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La Manifattura di Doccia e il suo ruolo nella storia della scultura

Organizzato dalla Fondazione Museo Archivio Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, il convegno
mette a confronto alcuni dei massimi esperti internazionali in materia, con l’obiettivo di raccontare una
storia ancora poco conosciuta che spazia dal Cinquecento al Novecento e ha il suo fulcro nella
straordinaria collezione di modelli tardo barocchi raccolti dal marchese Carlo Ginori per riprodurli in
porcellana all’interno della sua fabbrica.
La Manifattura di Doccia e il suo ruolo nella storia della scultura
Il vasto e prezioso nucleo di modelli scultorei conservati nelle collezioni del Museo Ginori
rappresenta un unicum a livello internazionale non solo per la qualità che esprime, ma anche e
soprattutto perché in alcuni casi conserva l’unica testimonianza di opere andate perdute o mai
realizzate. Non è pertanto azzardato sostenere che costituisce un tassello imprescindibile per la
conoscenza della storia della scultura italiana.
Il convegno organizzato dal Museo Ginori mette a confronto esperti provenienti da prestigiose
istituzioni internazionali come il Victoria & Albert Museum di Londra e la State University of New York
at Stony Brook, le università di Firenze, Bologna e Verona, i Musei del Bargello, la Fondazione di Studi
di Storia dell’Arte Roberto Longhi, l’Opificio delle Pietre Dure, la Direzione regionale musei della
Toscana e lo stesso Museo Ginori.
L’obiettivo dell’incontro è raccontare una storia per molti versi ancora inedita che ha il suo fulcro
nella straordinaria collezione di modelli in gesso, terracotta, piombo e cera raccolti dal marchese Carlo
Ginori, che li acquistava personalmente nelle botteghe degli artisti o dai loro eredi per riprodurli in
porcellana nella sua fabbrica. Grazie alla sua intuizione, fin dalla prima metà del Settecento la
Manifattura di Doccia assume una posizione importante all’interno del crocevia tracciato dalla
circolazione in ambito europeo dei modelli scultorei.
La sessione della mattina è dedicata alla scultura tardo barocca, con una particolare attenzione a
Giovan Battista Foggini e alla fortuna di alcune sue composizioni.
Nel pomeriggio l’analisi si allarga anche alle traduzioni in scultura di dipinti antichi, oltreché delle
pitture murali delle Logge di Leone X eseguite da Raffaello e dai suoi collaboratori in Vaticano; queste
trasposizioni scultoree di modelli pittorici erano particolarmente apprezzate dai viaggiatori del Grand
Tour che tra la seconda metà del Settecento e l’Ottocento ne hanno acquistato numerosi esemplari
destinati a decorare le loro dimore. La circolazione europea dei modelli prosegue con crescente
intensità tra Ottocento e Novecento, grazie alle esposizioni internazionali e alla nascita di riviste
specializzate. Con Gio Ponti, infine, i modelli dall’antico, genialmente rivisitati in chiave moderna,
tornano a fornire suggestioni per decori e soggetti plastici il cui successo segna uno dei periodi più
gloriosi della storia della Manifattura Richard-Ginori.
Il convegno è stato realizzato grazie al contributo concesso da MIC – Direzione Generale Educazione,
Ricerca e Istituti Culturali.
Si ringraziano per la collaborazione: Regione Toscana e Università degli Studi di Firenze / SAGAS.
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Convegno internazionale
La Manifattura Ginori e la circolazione dei modelli scultorei in Europa
Abstract degli interventi
Suggestioni di scultura tardo barocca romana nei modelli della Manifattura di Doccia
Cristiano Giometti, Università degli Studi di Firenze
L’intervento intende analizzare, attraverso selezionati casi di studio, la presenza e il successo di alcuni
modelli di scultura barocca e tardo-barocca romana nella produzione della manifattura creata da Carlo
Ginori. Fu proprio il marchese a rifornirsi a Roma di molte forme di sculture antiche e moderne che
furono tradotte a nuova vita – e spesso con varianti – in candida porcellana. Le opere di Alessandro
Algardi, Camillo Rusconi e Filippo della Valle testimoniano dunque al meglio la diffusione e la fortuna
dei modelli romani ancora nel pieno del XVIII secolo.
