Due uomini. E’ estate, fa caldo. Il sole batte irriverente sulla pelle che la rende bagnata e appiccicosa, mentre delle nuvole lasciano spazio alla torrida palla gialla infuocata. Uno chiede all altro -andiamo a pesca?-. Non ottiene risposta, lo sguardo è fisso sul molo e sulla canoa arenata lì affianco. La salsedine corrode il legno poderoso della struttura. Si alza il vento e porta dietro una volata di sabbia. L’aria è tersa e tesa, come una linea sottile sopra le teste dei due uomini. Uno dei due si copre il volto con il braccio mentre tiene il cappello, l’altro china e gira solo il capo da una parte. Entrambi tengono le mani in tasca, giocano con le chiavi, guardano il molo e l’acqua del lago. E’ mossa. L’uomo con il cappello chiede all’altro con la barba -andiamo a pesca?-, il barbuto esita qualche secondo e poi risponde -ora?-, -si, ora. Hai qualche cosa da fare?- chiede l’uomo dal cappello verde mimetico. -In realtà ho un mucchio di cose da fare, ma non so da cosa partire. E’ sempre una cosa difficile iniziare qualcosa ed è ciò che spaventa di più-, risponde l altro – e allora perchè te ne stai qui in piedi come uno stoccafisso a guardare il vento muovere il fiume?-, – non lo so, forse non ho voglia di cominciare a fare le cose-. Guardano l’orologio. Sono le quattordici e trentadue di un sabato.
Aquino Simone
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