Le Lettere a Nour sono quelle di un padre musulmano praticante, che osserva la religione come messaggio di pace e amore, a una figlia partita per l’Iraq per amore di un integralista conosciuto su internet. Mossa dagli stessi principi di amore e tolleranza ereditati dal padre, non per fanatismo, la figlia finisce per unirsi alla causa jihadista e a pagarne il duro prezzo.
Da giovedì 4 a domenica 7 aprile, al Teatro Fabbricone di Prato, arriva appunto Lettere a Nour, uno struggente dialogo di Rachid Benzine cui danno voce la maestria di Franco Branciaroli e la giovane promettente Marina Occhionero (feriali ore 20,45, sabato ore 19,30, domenica ore 16,30).
L’autore del testo, Rachid Benzine, è un islamologo e filosofo francese di origine marocchina, esponente di spicco della nuova generazione di intellettuali dediti allo studio del Corano in un’ottica di dialogo con le altre culture e religioni occidentali.
Lettere a Nour è l’adattamento teatrale di un testo apparso nell’ottobre 2016 in Francia che, nella sua essenzialità drammatica di puro dialogo, si muove con straordinaria efficacia fra cronaca ed ideologia e che, guardando all’attualità, tocca nel vivo ferite profonde della nostra società contemporanea, a partire dalla potenza di una vicenda privata, di affetti familiari stravolti dalla storia.
In scena, in un ideale non-luogo interiore, immersi in una scenografia sonora impalpabile, sospesa tra oriente e occidente, i due protagonisti raccontano della tensione tra giovinezza e vecchiaia, di ribellione e ragione, di un conflitto generazionale all’apparenza senza via d’uscita, restitendo un ritratto inedito della cultura islamica, un dialogo che fotografa due sguardi antitetici sul reale, due punti di vista sull’islam indagati senza pregiudizi e lo scontro tra una razionalità che troppe volte rimane sterile e la voglia di cambiare il mondo che spesso fa tutt’uno con le peggiori forme di integralismo.