Λαοκóωντες. Doccia and the Diffusion of an Opus Nobile
Dimitrios Zikos, studioso indipendente
The paper examines a model of the Laocoon in Doccia and discusses it in the wider context of the
diffusion of copies after this most famous antique opus nobile in Baroque Florence, highlighting the
importance of the study of Doccia’s unique sculptural patrimony for the advancement of research on
Baroque Sculpture.
Moti e affetti in bassorilievi di Giovan Battista Foggini in correlazione con modelli della
Manifattura di Doccia
Mara Visonà, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, Firenze
Il Museo Ginori conserva un rilevantissimo patrimonio di modelli plastici dal Cinquecento al Settecento
raccolti da Carlo Ginori attraverso le acquisizioni delle botteghe degli scultori, in maggioranza fiorentini,
da usare nella Manifattura di Doccia.
Secondo il linguaggio recente della comunicazione questo recupero dell’eredità scultorea, che altrimenti
sarebbe andata dispersa, e il suo riuso in un altro materiale, quale la porcellana, e in altre destinazioni
come, per esempio, le tavole imbandite, è il segno della vitalità dell’idea messa in atto dal marchese
Ginori.
Il riconoscimento di un bassorilievo bronzeo di Giovan Battista Foggini, connesso al suo modello in
terracotta, mi ha fornito l’occasione per considerare l’apprezzamento riservato al “congenere” (G.
Vasari) del bassorilievo nella teoria e nella pratica artistica e, conseguentemente, nella memoria
custodita dalla Manifattura di Doccia.
Un nuovo gruppo in porcellana di Doccia: la Samaritana al pozzo da Girolamo Ticciati
Stefano Casciu, Direzione regionale musei della Toscana
La serie dei dodici gruppi in bronzo commissionati dall’Elettrice Palatina tra il 1722 ed il 1725 ai maggiori
scultori fiorentini dell’epoca è stata anche una delle più importanti fonti di ispirazione per la prima
produzione della Manifattura di Doccia, grazie all’acquisizione da parte del marchese Carlo Ginori delle
loro forme o modelli originali dagli artisti o dai loro eredi. Ai sei gruppi in porcellana derivati dai gruppi
della serie medicea sinora noti, si aggiunge ora una nuova porcellana bianca in collezione privata, che
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riproduce il bronzo di Girolamo Ticciati con Cristo e la Samaritana al pozzo (Madrid, Palacio Real). La
porcellana è attribuibile al modellatore Gaspero Bruschi, allievo dello stesso Ticciati. Al bronzo si
collegano anche un modello preparatorio in terracotta, due cere in relazione con la Manifattura Ginori, e
ben due gruppi in porcellana, uno policromo già noto, e il nuovo bellissimo gruppo in porcellana bianca
che qui si presenta, completo della base originale.
Cere barocche al Museo Nazionale del Bargello tra restauri e nuovi allestimenti
Paola D’Agostino e Marino Marini, Musei del Bargello Francesca Rossi, restauratrice
Questo contributo, a più voci, illustra sinteticamente l’importanza del nucleo di sedici cere barocche
donate di recente al Museo Nazionale del Bargello dal Marchese Lionardo Ginori Lisci e da sua moglie
Alessandra Niccolai. Le cere testimoniano l’interesse del marchese Carlo Ginori, fondatore della
prestigiosa Manifattura nel 1737, il quale fin dai primissimi anni di attività acquistò numerose forme dalle
botteghe dei principali scultori fiorentini, perché fossero poi utilizzate nella produzione di porcellane,
dando così impulso ad una produzione scultorea originalissima e nuova forza al prestigio della scultura
barocca fiorentina che divenne così ricercatissima in Europa.
Le prime cinque cere Ginori, restaurate, saranno esposte in un nuovo allestimento, previsto entro la fine
del 2023, in dialogo con opere di Francesco Mochi, di Gian Lorenzo Bernini, di Alessandro Algardi, di
Pierre Monnot, di Massimiliano Soldani Benzi, di Giuseppe Piamontini, e di altri esponenti del barocco
romano e fiorentino per inserire così la produzione avviata dal marchese Ginori per la Manifattura nella
più ampia cornice della scultura barocca, che ha avuto alterna fortuna nei diversi allestimenti del
Bargello negli ultimi cento anni.
La donazione Ginori completa, infatti, idealmente la nutrita collezione di opere in cera dal Cinquecento al
Settecento, conservate al Bargello.
