La battaglia d’Inghilterra ebbe inizio il 10 Agosto 1940 e si protrasse fino al settembre dello stesso anno con la vittoria inglese. Prima battaglia aerea di grandi dimensioni, fu ingaggiata dai tedeschi per distruggere l’aviazione britannica al fine di avere il dominio dei cieli in occasione della invasione dell’Inghilterra (operazione Leone marino), che Hitler aveva già pianificata.
Secondo lo Stato maggiore tedesco quattro giorni sarebbero stati più che sufficienti per distruggere la difesa aerea inglese a sud della linea Londra-Gloucester, quattro settimane per eliminare la RAF al completo.
Per Hitler l’invasione poteva essere fissata, quindi, per la metà di Settembre.
Purtroppo per lui e per fortuna di tutti gli altri, il Comando Supremo germanico non aveva la minima idea dello stato dell’aviazione inglese, ne tantomeno del sistema di difesa organizzato dal generale Dowding.
Goering, capo della Luftwaffe, ed i suoi generali erano a conoscenza del numero di aerei disponibili per gli inglesi, ma non ne conoscevano ne qualità tecniche ne dislocazione nei vari campi d’aviazione.
Dowding organizzò un sistema difensivo aereo che si basava su una linea di radar posti sulle falesie della manica. Da ogni postazione veniva comunicato al centro Unico di coordinamento volo, via telefono, ogni rilevazione o segnale che pareva tale. ( I radar erano ancora in fase sperimentale). Nell’entroterra vi era un’altra linea ben fornita di avvistatori muniti di binocolo (corpo avvistatori), tutti volontari che comunicavano al comando volo il numero di aerei che li sorvolavano. Naturalmente questa linea poteva funzionare solo di giorno.
Il territorio inglese era stato poi suddiviso in quattro gruppi o Brigate Aeree. Ogni Brigata era a sua volta suddivisa in Settori, ciascuno dei quali aveva a disposizione da due a quattro squadroni aerei. Ogni settore era munito di un posto di comando e di un aeroporto principale. Ma ciascuna di queste basi aveva a disposizione più aeroporti satelliti presso i quali alloggiare e riparare gli aerei in dotazione.
I tedeschi non arrivarono mai a capire dove si trovassero molte della basi nemiche. Il sistema difensivo Dowding si rivelò, per quei tempi, estremamente efficace e con poche falle.
In tema di tattica i piloti dei caccia tedeschi erano stati avvantaggiati dalle esperienze fatte nella guerra di Spagna, che avevano portato ad adottare lo schieramento a quattro aerei che si coprivano a vicenda, mentre i piloti anglosassoni erano ancora fermi agli attacchi eseguiti in formazione completa unita. Ben presto tuttavia, anch’essi adottarono nuove modalità di attacco per spezzare le formazioni dei bombardieri tedeschi.
Non mancarono a tale proposito liti furibonde tra generali inglesi sulle modalità di condurre la difesa aerea ed i combattimenti. Da un lato i Generali Dowding e Park che ritenevano più proficuo e quindi dannoso per il nemico l’attacco portato da piccole squadriglie che dovevano concentrarsi sui bombardieri ed ingaggiare il combattimento singolo con i caccia tedeschi, solo se costretti; dall’altro i comandanti Leigh e Mallory che avevano messo a punto la tecnica della Big wing (grande ala) per attaccare in massa il nemico. La realtà mostrò che i primi avevano ragione nell’intercettare i bombardieri che si dirigevano nel settore uno di Londra, per i tempi di intervento strettissimi che non permettevano la formazione della Big wing; quest’ultima era invece efficacissima laddove i tempi di intervento avrebbero consentito il raggruppamento di molti aerei provenienti da più aeroporti.
La prima attività aerea tedesca si concentrò sulla Manica con il bombardamento del radar dell’isola di Wight e delle navi in transito nel canale. Furono presi di mira porti e aeroporti posti vicini alla costa che riportarono danni non gravi e furono subito ripristinati. Il radar di Wight venne invece sostituito solo il 23 agosto. Nei primi due giorni di combattimenti i tedeschi si resero immediatamente conto che la vittoria non era del tutto scontata: persero infatti 31 aerei contro 22 inglesi.
Ma i generali nazisti contavano sulla maggiore forza d’urto e sul numero enorme di aerei che avevano a disposizione. Secondo il comando tedesco fu il 13 agosto l’Adlertag, il giorno in cui scattò l’operazione Aquila. La seconda squadriglia germanica attaccò nel Kent e sull’estuario del Tamigi, mentre la terza bombardò pesantemente Hampshire, Doretshire e Wiltsshire, danneggiando tre campi d’aviazione. Furono impiegati quel giorno dalla Luftwaffe 1485 aerei, ne persero 45 contro 13 inglesi.
Il 14 agosto i tedeschi compirono il massimo sforzo offensivo utilizzando 520 bombardieri e 1270 caccia. Disperso tuttavia gli attacchi su un’area vastissima e nonostante provocassero ingenti danni persero 75 aerei contro 34 caccia inglesi.
Già dai primi giorni la superiorità degli Spitfire era dimostrata mentre gli Hurricane si battevano alla pari con gli Stukas.
Anche il 15 furono lanciati pesanti attacchi contro obbiettivi inglesi.
Dopo questi primi giorni di combattimenti, nonostante le forti perdite, i tedeschi credevano di aver ridotto gli aerei inglesi a circa 300 unità mentre in realtà ne disponevano ancora più di settecento, di cui 400 solo Spitfire.
