Morte di Luigi XVI tramite ghigliottina

Il 21 gennaio 1793 l’ormai ex re di Francia Luigi XVI, condannato a morte dalla Convenzione Nazionale della neonata repubblica francese per alto tradimento, viene giustiziato tramite ghigliottina in Piazza della Rivoluzione a Parigi.

In seguito alla fallita fuga di Luigi XVI nota anche come “Fuga a Varènne” del 20-21 giugno 1791 in cui il sovrano sperava di fuggire assieme alla moglie e porsi a capo di una contro-rivoluzione con l’appoggio dell’Austria, la situazione del monarca francese era divenuta estremamente fragile. Considerato da molti un traditore, il re subì il 10 agosto 1792 un assalto popolare al palazzo delle Tuileries e dovette chiedere rifugio assieme alla famiglia presso l’assemblea nazionale. L’assemblea protesse il re, ma tre giorni dopo ne ordinò l’arresto, rinchiudendo il re alla Torre del Tempio, una antica fortezza parigina usata come prigione. Intanto il 10 settembre si tennero elezioni a suffragio universale maschile per una nuova Assemblea che avrebbe preso il nome di Convenzione Nazionale. Poco tempo dopo, il 21 settembre, la nuova Convenzione Nazionale dichiarò abolita la monarchia, proclamò la Repubblica francese e spogliò quindi l’ormai ex sovrano, che da quel momento divenne semplicemente il cittadino Luigi Capeto, di tutti i suoi titoli.

Luigi XVI imprigionato alla Torre del Tempio, in un dipinto di Jean-François Garneray

I Girondini, fazione moderata della Convenzione, volevano mantenere il re deposto agli arresti, sia come ostaggio che come garanzia per il futuro. I membri della Comune e i deputati più radicali, che presto avrebbero formato il gruppo noto come la Montagna, sostenevano invece l’immediata esecuzione di Luigi. Il background legale di molti dei deputati rendeva difficile per un gran numero di loro accettare un’esecuzione senza un processo legale, così fu deciso che il monarca deposto fosse processato davanti alla Convenzione Nazionale, l’organo che ospitava i rappresentanti di il popolo sovrano. In molti modi, il processo dell’ex re ha rappresentato il processo della monarchia da parte della rivoluzione. Sembrava come se con la morte dell’uno venisse la vita dell’altro. Lo storico Jules Michelet in seguito ha sostenuto che la morte dell’ex re portò all’accettazione della violenza come strumento di felicità. Disse: “Se accettiamo la proposta che una persona può essere sacrificata per la felicità di molti, sarà presto dimostrato che due o tre o più potrebbero anche essere sacrificati per la felicità di molti. A poco a poco, lo faremo trovare ragioni per sacrificare i molti per la felicità dei molti, e penseremo che sia stato un affare.

Due eventi portarono in modo definitivo al processo di Luigi XVI. In primo luogo, dopo la battaglia di Valmy il 22 settembre 1792, il generale Dumouriez negoziò con i prussiani che avevano evacuato la Francia. Louis non poteva più essere considerato un ostaggio o una leva nei negoziati con le forze d’invasione. In secondo luogo, nel novembre 1792, accadde l’incidente dell’armoire de fer (cassa di ferro) al Palazzo delle Tuileries, quando l’esistenza della cassaforte nascosta nella camera da letto del re contenente documenti compromettenti e corrispondenza, fu svelata da François Gamain, il fabbro di Versailles che l’aveva installata. Gaiman si era recato a Parigi il 20 novembre e aveva detto tutto a Jean-Marie Roland, ministro degli Interni girondiniano, che ne ordinò l’apertura. Lo scandalo risultante servì a screditare il re. In seguito a questi due eventi i Girondini non poterono più impedire al re di essere processato.

L’11 dicembre, tra strade affollate e silenziose, il re deposto venne portato via dal Tempio per presentarsi davanti alla Convenzione e ascoltare il suo atto d’accusa, un’accusa di alto tradimento e crimini contro lo Stato. Il 26 dicembre, il suo avvocato, Raymond Desèze, fornì la risposta di Luigi alle accuse, con l’assistenza di François Tronchet e Malesherbes. Prima che il processo iniziasse e Luigi montasse la sua difesa alla Convenzione, disse ai suoi avvocati che sapeva che sarebbe stato dichiarato colpevole e sarebbe stato ucciso, ma di prepararsi e agire come se potessero vincere. Si rassegnò e accettò il suo destino prima che il verdetto fosse deciso, ma era disposto a lottare per essere ricordato come un buon re per il suo popolo.

La Convenzione doveva votare su tre questioni: primo, “Luigi è colpevole”; secondo, qualunque sia la decisione, “dovrebbe esserci un appello al popolo”; e terzo, “se giudicato colpevole, quale punizione dovrebbe subire Luigi?” L’ordine di votazione su ogni domanda era un compromesso all’interno del movimento giacobino tra i Girondini e la Montagna; nessuno dei due era soddisfatto ma entrambi accettati.

Il 15 gennaio 1793, la convenzione, composta da 721 deputati, votò il verdetto. Date le prove schiaccianti della collusione di Luigi con gli invasori, il verdetto era una conclusione scontata – con 693 deputati che votavano colpevoli, nessuno per l’assoluzione e 23 astenuti. Il giorno successivo, ebbe luogo una votazione per appello nominale per decidere sul destino dell’ex re, e infine Luigi fu condannato a morte, anzichè alla prigione o all’esilio, per un solo voto.

Così, lunedì 21 gennaio 1793, Luigi XVI, all’età di 38 anni, fu decapitato dalla ghigliottina in Place de la Révolution. Quando Luigi XVI salì sul patibolo, apparve dignitoso e rassegnato. Pronunciò un breve discorso in cui perdonò “… coloro che sono la causa della mia morte …“. Si dichiarò inoltre innocente dei crimini di cui era accusato, pregando che il suo sangue non ricadesse sulla Francia. Molti resoconti suggeriscono il desiderio di Luigi XVI di dire di più, ma Antoine-Joseph Santerre, un generale della Guardia nazionale, interruppe il discorso ordinando un rullo di tamburi. L’ex re fu poi rapidamente decapitato. Alcuni resoconti della decapitazione di Louis indicano che la lama non gli ha tagliato del tutto il collo la prima volta. Ci sono anche resoconti di un grido agghiacciante emesso da Louis dopo la caduta della lama, ma questo è improbabile, dal momento che la lama ha reciso la spina dorsale di Louis. Il boia, Charles Henri Sanson, testimoniò che l’ex re aveva coraggiosamente incontrato il suo destino

Immagine d’apertura: esecuzione tramite ghigliottina dell’ex re di Francia Luigi XVI, in un incisione del 1794 di Isidore Stanislas Helman

Bibliografia e fonti varie

  • F. Furet-D. Richet, La Rivoluzione francese, Bari 1998, tomo primo
  • Pierre Gaxotte, La Rivoluzione Francese, Mondadori, Milano 1989
  • Dunn, Susan, The Deaths of Louis XVI: Regicide and the French Political Imagination, Princeton: Princeton University Press, 1994
  • Hardman, John (2000). Louis XVI: The Silent King. Oxford University Press Inc.
  • Fay, Bernard (1968). Louis XVI or The End of a World. Henry Regnery Company. 
  • von Guttner, Darius (2015). The French Revolution. Nelson Cengage
Please follow and like us: