«Era possibile farlo anche in day hospital ma non ho voluto rischiare un qualsiasi tipo di rigetto nei giorni successivi con l’obbligo di dover poi ritornare fin laggiù… puoi ben immaginare, con tutti quei cambi d’aereo…
Così, con due settimane di vacanza ho risolto per sempre il problema e, inoltre, mi sono riposato per bene.»
«Sei proprio sicuro che sia definitivo, Jérôme?»
«Certo, mio caro Clément! Non si tratta più del sistema originario per cui tiravi la lenza di budello che fuoriusciva dall’ombelico come se fosse un qualunque piercing.
Va bene che era sfizioso perché potevi agganciarla a ciò che volevi, dal brillantino incastonato in un fermo dalla forma strana al classico cerchietto d’oro o quant’altro, ma il rischio che la lenza s’inceppasse quando decidevi di rientrare dall’erezione, perché il nervo principale decideva di farti qualche scherzo, talvolta capitava…»
«Ma come facevano quei poveracci che si trovavano con l’erezione bloccata a ridurla poi alla normalità?»
«Succedeva di tutto, Clément. Se vivevano vicino alla clinica dove erano stati operati, tornavano là come potevano, coprendosi sul davanti con un impermeabile o con quanto serviva per l’urbana decenza. Se invece abitavano molto distanti, alla fine avevano pressoché soltanto due alternative. Con la prima, quella più onerosa finanziariamente, chiedevano il soccorso inside con tutti i risvolti che ciò comportava.
Immagina, l’arrivo di un medico dedicato al ripristino della funzionalità con almeno un’infermiera al seguito: spese di trasferta di ogni genere e, altresì, l’addebito delle prestazioni clinico chirurgiche perché, riguardo all’improvviso blocco del ritorno della lenza di budello, non c’era nessuna garanzia.»
«E con la seconda?»
«La seconda?
Restavano con il membro in erezione a tempo indefinito!
Supponi che cosa significasse non poter uscire da casa normalmente, non riuscire a riprendere il lavoro in modo ordinario e le consuete abitudini quotidiane come incontrare altre persone o le usuali occupazioni familiari, per non parlare del tempo libero…
Anche le funzioni più semplici come, come… orinare in certe circostanze diventava un vero problema. Come potevano farlo senza sporcare dappertutto?
Dovevano liberarsi spesso all’aperto con tutti i rischi del caso finché, tirando e ritirando la lenza di budello e dando di continuo colpetti sul pene, il nervo principale decideva alfine di reagire.
Ma non succedeva sempre…
Ho saputo di qualcuno che per non comportarsi diversamente è rimasto quasi tre mesi con l’erezione dando di testa a ogni piè sospinto. Il giorno che si è liberato dal blocco, per la paura che potesse ricapitargli, s’è precipitato a farsi togliere tutto.
In altre parole, oltre al danno ha subito pure la beffa.»
«Immagino, immagino, Jérôme. Ora invece è tutto risolto? Che cosa hanno poi inventato?»
«Niente di così particolare perché negli ultimi anni la micro tecnologia ha fatto passi da gigante.
In estrema sintesi hanno completamente eliminato la lenza di budello e tutte le implicazioni connesse. Adesso inseriscono un microchip quasi invisibile alla base dell’organo. Ha la funzione di interagire con tutti i nervi interessati all’erezione, non soltanto con quello principale.
Quando vuoi essere pronto “all’abbisogna” premi la base del membro per cinque secondi e in pochi istanti lo vedi indurirsi come per incanto. Nel momento in cui decidi che non ne hai più bisogno, altra pressione alla base del pene, questa volta però per almeno dieci secondi, e l’organo torna in posizione di riposo.»
«Eccezionale! E non ci sono controindicazioni o effetti indesiderati?»
«No. Nel vademecum che mi hanno consegnato non c’è nulla del genere. Sono tuttavia previste delle normali e naturali attenzioni d’igiene e di riguardo per il membro perché, in fondo, non è fatto di gomma.
Viceversa la sezione dei dati tecnici del prodotto è molto corposa, proprio per spiegare bene il tipo d’impianto nei dettagli, le sue prerogative, le valenze prestazionali dell’apparato e gli altri elementi informativi riguardanti il microchip e la sua durata nel tempo che, peraltro, è illimitata.»
«Capisco, capisco, Jérôme. Ma se questo brevetto è così sensazionale perché per via di un “passaparola” riservatissimo, fino ad ora ne sono al corrente solo poche persone?»
«Guarda, Clément, non dovrei dirlo perché questa prerogativa d’informazione è consentita soltanto a coloro che hanno abbracciato la filosofia del progetto promosso da questa Fondazione transnazionale. D’altra parte è più che comprensibile dopo quanto avviene ogni giorno con la manipolazione delle notizie e la creazione dei falsi miti nel world wide web.
In ogni caso, per farla breve, ti posso confidare che non tutti sono disposti a vendere letteralmente l’anima al diavolo per ricevere l’indirizzo di una clinica ai confini del mondo conosciuto, sapendo che appena sarai registrato e avrai pagato in anticipo il valore dell’impianto che, oltretutto, ha un costo considerevole, facendo, di fatto, una corposa donazione per lo sviluppo del programma, ti impegnerai a sostenere pure una seconda operazione.
Per la precisione, dopo che ti avranno operato al pene, eseguiranno un nuovo intervento d’ingegneria biomedica inserendoti nel collo un altro microchip completo d’informazioni aggiuntive per agevolare i dispositivi per le successive diagnosi. Anche in questo caso nulla di particolare dal punto di vista della pericolosità dell’operazione perché la bioingegneria e l’ingegneria clinica sono ormai giunte a livelli inimmaginabili per la nostra comprensione…»
«Aspetta, Jérôme, aspetta… temo d’essermi perso…
Perché occorre impiantare questo ulteriore microchip nel collo?»
«Uhm… non è così importante… ma… ehm… per via di questo microchip sarai sorvegliato ventiquattro ore al giorno per tutta la vita e agirai in funzione di qualunque impulso che riceverai in tempo reale dalla Fondazione…».
Vito Antonio Gastaldi