«La campagna contro l’epatite C ha funzionato molto bene e ci stiamo avviando verso l’eradicazione. Quando, anni fa, parlavo di questo obiettivo, erano in pochi a crederci. I nostri dati confermano che, se si vuole, l’epatite C si può eradicare. Ringrazio l’assessore Saccardi e tutto il Dipartimento perché hanno fatto un lavoro egregio. Continueremo su questa strada». Nella conferenza stampa di fine anno, il presidente della Regione Enrico Rossi ha annoverato la buona riuscita della campagna per l’eradicazione dell’epatite C fra le tre cose buone del 2018.
In Toscana nel 2015 i centri specializzati per la cura dell’epatite C nelle tre aziende sanitarie (Toscana centro, nord ovest e sud est) e nelle tre aziende ospedaliero universitarie (Careggi, Siena e Pisa) hanno trattato 2.195 pazienti, nel 2016 i pazienti sono stati 2.022, nel 2017, 2.102 (dato al settembre 2017). Per il 2018, i dati, aggiornati a ottobre, dicono che sono stati trattati 3.781 pazienti affetti da epatite C. L’obiettivo per il 2018 era in realtà di 6.221 pazienti, ma si sta verificando lo strano fenomeno per cui i centri di cura hanno esaurito i pazienti da curare.
Per questo si sta cercando ora di reclutare il sommerso con varie azioni. Intanto, con interventi rivolti ai medici di famiglia, perché segnalino pazienti a loro noti come infetti e li inviino ai centri.
Poi è stata coinvolta l’associazione nazionale Epa C onlus, che riunisce varie associazioni di pazienti, e si sta elaborando con loro una campagna di comunicazione ai cittadini e ai medici, per aumentare l’afflusso dei pazienti ai centri per il trattamento. Infine, si sta ipotizzando, con la partecipazione di Ars (Agenzia Regionale di Sanità), una campagna di screening targhettizzata alla fascia di popolazione più esposta, tramite l’utilizzo di un test salivare (attivo per HCV, cioè l’epatite, e HIV).
Se questa cosa partirà, la Toscana sarà la prima regione in assoluto a fare un’iniziativa del genere, che avrebbe anche valenza conoscitiva particolare per l’intera nazione.
Si stima che nei centri toscani nei prossimi tre anni potrebbero essere trattati 15.600 pazienti.