partito.
  • Denuncia della deportazione da parte di Stalin di intere nazionalità.
  • Denuncia del “complotto dei medici” con cui Stalin sperava di iniziare una nuova purga usando l’antisemitismo.

Alla fine del rapporto si affermava che nonostante i suoi difetti Stalin aveva meriti per il partito e che era un eccezionale marxista-leninista, un ardente sostenitore di Lenin. Sempre alla fine del rapporto Chruščëv disse che Stalin era convinto della necessità del culto della personalità e della repressione perché pensava che fosse giusto per costruire il comunismo “e in questo sta la tragedia di Stalin“.

Il 30 giugno 1956 il Comitato Centrale del PCUS pubblicò una risoluzione intitolata “Sul superamento del culto dei singoli e le sue conseguenze” che servì come dichiarazione ufficiale e pubblica del partito per quanto concerne il regime di Stalin. Redatto sotto la guida di Michail Andreevič Suslov, non menzionò le accuse specifiche di Chruščëv. “Protestando del fatto che i circoli politici occidentali stavano sfruttando la rivelazione dei crimini di Stalin, la risoluzione pagò il tributo ai servizi [di Stalin]” e fu molto cauta nelle critiche sulla sua persona.

Il discorso di Chruščëv fu seguito da un periodo di liberalizzazione noto come il “disgelo” nei primi anni 1960′ e nel 1961 la salma di Stalin fu rimossa dal mausoleo di Lenin e tumulata nella necropoli delle mura del Cremlino.

Il 1º marzo il testo del discorso di Chruščëv fu distribuito in forma stampata ai funzionari più anziani del Comitato centrale mentre il 5 marzo la segretezza fu ridotta a “Non pubblicabile“. Il Comitato Centrale del PCUS ordinò la lettura del resoconto di Chruščëv a tutti i raduni dei comunisti e alle unità locali del Komsomol, invitando gli attivisti non membri del PCUS a presenziare a tali eventi. Il “rapporto segreto” fu quindi letto pubblicamente a migliaia di riunioni, rendendone ironico il nome. Tuttavia il testo completo non verrà pubblicato ufficialmente dalla stampa sovietica fino al 1989.

Il contenuto del discorso raggiunse l’occidente attraverso una via tortuosa. Alcune copie del testo furono inviate per ordine del Politburo sovietico ai capi politici del blocco orientale. Subito dopo la disseminazione del testo Wiktor Grajewski, un giornalista polacco-ebreo, fece visita alla fidanzata Łucja Baranowska, che aveva lavorato come segretaria minore nell’ufficio di Edward Ochab, primo segretario del Partito Operaio Unificato Polacco. Sulla scrivania di Baranowska vi era un libretto con una rilegatura rossa e le parole: «Il XX Congresso del Partito, il discorso del compagno Chruščëv». Grajewski, che aveva già sentito parlare del discorso, si interessò al libro e Baranowska gli permise di portarlo a casa per leggerlo.

Dopo aver fatto un viaggio a Israele per visitare il padre malato Grajewski portò il libro all’ambasciata israeliana e lo consegnò a Yaakov Barmor, che aiutò Grajewski a compiere il viaggio. Barmor era un rappresentante della Shin Bet, il servizio segreto di spionaggio israeliano. Fotografò quindi le pagine del documento e le inviò a Israele.

Nel pomeriggio del 13 aprile 1956 la sede israeliana di Shin Bet ricevette il materiale. In precedenza i servizi segreti di spionaggio israeliani e statunitensi si erano accordati di cooperare nelle questioni di sicurezza e le fotografie furono consegnate a James Jesus Angleton, capo del controspionaggio della Central Intelligence Agency (CIA) e in carica dei legami clandestini con Shin Bet. Il 17 aprile 1956 le fotografie arrivarono al capo della CIA Allen Dulles, che informò rapidamente il presidente statunitense Dwight D. Eisenhower. Dopo averne verificato l’autenticità la CIA fece trapelare il discorso sul New York Times il 5 giugno 1956, che potè così pubblicarlo.

Immagine d’apertura: Chruščëv in una foto

Bibliografia e fonti varie

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