Un toscano col Pallone d’oro, un pratese che stende il Brasile e porta all’improvviso l’Italia a vincere il Mondiale di Spagna. Paolo Rossi, Pablito, è morto nelle prime ore della notte, a 64 anni. Lo ha annunciato su Instagram la moglie Federica Cappelletti. Il campione del mondo era una persona sobria, aveva da una manciata di mesi o poco più portato in giro una mostra su se stesso e le vicende azzurre in Spagna. La sua era stata una carriera breve, particolare e che all’improvviso era parsa finire per poi essere riscattata come nessuno se lo aspettava proprio con l’Italia di Bearzot.
Il calciatore pratese, finita la carriera, non aveva mai allenato. Era cresciuto a Santa Lucia e nella squadra della frazione a nord della città aveva scoperto il pallone. Poi le giovanili della Juventus, il Como e il passaggio in prestito al Vicenza dei miracoli, quel Lanerossi col quale vinse la classifica dei cannonieri di serie B e, l’anno dopo, quella di serie A trascinando la squadra veneta al secondo posto in campionato, dietro la Juventus.
Proprio la Juventus non volle riscattarlo dal prestito al Lanerossi, preferendoli Virdis. Poi, prima del ritorno in bianconero e del mundial di Spagna, la parentesi a Perugia e la vicenda del calcioscommesse.
Tre gol in Argentina al campionato del mondo chiuso al quarto posto dell’Italia e sei reti quattro anni dopo in Spagna, con gli Azzurri campioni, decretarono la consacrazione calcistica di Paolo Rossi in maglia azzurra.
Fra i titoli vinti, anche una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, due scudetti e una Coppa Italia con la maglia della Juventus.