Arpat pubblica la settima edizione dell’Annuario dei dati ambientali della Toscana, intitolato, semplicemente, “L’ambiente in Toscana nel 2017”.
Strutturato in sei capitoli tematici (aria, acqua, mare, suolo, agenti fisici e sistemi produttivi), l’Annuario è una raccolta di oltre 50 indicatori attraverso cui vengono approfonditi i temi ambientali ed analizzato lo stato dell’ambiente a livello regionale.
Per ciascuno degli indicatori i dati – riferiti al 2017 – sono presentati attraverso grafici, tabelle ed infografiche. La nuova edizione introduce inoltre sintetici commenti, che spiegano la situazione ambientale che emerge dalla lettura dell’indicatore nonché l’attività svolta da Arpat in merito.
Dall’Annuario è inoltre possibile, in modo immediato, accedere al sito Web dove poter consultare, ed eventualmente scaricare, la serie storica dell’indicatore ed elaborare tendenze e confronti con gli anni precedenti. Per molti indicatori è disponibile una serie decennale di dati.
Novità importante di questa edizione è la classificazione degli indicatori secondo gli elementi del modello Dpsir (determinanti, pressioni, stato, impatti e risposte) che rappresenta, in modo semplificato, le relazioni di causa-effetto tra le attività umane e l’ambiente.
Per rendere più agevole la consultazione della pubblicazione, Arpat ha inoltre realizzato dieci fascicoli provinciali che forniscono informazioni relative ai singoli territori, messe a confronto con quelle complessive della Toscana.
Ma vediamo, in sintesi, la situazione che emerge dalla lettura dei principali indicatori.
La situazione dell’aria sul territorio regionale appare complessivamente positiva, anche se permangono alcuni problemi per tre inquinanti: PM10, ossidi di azoto e ozono. Nel 2017 il limite di 35 superamenti della media giornaliera del PM10 non è stato rispettato in 2 stazioni di fondo della Rete Regionale, pur rispettando il limite del valore medio annuale per tutte le stazioni. I valori medi annuali più alti di biossido di azoto sono stati registrati nelle stazioni di traffico, con 3 superamenti del limite verificatosi a Firenze e Siena. Per quanto riguarda l’ozono il limite per la protezione della popolazione non è stato rispettato nell’80% dei siti di monitoraggio, mentre non ci sono stati superamenti della soglia di allarme.
Relativamente ai fiumi ed al loro stato ecologico, il 67% di quelli monitorati nel 2017 è lontano dall’obiettivo di qualità stabilito dalla normativa europea. Quanto allo stato chimico, il 61% dei fiumi è in stato buono, mentre il 37% è in stato non buono, soprattutto perché sono state rilevate sostanze pericolose in concentrazione media annua superiore allo standard di qualità ambientale (SQA), tra cui il PFOS (acido perfluorottansolfonico).
Nel 2017 è iniziato, a livello sperimentale, il campionamento e la determinazione di sostanze pericolose nel biota, ovvero specie tipiche di pesci in fiumi e acque di transizione.
Nel 2017 quasi il 93% dei corpi idrici superficiali selezionati e monitorati per i fitofarmaci hanno registrato la presenza di fitofarmaci in concentrazione misurabile. Nelle 54 stazioni con campioni non conformi, in 48 casi risulta responsabile l’erbicida glifosate e/o il suo metabolita AMPA.
La concentrazione dei nitrati nelle acque sotterranee è in lieve decremento; anche la concentrazione dei composti organoalogenati (trieline e derivati), al di là di discrete fluttuazioni, mostra una decisa tendenza al decremento.
La qualità delle aree di balneazione nel 2017 si è mantenuta ad un livello eccellente facendo registrare anche un lieve/leggero miglioramento rispetto al 2016. Il 93% delle aree ed il 96% dei km di costa controllati si collocano nella classe di eccellenza.
Pochi i casi di inquinamento temporaneo rispetto al numero di controlli effettuati da ARPAT ed in leggera diminuzione rispetto al 2016, anche in relazione alla stagione scarsamente piovosa.
