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Il presidente del Consiglio regionale ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione, a palazzo Medici Riccardi, della mostra “Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea”
“È una grande emozione per me essere qui per presentare la mostra dedicata a Carlo Levi a Firenze. Io che sono Lucano e che lavoro quotidianamente a Firenze, abitando a Pisa, ho fatto della Toscana la mia terra, vedo in Carlo Levi e nel suo forte attaccamento culturale e artistico alla Basilicata un elemento in cui mi ritrovo fortemente”. Così il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, intervenendo a palazzo Medici Riccardi alla presentazione della mostra “Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea”. Una mostra dedicata all’intellettuale antifascista nato a Torino nel 1902 e morto a Roma nel 1975, promossa dalla Città Metropolitana di Firenze con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Firenze e Città di Torino, organizzata dalla Fondazione Giorgio Amendola in collaborazione con la Fondazione Carlo Levi, il centro Unesco e l’Associazione Muse. Una sinergia tra istituzioni e fondazioni, che vedrà esposte 34 opere e disegni, oltre a una riproduzione del celebre telero “Lucania ’61”, nelle Sale Fabiani di palazzo Medici Riccardi dal 9 febbraio al 19 marzo.
Come sottolineato da Mazzeo “E’ emozionante vedere l’opera Lucania 61 qui riprodotta, l’originale è infatti custodito nella sala Levi del Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Matera, perché è un’opera che ha sì un valore artistico, ma anche e soprattutto politico e morale, fu commissionata dal comitato per le celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia per rappresentare la Basilicata alla mostra, appunto Italia 61”. Quella stessa mostra fu ospitata nel maggio del 61 a Torino, città di Carlo Levi. Lucania 61 e Cristo si è fermato a Eboli rappresentano il forte legame che Carlo Levi ebbe con la Basilicata e col Mezzogiorno.
Un rapporto forte, che secondo il presidente è vivo “Nel libro e poi nell’opera, dove c’è tutta la Lucania, c’è tutta una regione, c’è tutta una cultura. Un paese intero vive in quest’opera, in quelle scene, in quei volti, in quei personaggi; le difficili condizioni del sud Italia che all’epoca era quasi dimenticato; l’esperienza del confino ha talmente legato Carlo Levi alla Basilicata che poi ci ritornerà dopo la guerra. E anche se i mesi in cui Levi è stato in Basilicata sono stati pochi, eppure è come se parte della Lucania gli fosse entrata dentro, come se fosse diventata una sua passione – ha continuato – e nel suo periodo Fiorentino, 4 anni, prima metà degli anni 40, durante la guerra e poi durante il periodo di liberazione lui scrive il Cristo si è fermato a Eboli proprio a Firenze”.
Come afferma con un certo orgoglio Mazzeo: “La Lucania ha dato a Levi ispirazione, come dimostrano le sue riflessioni da quella terra, ‘mi pareva di essere staccato da ogni cosa, da ogni luogo remotissimo, da ogni determinazione, perduto fuori del tempo’; non a caso nel 1975, quando morì, a Roma, si è voluto far seppellire ad Agliano, nel cimitero in cui spesso la gente lo incontrava con il cavalletto e i colori, per quella che poi era la sua vera professione: il pittore. A quella gente, ai lucani, aveva promesso di ritornare; sì, vi è ritornato più volte dopo la guerra… ma vi è ritornato soprattutto per riposare per sempre”.
Il presidente ha chiuso il proprio intervento augurandosi che la mostra “sia vissuta e partecipata, possa toccare il cuore dei fiorentini, di ogni singolo visitatore, colpito da un pezzo di storia bella e importante del nostro paese”.