Questa valutazione sbagliata indusse i generali tedeschi a lanciare altri due giorni di attacchi nella speranza di chiudere la partita con la RAF. Furono presi di mira campi di aviazione nel Kent, nel Surrey e nel Sussex, perdendo 71 velivoli contro i 27 inglesi.
Solo ora Goering ed i suoi si resero conto che l’aviazione inglese non era finita e decisero di cambiare strategia, mentre Hitler irritato decise di spostare la data dell’invasione di 3 giorni.
Tra il 18 agosto ed il 26 settembre i tedeschi si concentrarono sulle basi operative della RAF, sui radar , su quelli che ritenevano centri di comando e sulle fabbriche di aerei. Ogni giorno per più di quindici giorni consecutivi mille aerei tedeschi si alzarono in volo per bombardare obbiettivi nel territorio inglese.
Alla fine di quelle tragiche settimane erano andati perduti 380 aerei tedeschi e 280 caccia inglesi. Centotre piloti della RAF erano stati uccisi ed altri 130 feriti.
Il maggior problema per Churchill era quello della sostituzione degli aviatori. Mentre prima della guerra un pilota diveniva operativo dopo 6 settimane di allenamento intensivo, ora venivano mandati in combattimento con una sola settimana di addestramento. Anche le perdite degli apparecchi superavano di gran lunga il numero delle sostituzioni. Tuttavia anche i tedeschi avevano subito perdite inimmaginabili all’inizio della battaglia. Nemmeno loro potevano permettersi di continuare a questi ritmi.
Il 2 settembre si verificò poi un avvenimento che avrebbe cambiato l’obbiettivo principale dei nazisti. Una pattuglia di bombardieri di stanza in Norvegia e destinata a bombardare obbiettivi in Scozia, a causa della nebbia si ritrovò su Londra e colpì il centro della città. Churchill non mise tempo in mezzo ed ordinò un bombardamento di Berlino per il 4 settembre. In quei giorni nella capitale tedesca vi era una delegazione Sovietica, per mettere a punto alcuni dettagli del patto di non aggressione. Le bombe inglesi caddero vicinissime al palazzo in cui si tenevano le riunioni e gli ospiti russi furono costretti a scendere in un rifugio antiareo.
Sembra che anche la residenza di Hitler venisse sfiorata dalle bombe. Lo smacco per il Fuhrer fu grandissimo. Mentre andava dicendo che presto vi sarebbe stata l’invasione della Gran Bretagna, dal momento che ormai l’aviazione inglese era ridotta ai minimi termini, la Raf riusciva a colpire la capitale germanica.
Hitler decisamente irritato con Goering, decise di rinviare di altri 3 giorni l’invasione e ordinò il bombardamento di Londra per colpire il morale degli inglesi.
Dal 7 settembre così i bombardamenti tedeschi si concentrarono su Londra e sulle altre città inglesi della costa per quello che secondo Goering doveva essere il colpo finale. Ricognitori inglesi, intanto avvistavano un grande ammassamento di chiatte nei porti di Calais e Ostenda. Fu ordinato l’allarme invasione di secondo grado (invasione entro tre giorni) ma nel contempo si organizzò il bombardamento dei mezzi tedeschi ammassati nei porti della Manica.
Il 15 settembre gli inglesi, che nel frattempo erano stati supportati dall’arrivo di piloti polacchi e del Commonwealth, per mezzo dei radar individuarono grosse formazioni aeree nemiche provenienti da Calais.
Lungo tutto il percorso fino a Londra, i caccia inglesi attaccarono i nemici costringendoli a sganciare le loro bombe senza mirare. I tedeschi impiegarono quel giorno 700 caccia e 230 bombardieri. Persero 60 aerei contro 23 caccia inglesi.
Questo raid con esito estremamente negativo insieme al bombardamento delle chiatte nei vari concentramenti lungo la costa sud del canale, furono decisivi per il rinvio a tempo indeterminato della data dell’operazione Leone Marino, da parte del Fuhrer. Ciò significava di fatto rinunciare all’invasione dell’Inghilterra.
La mancanza di informazioni a causa del cattivo sistema tedesco indusse Hitler a riconsiderare le sue posizioni proprio nel momento in cui le forze inglesi sostenevano il massimo sforzo possibile. Nessuno può dire quanto la RAF avrebbe resistito ancora.
I bombardamenti su Londra continuarono per tutto l’anno ma in maniera sempre più sporadica. La guerra purtroppo continuava….ma la battaglia d’Inghilterra era perduta.
Il grande scontro tra le due aviazioni portò alla perdita di 1547 aerei inglesi e 1887 tedeschi. Persero la vita 544 piloti inglesi e 2698 piloti ed aviatori tedeschi. La Germania dovette contare anche 638 dispersi e 967 piloti catturati.
Dulcis in fundo: “Il comandante di una squadriglia di Hurricane, che tentava di intercettare gli intrusi sull’estuario del Tamigi, rimase stupito nel vedere avanzare strani bombardieri scortati da caccia biplani. Era la Regia Aeronautica (Italiana) e i piloti da caccia italiani fecero buona impressione sui loro Fiat. Ma i bombardieri vennero rapidamente dispersi e 12 abbattuti senza perdite…..” (John Johnson “Il duello aereo”-Milano 1967).
Mussolini inviò 180 aerei per contribuire alla battaglia d’Inghilterra che si concluse con la morte dei migliori piloti italiani, i quali, secondo Hitler, sarebbe stato meglio inviare in Africa settentrionale.
Marco Nieri