Francesca Rossi chiude l’intervento raccontando il restauro di queste delicate opere che nel nuovo
allestimento saranno esposte in sicurezza in nuove teche e in ambienti climatizzati.
Il restauro dell’Apollo e Marsia del Museo Ginori, da un modello di Giovan Battista Foggini
Andrea Di Lorenzo, Museo Ginori
Laura Speranza, Opificio delle Pietre Dure Maria Grazia Cordua, restauratrice
La cospicua raccolta di calchi in cera del Museo Ginori, costituita da Carlo Ginori nei primi anni di vita
della manifattura, rappresenta un unicum nel panorama delle collezioni pubbliche e private a livello
internazionale. Queste opere, che tramandano raffinate composizioni tratte dall’antico e dai modelli dei
bronzetti eseguiti dai più importanti scultori tardo barocchi fiorentini, come Giovan Battista Foggini,
Massimiliano Soldani Benzi e Giuseppe Piamontini, sono estremamente fragili e delicate. In anni recenti
grazie ad alcune campagne di restauro è stato possibile risanare dei nuclei significativi di questa
particolarissima tipologia di oggetti custodita dal museo. In quella più recente, svolta nella scorsa estate e
finanziata dalla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, sono stati restaurati otto modelli in
cera. L’intervento più importante ha riguardato il gruppo con Apollo e Marsia, tratto da un modello di
Giovan Battista Foggini ed eseguito nel 1748 dal figlio Vincenzo, le cui condizioni conservative erano
particolarmente critiche. L’opera aveva subito una grave deformazione a causa della sua esposizione a
una fonte di calore, che aveva provocato il collasso della cera nella zona inferiore, con la conseguente
rottura del busto di Marsia. L’intervento di restauro ha permesso di correggere le deformazioni e
ricomporre le parti staccate, riportando la scultura al suo stato originario.
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Un nuovo protocollo di analisi tecniche per i modelli in cera del Museo Ginori
Giulia Basilissi, Direzione regionale Musei della Toscana Azzurra Macherelli e Francesca Briani,
ADARTE
Come noto la collezione di modelli in cera Ginori risulta essere di notevole interesse non solo per il suo
valore storico ma anche per il numero di opere di cui è costituita. Dal 2020 molti di questi manufatti sono
stati sottoposti a restauro e si è pertanto delineata la necessità di approfondire lo studio su di essi.
L’intervento in oggetto ha quindi lo scopo di illustrare lo studio attualmente in corso su alcuni dei modelli in
cera della collezione Ginori. Si sono per adesso compiuti i primi passi nella definizione di un protocollo di
studio articolato in due fasi: una di schedatura dell’opera, con note storico artistiche e osservazioni sulla
tecnica di realizzazione ed una seconda che prevede una campagna diagnostica per la
caratterizzazione dei materiali costitutivi. Uno studio multidisciplinare con lo scopo di implementare non
solo la conoscenza di ogni singolo manufatto ma di fornire utili strumenti di supporto per l’attribuzione
delle opere e lo studio della collezione nel suo complesso.
Soldani in Spagna
Fernando Loffredo, State University of New York at Stony Brook
L’intervento si incentrerà sulla riscoperta di un rilievo bronzeo autografo di Massimiliano Soldani Benzi a
Cordova, sulle sue caratteristiche stilistiche, sulle possibili ragioni della committenza e sulla relazione col
modello in cera conservato presso il Museo Ginori. Il ritrovamento sarà l’occasione per ridiscutere il tema
degli invii di rilievi in Spagna, ai quali lo stesso scultore alluse nelle sue note autobiografiche, e
indugiare in alcune spigolature sulla presenza di opere di Soldani nella Penisola Iberica.
La fioritura dell’effigie nella scultura fiorentina tardo-barocca di destinazione funeraria e il suo
riverbero sulla produzione di Doccia (con una postilla sulle tombe Ginori)
Sara Ragni, Università degli Studi di Firenze
La relazione intende affrontare, secondo una prospettiva trasversale, il tema della ricomparsa delle effigi
scolpite nei monumenti funerari tardo-barocchi fiorentini e le relazioni prevalentemente stilistiche che
tale diffusa tendenza riverberò sulla produzione ritrattistica della Manifattura di Doccia delle origini e
durante tutto il Settecento.
