Era proprio puzzolente quel grosso bus azzurro della Lazzi che prendevo due volte al giorno per andare e tornare da scuola. All’epoca, erano gli anni ’60, ci si doveva arrangiare per raggiungere gli istituti scolastici e, dalle campagne, i mezzi più usati erano la bici dalla primavera in avanti e il mezzo pubblico nei rigidi inverni.
Le mamme non avevano la patente di guida ed i babbi utilizzavano il proprio mezzo per recarsi al lavoro in orario che, quasi mai, coincideva con quello della scuola. Ora gli studenti sono molto più fortunati, arrivano al portone della scuola direttamente dall’auto di famiglia.
Il tanfo nauseabondo del gasolio mescolato agli “odori” delle persone stipate nel bus lo ricordo ancora e, se chiudo gli occhi, rivivo gli attimi dei bei tempi passati.
Si aspettava alla fermata con i libri in braccio legati da un elastico. Spesso il fardello era pesante ma ci avevamo fatto l’abitudine. C’era sempre qualcuno che stava di vedetta e, quando sbucava da lontano il muso del bus, veniva annunciato
Continua a leggere su: https://www.eccocistore.it/premio/la-mano-morta/
Patrizia Socci