Non buono lo stato chimico delle acque marino costiere (basato sui dati di acqua e biota). Nella matrice acqua il basso livello di qualità ambientale è legato alle alte concentrazioni di Tributilstagno (TBT) e in alcuni casi di mercurio e benzo[a] pirene. Migliore la situazione per lo Stato ecologico, per cui tutti i corpi idrici hanno raggiunto lo stato elevato o buono, a eccezione di Costa Albegna, corpo idrico caratterizzato da uno stato ecologico sufficiente.
Nel 2017 si sono registrati 48 spiaggiamenti di cetacei lungo le coste toscane, più del doppio rispetto allo scorso anno. 50 le tartarughe recuperate e 24 i grandi pesci cartilaginei rilevati (catturati accidentalmente o avvistati).
Passando al suolo e agli indicatori relativi ai procedimenti di bonifica (per i quali l’annuario presenta i dati aggiornati a marzo 2018), a fronte di 193 nuovi procedimenti attivati, aumentano sia la densità dei siti sia la percentuale di superficie interessata da procedimento di bonifica. Sono le attività industriali ad originare la maggior parte dei procedimenti, in termini di numero e superfici interessate. Resta bassa comunque la quota di territorio soggetto a bonifica con iter chiuso con la relativa certificazione (4,5% di siti certificati rispetto al 65% di siti attivi).
Novità dell’edizione 2018 dell’Annuario è l’introduzione di tre indicatori relativi a rifiuti e consumo di suolo. I dati sui rifiuti urbani, riferiti al 2016 e forniti da ARRR, evidenziano una produzione di rifiuti pari a 617 kg per abitante in Toscana mentre la percentuale di raccolta differenziata si attesta, a livello regionale, al 51%.
Quanto al consumo di suolo, nel 2017 in Toscana si sono persi più di 1600 km2 di suolo, con un incremento dello 0,10% rispetto al precedente anno.
Il controllo e il monitoraggio del rumore generato dalle infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie, aeroporti), effettuati nel 2017, confermano il clima acustico registrato negli anni passati; la maggioranza delle misure sono effettuate su esposto in aree percepite come critiche.
Le misure dell’induzione magnetica generata da elettrodotti e cabine elettriche mostrano il rispetto dei limiti in tutti i punti indagati. Quanto agli impianti di telefonia e radio-tv, qui i limiti di legge sono rispettati nella maggioranza dei casi. I superamenti si sono verificati presso siti complessi, ospitanti numerosi impianti Radio-TV.
Per quanto riguarda invece la depurazione dei reflui urbani, ARPAT ha effettuato controlli in 171 depuratori di reflui urbani maggiori di 2000 abitanti equivalenti, riscontrando/rilevando in 50 di questi varie irregolarità che hanno prodotto una sanzione amministrativa o una comunicazione di reato in numero maggiore rispetto agli ultimi anni.
I valori rilevati nel corso dei controlli ai principali impianti di incenerimento di rifiuti urbani e speciali toscani sono in genere ampiamente inferiori ai limiti previsti.
Positivi anche gli esiti per i controlli agli impianti AIA di competenza ministeriale, da cui non sono emerse violazioni della normativa ambientale, e per quelli agli impianti geotermici, che non hanno registrato anomalie rispetto ai valori limite di emissione per acido solfidrico e mercurio.
Relativamente agli impianti AIA di competenza regionale il numero delle conformità accertate, se rapportato al numero degli impianti controllati, è in aumento rispetto all’anno precedente, in particolare hanno riguardato 46 impianti pari al 40% di quelli controllati. Le violazioni alle norme sulla gestione dei rifiuti rimangono quelle prevalenti.
Nel 2017 sono stati oggetto di controllo 13 stabilimenti a rischio di incidente rilevante di soglia inferiore a fronte di un totale di 29 stabilimenti attivi ad aprile 2018: i Gestori hanno adottato un Sistema di Gestione della Sicurezza per la Prevenzione degli incidenti rilevanti che risponde sostanzialmente ai requisiti previsti dal D.Lgs.105/2015. Sono stati oggetto di controllo anche 11 stabilimenti di soglia superiore.