Frittelli arte contemporanea è lieta di iniziare il programma espositivo della stagione 2019/2020 con una nuova mostra dedicata a Mimmo Rotella, a tredici anni di distanza da “Cinecittà”, esposizione che, nell’aprile 2006, ha inaugurato l’attuale sede della galleria nella periferia nord di Firenze.
IO PIACCIO. Mimmo Rotella e il gioco dell’eros è l’occasione di indagare la poetica di Rotella da un punto di vista specifico, quello dell’erotismo. Il tema del ‘piacere’ come elemento per dare e ricevere tensione, dall’arte e dalla vita, è sempre presente in Rotella: «L’erotismo è molto importante per la vita di un pittore, un po’ come esperienza, un po’ come fatto, diciamo così, progressivo, come una linfa di cui si nutre un pittore, per creare continuamente delle opere erotiche, oppure non erotiche», raccontava l’artista nell’intervista-dialogo pubblicata da Carla Lonzi in Autoritratto (1969).
La mostra raccoglie oltre trenta opere che tracciano il percorso svolto da Rotella tra la fine degli anni Sessanta e il primo decennio dei Duemila, nella varietà delle tecniche sperimentate e nei diversi approcci, allusivi o sfacciati, al ‘mondo dell’eros’. Io Piaccio (1990) – che dà il titolo alla mostra – è un manifesto ‘monumentale’ staccato col proprio supporto e riproposto senza alcun intervento, quasi una sorta di dichiarazione programmatica. Terror, una mec-art realizzata nel 1968, propone l’ingrandimento degli annunci di servizi erotici pubblicati da giornali americani; l’artypo Dammela (1967) cortocircuita lo slogan per la promozione di una birra con le mani di una coppia di amanti. Nei frottage e negli effaçage, il campionario a luci rosse offerto dalle riviste del settore è sottoposto all’azione alterante, mai completamente controllabile, di solventi chimici. Il polittico Erotellique de Rotella (1990) racconta la caduta del muro attraverso l’accostamento di immagini pornografiche dell’Europa occidentale e orientale, sui cui l’artista riproduce i graffiti erotici che invadevano i bagni pubblici di Berlino. La grande lamiera Un desiderio (1992) trasporta la strada dentro i luoghi dell’arte, trasformando le stratificazioni di manifesti pubblicitari da strumenti di propaganda commerciale in tracce della cultura popolare, al tempo stesso sensuali e provocatorie. Appartengono al nuovo millennio le rivisitazioni del ciclo famosissimo dei Cinecittà (così Rotella chiamava i décollages realizzati con i manifesti dei film), che evidenziano la forte sensualità che si libera dall’immagine costruita dei divi cinematografici e la fascinazione esercitata dal mito hollywoodiano.
Mimmo Rotella (Catanzaro 1914 – Milano 2006) è tra i protagonisti dell’arte italiana del secondo dopoguerra. Dopo le prime prove pittoriche di matrice figurativa e neo-geometrica, intraprende una ricerca rivolta alle potenzialità autoespressive della materia. All’inizio degli anni Cinquanta a Roma mette a punto la tecnica del décollage, incollando su tela o altri supporti i manifesti (o il retro dei manifesti, nei retro d’affiches) strappati dai muri della città. Nel 1961 aderisce, su invito di Pierre Restany, al gruppo dei Nouveaux Réalistes e entra in contatto con gli affichistes francesi. Nelle opere successive, la riflessione sul principio di appropriazione delle immagini passa dal riporto fotografico della mec-art alle “maculature” degli artypo, sovrapposizioni fotografiche di prove di stampa. Il lavoro sui manifesti prosegue con le Plastiforme (1975), le Coperture o Blank (1981), Cinecittà 2 (1984) e le Sovrapitture (1987) ispirate al graffitismo. Da ricordare anche le sperimentazioni nel campo della poesia fonetica e la redazione del Manifesto dell’Epistaltismo (1949).