La battaglia di Berlino e la resa della Germania

La battaglia di Berlino, o “Offensiva strategica per Berlino” per i sovietici, fu una delle ultime battaglie del fronte europeo della Seconda Guerra Mondiale nel corso della quale l’Armata Rossa conquistò la capitale del Terzo Reich, ponendo fine alla guerra in Europa.
Durante l’operazione di 23 giorni, 16 aprile-8 maggio 1945, le forze sovietiche avanzarono da 100 fino a 220 km, su un fronte largo 300 km. L’esito fu l’annientamento della più vasta concentrazione di forze tedesche, la conquista della Capitale hitleriana e la cattura di gran parte dei capi del Terzo Reich.
La caduta di Berlino e la perdita dei massimi dirigenti del regime provocò il crollo totale delle forze armate tedesche e la resa finale della Germania.
Durante l’operazione vennnero liberati centinaia di migliaia di prigionieri di guerra soggetti a lavori forzati, tra i quali oltre 200.000 cittadini non sovietici.

Artiglieria russa
Artiglieria russa

L’operazione Berlino è stata la battaglia più grande della storia. Complessivamente parteciparono più di 3,5 milioni di uomini, 52.000 postazioni armate, 7800 carri armati ed 11.000 aerei.
La conquista della capitale della Germania non fu semplice. Il Maresciallo Zukov si rendeva conto perfettamente che i tedeschi avevano predisposto difese eccellenti sulla linea che seguiva l’Oder fino al Neisse (Oder-Neisse linie) per circa 900 km quadrati di territorio. Sapeva anche che quella sarebbe stata l’ultima battaglia in Europa. Lanciò pertanto ai suoi soldati un proclama che sarebbe divenuto famoso: “Soldato sovietico, comportati in modo che non soltanto i tedeschi di oggi, ma i loro lontani discendenti tremino ricordandosi di te”.
Fra l’altro non c’era solo Zukov che ambiva ad arrivare per primo a Berlino. Il Generale Konev, comadante del primo Gruppo d’ Armate del fronte Ucraino avrebbe fatto di tutto per issare la bandiera rossa sul Reichstag. E Stalin giocò su questo antagonismo. Li convocò entrambi al Cremlino e li informò che gli alleati avrebbero presto lanciato un attacco in grandi forze, era pertanto necessario attaccare per conquistare per primi la capitale del Reich. Stalin, invece, sapeva che Eisenhower si sarebbe fermato all’Elba (Avendogli dato ampie assicurazioni in proposito nonostante la contrarietà degli Inglesi), ma di questo non fece parola con i due generali, anche perché non si fidava del tutto degli occidentali.
Lo scenario dell’immenso fronte vede pertanto le truppe di Zukov tra la Polonia e l’Ucraina, le divisioni di Konev in Ucraina e Bielorussia, Il Generale Rokossovkiy a Nord ed il Generale Petrov a Sud. Le truppe sovietiche del primo attacco assommano a due milioni e mezzo di uomini: 160 divisioni di fanteria con 32.200 cannoni e mortai, 6500 carri armati, 5000 aerei da combattimento. A seguire un altro milione di uomini come rincalzi.
I tedeschi hanno schierati un milione e 700 mila uomini, suddivisi in 164 divisioni; ma si tratta delle forze superstiti di Stalingrado, con scarsa copertura aerea, difficoltà negli approvigionamenti e nei rifornimenti di armi e carburante.
Il primo attacco sovietico sulla Vistola, il 16 aprile in Polonia, sfonda immediatamente il fronte tedesco.
Segue l’attacco di Konev in Ucraina che ha come risultato l’avanzata di centinaia di km fino all’Oder. Zukov punta su Frankfurth am Oder e sfonda, ma tuttavia incontra una resistenza molto più forte di Konev.
Il 20 di Aprile, mentre i sovietici avanzano di 30/40 km al giorno travolgendo le prime linee tedesche, Hitler celebra il suo ultimo compleanno nel bunker, circondato dai suoi fedelissimi.
Fuori, Berlino brucia, colpita dall’artigliera pesante sovietica e dai bombardamenti aerei.

Combattimenti fuori Berlino
Combattimenti fuori Berlino durante l’avvicinamento sovietico

