Il 3 maggio 1968 a Parigi gli studenti occupano l’università della Sorbona, per protestare contro la chiusura dell’università a Nanterre e contro l’espulsione di molti studenti, dando così inizio a quella vasta e variegata rivolta sociale oggi nota come “il maggio francese“.
Il termine Maggio francese o Maggio ’68 designa in maniera globale l’insieme dei movimenti di contestazione nati a Parigi nel maggio-giugno 1968. Si trattò di una vasta rivolta spontanea, di natura sociale, politica, culturale e anche filosofica, indirizzata contro la società tradizionale, il capitalismo, l’imperialismo e, in prima battuta, contro il potere gollista allora dominante. Il moto di ribellione della gioventù studentesca di Parigi si estese al mondo operaio e praticamente a tutte le categorie della popolazione sull’intero territorio nazionale, restando il più importante movimento sociale della storia di Francia del XX secolo
Gli storici dividono classicamente lo svolgimento del maggio ’68 in tre fasi, un “periodo studentesco” (3-13 maggio), un “periodo sociale” (13-26 maggio) e un “periodo politico” (27-30 maggio). Dopo il rifiuto da parte della base, il 27 maggio, degli Accordi di Grenelle conclusi con i sindacati dal suo premier Georges Pompidou, Charles de Gaulle scomparve per 24 ore il 29 maggio, per andare ad incontrare il generale Massu a Baden-Baden. Al ritorno, riprese l’iniziativa decretando il 30 lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. La stanchezza e il voltafaccia dell’opinione pubblica, che all’inizio era favorevole al movimento, determinarono un maremoto gollista alle elezioni anticipate del successivo 30 giugno. Gli scioperi cessarono progressivamente lungo il mese di giugno e i luoghi deputati della contestazione, come la Sorbonne e l’Odéon di Parigi, furono sgomberati dalla polizia.
In Francia queste manifestazioni acquistarono un carattere particolare anche perché alle vaste agitazioni studentesche si aggiunse, il 13 maggio 1968, il più importante sciopero generale della V Repubblica, che superò quello del giugno 1936. Il movimento paralizzò completamente il paese per diverse settimane, accompagnandosi ad una generale frenesia di discussioni, dibattiti, assemblee generali e riunioni informali, che si svolgevano ovunque – in strada, all’interno di organizzazioni, imprese, amministrazioni pubbliche, e poi nelle scuole superiori e nelle università, nei teatri, nei luoghi di aggregazione giovanili e nelle case della cultura.
Si trattò di un’esplosione sociale complessa, a volte anche violenta, ma ancor più spesso ludica e festosa: il maggio ’68 apparve come un momento collettivo e massiccio di passione rivoluzionaria, di fede nella possibilità di una trasformazione radicale della vita e del mondo. Ne fu espressione la proliferazione di graffiti, cartelli e slogan fantasiosi: «Sous les pavés, la plage» (Sotto i sampietrini c’è la spiaggia), «Il est interdit d’interdire» (Vietato vietare), «Jouissez sans entraves» (Godetevela senza freni), «Cours camarade, le vieux monde est derrière toi» (Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro), «La vie est ailleurs» (La vita è altrove), e così via.
La discussione sul maggio ’68 ha suscitato fin dal suo nascere molte controversie e interpretazioni divergenti, sia relativamente alle sue cause che agli effetti. È tuttavia indiscutibile che esso abbia aperto la strada alle nuove forme di contestazione e mobilitazione degli anni settanta (autogestione, ecologia politica, movimenti femministi, decentramento, «ritorno alla terra» e risveglio delle culture periferiche, eccetera) e che, pur non avendo avuto sbocchi politici in senso stretto, gli eventi di quel periodo ebbero un notevole impatto sul piano sociale e soprattutto culturale, e restano alla base di molte conquiste e riforme sociali degli anni successivi, non solo in Francia.
Considerato a volte una “rivoluzione mancata“, malgrado i riferimenti alle precedenti rivoluzioni francesi – barricate, bandiere rosse e nere – nel maggio ’68 non vi fu in realtà alcuna volontà di conquista illegale del potere né di slittamento verso la guerra civile.
Le vicende del maggio francese hanno avuto molta risonanza anche nell’ arte e nella cultura. Oltre ad aver fatto da sfondo a diverse opere cinematografiche, tra cui The Dreamers di Bernardo Bertolucci e Les Amants réguliers di Philippe Garrel. diedero lo spunto a Fabrizio De André per la scrittura e la realizzazione del concept album Storia di un impiegato, e ai Rolling Stones per la composizione del brano Street Fighting Man del 1968.