A Piero piaceva tanto quel liquido bianco, denso e profumato che trovava ogni mattina fumante nella tazza che l’aspettava sulla tavola prima di andare a scuola. Lo vedeva sempre sugli scaffali del supermercato, nelle bottiglie di plastica e nei cartoni. Non riusciva però a capire il significato di quelle strane parole: “scremato”, “intero”, “pastorizzato”… forse si trattava di fabbriche diverse. Perché si immaginava le tante fabbriche del latte sparse per il mondo come delle case enormi, piene di gente e di macchinari complicatissimi che servivano a trasformare l’acqua in quel liquido bianco. Già, ma come facevano? Aveva chiesto alla mamma e al babbo, loro però non avevano risposto. Gli avevano solo fatto una carezza e dato un bacio. Forse non lo sapevano nemmeno loro. Alla maestra non l’aveva mai chiesto. Lei parlava sempre e non c’era verso di interromperla.
Duccio Magnelli
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