“Quella che ti racconto» diceva la mia nonna quando ero bambino «è una storia che raccontava mio nonno quando ero bambina, e a lui probabilmente gliela raccontava il suo. È una storia antica, del medioevo”.
Per lei il medioevo era il tempo in cui si dormiva tutti in una sola stanza, si mangiava da un solo piatto e non c’era la televisione né il frigorifero e neanche la luce elettrica, si aveva un solo paio di scarpe, la notte la pipì e la cacca la si faceva nel vaso nascosto sotto il letto e d’estate non si andava a fare il bagno al mare, né al bar della piazza per comprare il gelato.
Tutta la giornata la si passava in campagna, zappa e sudore della fronte. Quando arrivava la sera, ti mangiavi un boccone e non vedevi l’ora di stenderti sul letto per chiudere gli occhi.
“Allora” diceva “si diventava vecchi ancora giovani e a cinquant’anni venivi buttato in mare con tutti i panni. Non servivi più a niente, per la famiglia diventavi un peso, un sacco vuoto, solo una bocca da sfamare. Non è come adesso che il vecchio prende la pensione e averne uno in casa, o ancora meglio due, è una vera fortuna!”
“Nel medioevo” continuava “il vecchio non aveva più nulla di nulla da dare e veniva lasciato a casa da solo vicino al camino spento dalla mattina alla sera, aspettando il giorno dei suoi cinquant’anni. Era compito del figlio maggiore caricarselo allora sulle spalle per andarlo a buttare nel mare dalla scogliera”.
Oreste Toma
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