Il 27 agosto 1903 muore all’età di 76 anni Kusumoto Ine, primo medico donna in Giappone.
Nata il 31 maggio 1827 come Shiimoto Ine da Kusumoto Taki, una cortigiana di Nagasaki inviata a 16 anni a essere una concubina di Philipp Franz von Siebold. Padre di Ine, egli era un medico tedesco che lavorava a Dejima, un isola nei pressi di Nagasaki che fungeva da avamposto commerciale olandese e l’unico luogo a cui gli stranieri avevano accesso durante il periodo di chiusura e isolamento del Giappone dal resto del mondo, periodo detto Sakoku (paese chiuso) durato dal 1641 al 1853. Il cognome iniziale di Ine, Shiimoto, è una translitterazione giapponese del cognome di suo padre, Siebold. Il 22 ottobre 1829 Siebold, che aveva contribuito negli anni a diffondere la medicina occidentale nella terra del Sol levante, fu bandito dal Giappone con l’accusa di contrabbando di mappe giapponesi all’estero. Ad Ine e alla madre fu proibito di lasciare il Giappone, e così salutarono Siebold mentre salpava con una piccola barca dal porto. Taki, la madre di Ine, si risposò poco dopo con un uomo di nome Wasaburo.
Siebold tuttavia, a cui non mancavano risorse economiche, lasciò a Ine e Taki una notevole quantità di zucchero con cui sostenersi economicamente, e chiese ai suoi amici rimasti in Giappone di assicurarsi che stessero bene. Siebold inviò poi alla figlia materiale medico e libri di grammatica olandese, fondamentali per apprendere la medicina occidentale in Giappone all’epoca dato che l’unico contatto del paese con l’Occidente era appunto l’avamposto commerciale olandese di Dejima, in Giappone gli studi occidentali erano all’epoca chiamati infatti “Rangaku“, letteralmente “studi olandesi”.
A quattordici anni Ine iniziò a studiare medicina occidentale presso la scuola che il padre aveva lasciato a Uwa (Dejima) insieme ai suoi studenti giapponesi. La formazione medica di Ine ebbe un inizio ufficiale nel 1845 quando iniziò a studiare ostetricia nel dominio di Okayama sotto un altro degli studenti di Siebold, Ishii Sōken. Interruppe i suoi studi con Sōken quando nel 1851 la mise incinta. Tornò a Nagasaki, dove diede alla luce nel 1852 una figlia, che chiamò Tada [ja], che significa “libera”, a simboleggiare che il cielo le aveva concesso questo bambino “gratuitamente“. Il suo resoconto della vita di sua madre è tra quelli che affermano che la gravidanza di Ine è il risultato di uno stupro da parte di Sōken che l’avrebbe violentata. Ine respinse i tentativi di Sōken di essere coinvolto nella vita di Tada.
Ine continuò i suoi studi a Nagasaki sotto Abe Roan. Nel 1854 lasciò Tada con sua madre e andò con il nipote di Ninomiya Keisaku, Mise Shūzō, a studiare a Uwajima, il cui signore, il daimyō Date Munenari, promuoveva con entusiasmo l’e scienze occidentali. Dopo aver subito un ictus nel 1856, Keisaku tornò a Nagasaki con Ine e Shūzō.
L’isolamento del Giappone terminò nel 1854, nel 1859 Nagasaki fu aperta come porto per itrattati e gli olandesi abbandonarono Dejima per un consolato nella capitale Edo (l’odierna Tokyo). Siebold ricevette il perdono e tornò a Nagasaki il 4 agosto di quell’anno con il figlio tredicenne Alessandro dal suo matrimonio tedesco. Shūzō divenne allievo, traduttore e assistente personale di Siebold e insegnante di giapponese di Alessandro. Ine visse all’inizio nella casa di suo padre, ma la relazione era tesa, in parte a causa della sua padronanza dell’olandese, e in parte perchè Siebold mise incinta una domestica; Ine si trasferì presto e lavorò a stretto contatto con Shūzō, che la aiutò nella lingua con la sua avanzata conoscenza dell’olandese. La reputazione di suo padre l’ha aiutata a ottenere i suoi pazienti. Nell’aprile del 1862 Siebold fu costretto a tornare di nuovo in Europa e non tornò mai più in Giappone.
Ine ha continuato a imparare dai medici olandesi della comunità di Nagasaki come J. L. C. Pompe van Meerdervoort, che ha lodato le sue abilità nella stampa. Van Meerdervoort fondò nel 1861 il primo ospedale e scuola di medicina in stile occidentale in Giappone, il Nagasaki Yōjōsho, con il sostegno del governo militare, e Ine frequentò le lezioni nel reparto femminile e assistette nelle operazioni. È stata la prima donna in Giappone ad assistere alla dissezione di un cadavere umano, eseguita da Van Meerdervoort.
