Maga col suo nome e psicologa senza averne titolo e con un nome falso. A smascherarla ha pensato, dopo un lungo periodo d’attività, il coronavirus. O, meglio, i controlli della polizia municipale di Altopascio, messi in atto per verificare i movimenti delle persone in seguito al Dpcm per il Covid. Insomma, un doppio lavoro abusivo, e campato in aria, sulla pelle delle persone in cerca d’aiuto. In prevalenza giovanissime.
La vicenda è venuta alla luce ad Altopascio, in provincia di Lucca, dove i vigili urbani hanno controllato alcune ragazze dirette dalla sedicente psicologa. Solo che psicologhe nel luogo indicato dalle pazienti non ne risultavano né il nome delle dottoressa compariva nell’albo o da altre parti. Era del tutto inventato. In parole povere, la giustificazione delle ragazze era effettiva; peccato che la psicologa non esistesse. Ed è così che grazie ai controlli in materia di Covid è venuto fuori che la donna, di mezza età ed esercente ufficialmente l’attività di maga e cartomante, si era specializzata a suo modo nella psicoterapia, rivolgendosi in particolare a giovani donne alle prese con le pene della loro età.
La maga, perché di maga si tratta per il fisco, avendo la donna aperto una partita Iva per esercitare questa attività, è stata denunciata dalla polizia municipale per esercizio abusivo della professione, sostituzione di persona, abuso edilizio e violazione delle norme tributarie e fiscali.
«È emerso che numerosi pazienti, per lo più giovani donne tra i 20 e i 30 anni, da alcuni mesi si recavano da lei per cure psicologiche – ha confermato il comandante della polizia municipale Italo Pellegrini – Il nome loro fornito dalla donna, però, risulta di fantasia ed è totalmente assente dall’albo nazionale degli psicologi. La donna esercitava la professione sotto mentite spoglie».
L’attività di psicologa veniva svolta in un appartamento riadattato a studio e, naturalmente, senza partita Iva e versamenti relativi delle imposte, giacché del tutto abusiva. Non solo, la cartomante psicologa si faceva pagare a nero, senza tirar fuori neppure un libretto posticcio per le ricevute, in contanti. Unica e poca garanzia per le clienti, il nome falso che lasciava loro.