Girolamo Ticciati ebbe insieme a Giova Battista Foggini un ruolo quantitativamente e qualitativamente
preminente nel peculiare campo della progettazione e della messa in opera di monumenti funebri, ed
echi del suo stile e delle variazioni sul tema da lui utilizzate si riscontrano nelle opere attribuite al suo
allievo Gaspero Bruschi, il primo modellatore della Manifattura di Doccia. Il monumento livornese di
Carlo Ginori, innalzato nel 1757, le effigi che da esso derivano e la ricostruzione degli smembrati
depositi tardo-settecenteschi di Carlo e del figlio Lorenzo, già nel sepolcreto della famiglia Ginori Lisci
annesso alla Villa di Carmignanello, verranno fatti oggetto di analisi nella seconda parte del contributo.
Influssi tedeschi e francesi sui surtout da tavola di Doccia 1750-1775 ca
Andreina d’Agliano, studiosa indipendente
La produzione per la tavola della manifattura di Doccia rifllette un contesto culturale in cui tardo barocco
fiorentino e gusto antiquario si mescolano alle maggiori fonti della porcellana europea, emblematica di
quel rococò così vituperato dal Winckelmann e riguardante soprattutto la produzione di Meissen e di
Sèvres, a sua volta indice del fermento culturale che animò le arti decorative a Parigi, Meissen e Vienna.
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In questa presentazione verranno discussi elementi delle principali decorazioni da tavola della
manifattura di Doccia, la cui datazione viene suffragata da documenti di archivio e confrontata con
sculture, disegni e oggetti che rivelano un influsso internazionale come quelle dello scultore Kaendler o
degli ornamentistes parigini, quali J.A. Meissonnier, inserendo così la produzione di Doccia nella koinè
figurativa delle principali manifatture di porcellana europee.
Dipinti antichi e rinascimentali nei modelli scultorei della Manifattura di Doccia
Rita Balleri, Museo Ginori
Fin dal Cinquecento le incisioni dall’antico, ma anche tratte da sculture e pitture moderne, hanno
costituito per gli artisti e per i connaisseurs un modello da studiare. La diffusione dei repertori a stampa,
avvenuta nel Settecento, ha favorito la conoscenza delle principali raccolte di statuaria antica e delle
decorazioni pittoriche antiche e moderne, elevando da una parte l’incisione a forma di collezionismo e
dall’altra a campionario di stili. Quest’ultimo aspetto ha portato alla trasposizione in scultura di pitture.
Siamo in presenza di un fenomeno caratterizzante la seconda metà del secolo, a cui ha aderito anche la
Manifattura di Doccia, come rivelato dalla presenza tra i modelli, ad esempio, delle Nozze Aldobrandini
e delle Logge di Raffaello in Vaticano sotto forma di bassorilievi.
La Richard Ginori al tempo del Liberty: la ricerca di nuovi linguaggi
Stefania Cretella, Università degli Studi di Verona
Sul finire del XIX secolo, la sede toscana della Richard Ginori sentì l’esigenza di superare la linea
storicista che aveva caratterizzato la sua produzione durante i decenni precedenti, alla ricerca di nuove
idee e nuove forme che potessero aiutarla a sviluppare una produzione innovativa e originale, più vicina al
gusto introdotto dal Modernismo internazionale. L’intervento cercherà di mettere in luce le suggestioni e gli
stimoli – sia stilistici, sia tecnici – raccolti in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, che
consentirono alla manifattura di rielaborare un proprio linguaggio artistico e di affermarsi alla successiva
esposizione torinese del 1902 come uno dei massimi rappresentanti del Liberty italiano.
L’antico nei disegni di Gio Ponti per la Richard-Ginori
Oliva Rucellai, Museo Ginori
Le opere d’arte antica sono idee, spunti compositivi che Gio Ponti reinventa con libertà estrema. È un
modus operandi che caratterizza la collaborazione dell’architetto milanese con la Richard-Ginori e che
Ponti non adotterà mai più in modo così sistematico nella sua successiva carriera. Scopo di questo
intervento è segnalare alcune fonti iconografiche non ancora individuate e, confrontandole con altre già
note, riflettere in special modo sul rapporto di Ponti con l’antico nel contesto degli anni venti, alla luce
anche di studi recenti che hanno evidenziato il significato ideologico della rivalutazione dell’arte etrusca in
quel periodo.

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