Il 4 dicembre del 530 a.C muore Ciro II della dinastia achemenide, meglio noto come Ciro il Grande, fondatore dell’impero persiano, all’età di 70 anni.
Ciro, nato nel 600 a.C, salì al trono di re di Persia nel 559 a.C dopo la morte del padre Cambise I; tuttavia, Ciro non era ancora un sovrano indipendente. Come i suoi predecessori, Ciro dovette riconoscere la supremazia mediana. Astiage, ultimo re dell’Impero della Media e nonno di Ciro, era arrivato a governare forse sulla maggior parte del Vicino Oriente antico, dalla frontiera della Lidia a ovest ai Parti e ai Persiani a est.
Secondo la Cronaca di Nabonide, Astiage lanciò un attacco contro Ciro, “re di Ansan”. Secondo lo storico Erodoto, è noto che Astiage mise Arpago, un principe della famiglia reale di Media, al comando dell’esercito mediano per sconfiggere Ciro. Tuttavia, Arpago contattò Ciro e incoraggiò la sua rivolta contro la Media, prima di disertare e unirsi a Ciro stesso insieme a molti nobili e una parte dell’esercito. Questo ammutinamento è confermato dalle Cronaca di Nabonide. La cronaca suggerisce che le ostilità durarono almeno tre anni (553–550) e la battaglia finale portò alla cattura di Ecbatana. Questo evento è stato descritto nel paragrafo che precedeva la registrazione per l’anno 7 di Nabonide, che descriveva in dettaglio la vittoria di Ciro e la cattura di suo nonno. Secondo gli storici Erodoto e Ctesia, Ciro risparmiò la vita di Astiage e sposò sua figlia, Amytis. Questo matrimonio pacificò diversi vassalli, inclusi i Battriani, i Parti e i Saci.
Con Astiage fuori dai giochi, tutti i suoi vassalli (inclusi molti dei parenti di Ciro) erano ora sotto il comando di Ciro. Suo zio Arsames, che era stato il re della città-stato di Parsa sotto i Medi, avrebbe dovuto quindi rinunciare al suo trono. Tuttavia, questo trasferimento di potere all’interno della famiglia sembra essere stato regolare, ed è probabile che Arsames fosse ancora il governatore nominale di Parsa sotto l’autorità di Ciro, più un principe o un granduca che un re. Suo figlio, Istaspe, che era anche cugino di secondo grado di Ciro, fu poi nominato satrapo di Partia e Frigia. Ciro il Grande unì così i regni gemelli achemenidi di Parsa e Anshan nella Persia vera e propria. La conquista della Media da parte di Ciro fu solo l’inizio delle sue guerre, che lo portarono a conquistare la Lidia e l’impero neo-babilonese, rendendo il suo impero il più vasto che si fosse mai visto all’epoca.
Il regno di Ciro è stato generalmente considerato in termini positivi, a partire dalla sua politica tollerante e inclusiva verso le religioni e culture dei popoli conquistati. Ciro organizzò l’impero in un ente multietnico, multireligioso e multiculturale strutturato in Satrapie, governatorati i cui satrapi rispondevano direttamente a lui, e generalmente lasciò al potere le classi dirigenti locali dei popoli conquistati. Avviò una politica di rimpatrio dei popoli che erano stati deportati dalle loro terre di origine come gli ebrei, nella Bibbia infatti Ciro è ricordato in termini molto positivi. Un documento in particolare è stato addirittura definito, per quanto secondo vari storici anacronisticamente, un prototipo di dichiarazione dei diritti umani. Nel documento in questione, “Il cilindro di Ciro“, il sovrano legittima la propria conquista di Babilonia e cerca di guadagnarsi il favore dei suoi nuovi sudditi promuovendosi come un liberatore che ha riportato il rispetto delle libertà religiose e culturali locali, il quale avrebbe rimpatriato persone deportate, restaurato templi, restituito la libertà religiosa alla popolazione.
Amche gli autori dell’antichità avevano una opinione generalmente positiva del regno e del personaggio di Ciro. Così lo descrive l’autore greco Senofonte nella sua Ciropedia:
«Ho pensato talvolta quanti regimi democratici sono stati abbattuti da chi preferiva qualunque altro regime piuttosto che la democrazia; e ancora quante monarchie e oligarchie sono state distrutte dalle fazioni popolari, e che, di quanti hanno tentato di farsi tiranni, alcuni furono fatti fuori immediatamente, altri invece – indipendentemente dalla durata del loro governo – sono stati ammirati come saggi e felici […] Considerando tutto questo mi ero convinto che un dato uomo su qualunque animale può governare fuorché su altri uomini. Ma quando ho riflettuto che c’era stato Ciro […] fui costretto a ravvedermi.»
Immagine d’apertura: tomba di Ciro a Pasargade in Persia, attuale Iran, oggi patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Bibliografia e fonti varie
- Kuhrt (2013), The Persian Empire: A Corpus of Sources from the Achaemenid Period
- Grayson (1975), Assyrian and Babylonian Chronicles
- Antonino Pagliaro, Ciro e l’Impero Persiano. Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1972
- «Cyrus», lemma dell’Encyclopaedia Iranica, vol. 6, London, Routledge, 1993.
- Erodoto, Storie.
- (DE) Josef Wiesehöfer, Kyros [2], in Der Neue Pauly, vol. 6, Stoccarda, Metzler, 1999, col. 1014–1017, ISBN 3-476-01476-2.
- (DE) Franz Heinrich Weißbach, Kyros 6), in Paulys Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, Supplementband IV, Stoccarda, 1924, col. 1129–1166.