La sua reputazione e le sue connessioni nella comunità di studi occidentali valsero a Ine il patrocinio di Date Munenari, il cui favore si estese a sua figlia, ora chiamata Takako. Poiché il suo sangue misto tedesco-giapponese poteva portarla a subire discriminazioni, Munenari le fece cambiare il nome in Kusumoto Itoku. Egli estese un modesto stipendio ufficiale di riso a Ine, e ci si aspettava che fosse pronta a servire nel il quartiere delle donne al castello; era uno dei tre medici presenti quando la moglie di Munenari, Yoshiko, partorì nel 1867. Ine aveva una pratica intensa a Uwajima e fece frequenti viaggi tra Nagasaki e Uwajima durante il 1860. Munenari si adoperò per aiutare il padre di lei e Shūzō, che furono arrestati nel 1861 a Edo da fazioni anti-straniere. Shūzō fu rilasciato nel 1865 e tornò a Uwajima, dove nel 1866 sposò Takako.
La madre di Ine morì nel 1869. In questo periodo Ine studiò ostetricia a Nagasaki con Antonius Bauduin, che fu pioniere dell’ovariotomia e fu nominato alla scuola medica nazionale Tōkō di Tokyo, che era appena stata ribattezzata da Edo e dove l’imperatore si era trasferito dopo il suo restauro. Dopo altri traslochi anche Ine si stabilì a Tokyo. Lì conobbe il fratellastro di Takako, Ishii Kendō, il figlio di Ishii Sōken. Ine mantenne i contatti a Tokyo con il suo fratellastro Alessandro, che lavorava per la legazione britannica, e un altro fratellastro Heinrich, che aveva lavorato lì come interprete per la legazione austro-ungarica dal 1869.
Kendō e Shūzō ottennero prestigiosi incarichi nella capitale, e nel 1873, attraverso i suoi legami con Fukuzawa Yukichi e altri studiosi occidentali, Ine assistette alla nascita del figlio della concubina dell’imperatore Meiji Hamuro Mitsuko; il bambino è nato morto e Mitsuko è morta quattro giorni dopo. Ine ricevette la considerevole somma di 100 yen per i suoi sforzi. Shūzō e Takako si trasferirono a Osaka nel 1876, dove Shūzō lavorò per l’ospedale locale. Nel 1877 si ammalò e vi morì. Takako rimase incinta di un conoscente e diede alla luce un bambino nel 1879, che Ine adottò come suo erede e chiamò Shūzō. Takako si risposò con il medico Yamawaki Taisuke, dal quale ebbe altri tre figli prima della sua morte nel 1886
Ine tornò a Nagasaki, dove ottenne la licenza di ostetrica nel 1884. Tornò a Tokyo nel 1889 e potrebbe essersi ritirata nel 1895, quando la famiglia si trasferì in una casa in stile occidentale che Heinrich aveva costruito ad Azabu. Morì lì il 27 agosto 1903 dopo aver mangiato anguilla d’acqua dolce e anguria, che si dice le abbiano dato un’intossicazione alimentare. Godeva del sostegno sociale delle comunità mediche e accademiche di stile occidentale, dell’alta considerazione dei suoi studenti e compagni praticanti e del sostegno finanziario di suo padre. Si diceva che Ine avesse la pelle chiara, capelli castani un po’ ricci e occhi azzurri.
Dalla sua morte la vita di Ine è stata oggetto di romanzi, opere teatrali, fumetti e musical.
Immagine d’apertura: Kusumoto Ine in una foto scattata nei suoi ultimi anni
Bibliografia e fonti varie
- Lambourne, Lionel (2005). Japonisme: Cultural Crossings between Japan and the West. Phaidon. ISBN 978-0-7148-4105-2.
- Nakamura, Ellen (2008). “Working the Siebold Network: Kusumoto Ine and Western Learning in Nineteenth-Century Japan”. Japanese Studies. 28 doi:10.1080/10371390802249172. ISSN 1469-9338. S2CID 145221289.
- Urabe, Mamoru (1 July 2015). “Kindai igaku wa sanfujinka kara hajimatta” 近代医学は産婦人科から始まった (PDF). Kinmui News (in Japanese). Japan Association of Obstetricians and Gynecologists (69): 1–4. Archived from the original (PDF) on 2 November 2015. Retrieved 2 November 2015.
- Matsuda, Makoto (2007). “Katsute Kanehiro ni zaigaku shita kyōmi aru jinbutsu sono hitotsu: Siebold no sōzon Kusumoto Shūzō” かつて慈恵に在学した興味ある人物 その一 シーボルトの曾孫・楠本周三. Takaki Kanehiro no Shōgai 高木兼寛の生涯 [The Life of Takagi Kanehiro] (in Japanese). Jikei University School of Medicine. pp. 561–576. hdl:10328/3470.