Dopo il brindisi del compleanno, al quale partecipa anche Eva Braun che lo ha raggiunto 5 giorni prima decisa a condividere con lui le ultime ore del Reich, il Fuhrer resta in attesa del contrattacco ordinato al generale delle SS Felix Steiner, programmato per il giorno seguente e sul quale conta per fermare Zukov. Non avrà notizie dell’armata di Steiner fino al 23 e quando arriveranno saranno terribili: i tedeschi sono stati travolti dai sovietici e non ci sono più truppe per rafforzare i giovani ed i vecchi mandati al suicidio.
Fino ad allora incerto se rimanere a Berlino o recarsi nel rifugio di Berchtsgarden sulle Alpi bavaresi ove tentare l’ultima difesa, dopo la notizia dell’annientamento completo delle sue truppe decide di rimanere nella capitale.
Il 25 Aprile i sovietici completano l’accerchiamento di Berlino. A difesa della città restano ora solo 300.000 uomini male armati suddivisi in vari reparti senza coordinamento. Praticamente è una battaglia casa per casa con i 32.000 giovani della Hitlerjugend che si immoleranno inutilmente e con i militi delle Franzosische SS (SS francesi) che continueranno a combattere fino alla fine.
Vi è anche la dodicesima armata del Generale Wecks, ultima speranza di Hitler, che cerca di coordinarsi con i soldati della prima armata della Vistola rimasti al Generale Heinrici.
Negli scontri non vi è storia per i giovani ed inesperti tedeschi. Già il 25, a sera l’aeroporto di Tempelhof è nella disponibilità dei sovietici ed il 28 viene affrontata e distrutta anche la dodicesima armata di Wecks.
Il 26 due terzi del centro storico sono nelle mani di Konev, ma Zukov sferra l’ultimo attacco: il 27 conquista i quartieri di Spandau, Potsdam e Tathenow. Oramai resta solo la zona dei ministeri e della cancelleria. Nonostante ciò i generali nazisti e Hitler rifiutano di dare l’ordine di resa.
Il 29 il Fuher sposa Eva Braun dopo aver appreso che i russi sono oramai ad un isolato di distanza e che presto faranno irruzione nel suo bunker. Il 30 detta le sue ultime volontà (Nomina l’Ammiraglio Doenitz nuovo Fuhrer e Presidente del Reich) alla sua segretaria, dopodichè alle 15,30 si toglierà la vita insieme alla moglie avvelenandosi con una capsula di cianuro. I loro corpi verranno bruciati in una buca di una granata appena fuori dalla porta del bunker. A 56 anni ha termine la tragica vita di un folle.
Nei giorni seguenti si sarebbero suicidati anche Goebbels insieme alla sua famiglia, ed i generali Krebs, Burdoff e Schedle.
Mentre succedono questi fatti i Sovietici sciamano ovunque anche se sottoposti al tiro dei cecchini e degli ultimi nazisti. Zukov arriva al Tiergarten, mentre Konev tiene sotto pressione le periferie della città. Rokossovkij libera l’intera Pomerania e a Sud Petrov conquista Ingolstadt e Regensburg.
I 30 aprile cadono anche il Reichstag ed il Municipio sul quale verrà issata la bandiera rossa dal tenete Gromov, dichiarato in seguito Eroe dell’Unione sovietica. La scena verrà ripetuta successivamente sul tetto del Reichstag dal tenente Berest e due sergenti del suo reparto. E’ questa seconda foto che verrà diffusa nel mondo.

Una strada di Berlino devastata
Una strada di Berlino devastata

Restano ora solo la cancelleria ed alcuni palazzi del governo.
Era il settore affidato alle truppe di Cujkov ed alla sua Ottava Armata delle Guardie Rosse. Alle 3,50 del mattino del 1° Maggio il capo di stato Maggiore tedesco Krebs, accompagnato dal Capo di Stato maggiore del Comando di Berlino Dufving e dal Capitano Nailandis, si presenta a Cujkov e gli legge un messaggio di Goebbels in cui si chiedevano colloqui di pace. Cujkov, su ordine di Stalin, gli offrì la resa incondizionata. Krebs, come da ordini ricevuti da Goebbels, rifiutò.
Goebbels e Bormann speravano di fuggire nello Scleschwig-Holstein dove si trovava Doenitz, nuovo Fuhrer, ma ormai era troppo tardi e Krebs durante i colloqui aveva rivelato a Cujkov dove si trovava il bunker di Hitler. Fu allora che Goebbels si uccise con la famiglia e Bormann, inutilmente, tentò la fuga.
Il 2 maggio il generale Weidling, comandante di Berlino, decise di arrendersi e la 79° divisione fucilieri dell’8° Armata intercettò il messaggio di resa.
Cujkov accettò la resa e ordinò il cessate il fuoco.Alle 12,50 Ufficiali di entrambi le parti si incontrarono per organizzare la resa. Alle sei del mattino successivo Weidling si recò da Cujkov per la firma senza condizioni della resa della Germania. Doenitz prese contatti con gli alleati occidentali per tentare una minima trattativa, ma i Sovietici che avevano lasciato sul campo migliaia di vite umane per la conquista di Berlino, furono irremovibili.
Il 5 maggio a Reims la resa della Germania fu resa difinitiva ed alle ore 2,41 del 7 maggio 1945, a Berlino, fu firmato l’accordo senza condizioni alla presenza dei rappresentanti dei tre alleati.

Il bilancio per i Russi fu comunque drammatico. Nella battaglia di berlino morirono 78.000 soldati sovietici e quasi trecentomila furono i feriti.
La Seconda Guerra Mondiale era comunque finita. Almeno in Europa.

Marco Nieri

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