Il 28 maggio 1588, salpa dal porto di Lisbona l’Invincibile Armata, una flotta spagnola di 130 navi, alla volta dell’Inghilterra, per rimuovere Elisabetta I Tudor dal trono inglese.
La missione dell’armata era di scortare un esercito terrestre dai Paesi Bassi spagnoli oltre il canale della Manica fino in Inghilterra, dove questo avrebbe dovuto sbarcare ed invadere il paese, ottenendo così la rimozione di Elisabetta Tudor dal trono inglese. La flotta approntata dal re di Spagna Filippo II era composta di 130 vascelli e 24 000 uomini (20 000 soldati e 4 000 marinai). Filippo aveva assegnato il comando dell’armata a un aristocratico senza esperienza navale, il duca di Medina Sidonia Alonso Pérez de Guzmán, una scelta che contribuì in seguito al fallimento della spedizione. Tramite l’invasione e la rimozione di Elisabetta dal trono inglese, Filippo II intendeva ottenere: il ripristino del cattolicesimo in Inghilterra, la fine dell’interferenza inglese nei Paesi Bassi, il termine delle attività di pirateria da parte dei corsari inglesi nei confronti dei vascelli commerciali Spagnoli nel nuovo mondo, e il trono inglese, quest’ultimo usando come pretesto i suoi legami di sangue pur deboli con i Tudor e il suo essere stato il marito della precedente regina inglese Maria Tudor.
La flotta, arrivata nella Manica il 29 luglio, si muoveva lentamente ed era schierata con una tattica da esercito terrestre: la prima fila era composta dai vascelli da battaglia più potenti, seguita da 4 file di trasporti e dal resto della flotta disposta a scaglioni. Il primo attacco inglese contro l’Invincibile Armata avvenne il 30 luglio mentre le navi spagnole passavano davanti a Devon. Infatti la flotta inglese, forte di 200 vascelli e ormeggiata a Plymouth, contava fra le proprie forze almeno tre navi che ─ oltre ad avere comandanti capaci e con esperienza di combattimento navale ─ potevano considerarsi delle vere e proprie macchine da guerra dell’epoca: l’Ammiraglia Ark Royal da 38 cannoni, comandata da Lord Howard di Effingham, la Revenge da 36 cannoni comandata da Sir Francis Drake e infine la Victory da 44 cannoni comandata da Sir John Hawkins (che come Drake aveva messo le sue attività corsare al servizio della corona). La flotta inglese, composta in gran parte di navi piccole, leggere e quindi più veloci, era tecnologicamente più avanzata di quella spagnola grazie all’affusto navale dei cannoni inglesi che permetteva un fuoco più veloce, preciso e sicuro.
il 6 agosto l’Armada spagnola gettò l’ancora al largo di Calais per imbarcare l’esercito (le truppe di Alessandro Farnese non erano riuscite ad arrivare al punto d’incontro). La notte del 7 agosto, 8 navi incendiarie inglesi vennero lanciate contro i legni spagnoli che, presi alla sprovvista, dovettero disperdersi lasciando agli inglesi gioco facile per un attacco. La battaglia che ne seguì, nota come Battaglia di Gravelinga, si combatté a distanza ravvicinata e fu disastrosa per gli spagnoli che persero tre galeoni e furono costretti a ritirarsi nella Manica. Ormai il tentativo di imbarcare le truppe con la conseguente invasione era fallito, così i galeoni spagnoli cercarono di ritornare in patria ma a causa dei venti contrari decisero di puntare verso nord, navigando tra gli arcipelaghi delle Orcadi e delle Shetland per poi dirigersi a sud veleggiando ad ovest dell’Irlanda. Durante il tragitto di ritorno tuttavia, una serie di tre violentissime tempeste si abbatterono sugli spagnoli. La prima li sorprese il 12 agosto, al largo delle Isole Orcadi e presso le Isole Shetland; la seconda il 12 settembre al largo delle coste irlandesi; seguita dopo pochi giorni da una terza al largo delle coste del Connacht (sempre in Irlanda).
Delle 130 navi con 24 000 uomini che erano salpate da Lisbona, 45 imbarcazioni e 10.000 uomini andarono perduti. La grande impresa di Filippo II sfumò e lo stesso re cattolico pensò che Dio proteggeva i protestanti e puniva coloro che credevano in lui.