Covid 19

Le Foche: «Il virus c’è ma basta paranoie, mantenere la ragionevolezza e non solo le distanze»

«Il virus c’è, ma è sbagliato vedere il pericolo ovunque. Vedo persone che quando incrociano un altro essere umano trattengono il respiro e guardano a terra. Una paranoia. Bisogna reagire, altrimenti entriamo in un contesto negativo dal quale sarà difficile uscire. So di gente che non mette il naso fuori di casa per paura».

Francesco Le Foche, immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, in un’intervista al Corriere della Sera rassicura chi – anche in questa fase 3 dell’emergenza coronavirus – per timore resta paralizzato in fase 1. «Certi comportamenti non hanno senso», ammonisce l’esperto. «Attenzione a non aver paura di fantasmi, come succede in una celebre commedia di Eduardo De Filippo». 
Anche se per baci e abbracci «è ancora presto, l’uomo è predisposto alla socializzazione, non può vivere da eremita». L’invito di Le Foche è così quello di mantenere la ragionevolezza, non solo le distanze, «altrimenti non recupereremo la normalità».

Per l’immunologo «è come se avessimo spento un incendio: restano piccoli focolai e disponiamo di secchi con l’acqua per intervenire. La situazione ora la vedo tranquilla, andrà sempre meglio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi se manteniamo precauzioni razionali in certi ambienti chiusi e affollati».  

Un messaggio positivo anche in vista delle vacanze estive: «Potendo mantenere le distanze, io partirei sereno – dice Le Foche – Sulla spiaggia lettini e ombrelloni sono organizzati in sicurezza. Non c’è motivo di indossare la mascherina, tranne quando andiamo al bar dello stabilimento e sono presenti molte persone». Anche perché, ricorda lo specialista, la stessa «Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che dovremmo indossare la mascherina in caso di affollamenti, quando non è possibile mantenere le distanze interpersonali».

«Disponiamo di mezzi sofisticati per reagire, lo abbiamo visto e da qui in avanti ne avremo sempre di più – prosegue l’esperto – Tucidide, raccontando la peste nera ad Atene nel 430 a.C., scrisse di vedere l’umanità smarrita. Ora non ha senso avere smarrimento. Il post Covid non va vissuto così».
Anche in palestra, «attenzione a non essere fobici – avverte Le Foche – Se la palestra è indoor, allora riduciamo il tempo di allenamento: 40 minuti anziché un’ora piena». In cinema e teatri che stanno per riaprire «torniamoci – esorta l’immunologo – appartengono alla cultura ludica. Certo, dimentichiamo per sempre la calca del pubblico. Non ho dubbi che cinema e teatri siano stati organizzati in modo sicuro e non vedo perché negare a noi stessi il piacere di frequentarli. Non c’è vita senza cultura. Non sono questi gli ambienti dove temere il contagio. Sono state prese misure sufficienti a garantire di assistere senza patemi a un film o a una commedia».

L’esperto pensa anche i tifosi: «Ci sarà il sistema di riammettere gli spettatori negli stadi, magari dimezzando il numero di posti a sedere. Le partite a porte chiuse non hanno gusto. Ci sono contesti dove è più semplice assicurare il distanziamento. Come appassionato di calcio, ho visto diversi impianti in Gran Bretagna dove le condizioni sono migliori delle nostre in quanto hanno avuto il problema di separare strutturalmente le tifoserie aggressive». (AdnKronos)

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