Muore Theodore Roosvelt

Il 6 gennaio 1919 muore Theodore Roosevelt, 26esimo presidente degli Stati Uniti.

Nacque a New York il 27 ottobre del 1858, da una famiglia aristocratica, che era emigrata nel 1647 nel Nuovo Mondo dalla provincia olandese di Zealand del Regno dei Paesi Bassi. Il padre Theodore Roosevelt Sr. era un repubblicano progressista, come il piccolo Roosevelt Junior divenne in futuro, mentre la madre Martha Bulloch era una conservatrice convinta, cresciuta in una piantagione in Georgia. Il giovane Theodore soffriva di frequenti attacchi d’asma.

Nel 1876 si iscrisse alla facoltà di Legge dell’Università Harvard, distinguendosi per i risultati sportivi e scolastici. Qui ad Harvard cominciò a scrivere The Naval War of 1812, il primo di una serie di libri di successo, che ancora oggi viene considerato un classico della Storia Americana. Dopo la laurea soggiornò brevemente in Germania. Si iscrisse alla Columbia University (scuola di specializzazione in legge), ma la abbandonò dopo poco tempo per cominciare la propria carriera politica. Nel 1880 si unì al Partito Repubblicano.

In seguito ad un periodo autoimpostosi di isolamento nelle Badlands, in North Dakota, rinacque forte la passione per la politica, che lo spinse a ritornare nel 1881 a New York e a costruire la sua carriera politica. Nelle liste del Partito Repubblicano, nel 1882 fu eletto deputato del parlamento dello Stato di New York, mantenendo questa carica per altre due legislature. Tra il 1886 e il 1895 fu nominato membro e poi presidente della Commissione presidenziale per il Civil Service. Nel 1895 fu capo della polizia di New York City. Nel 1897, approdò nel circuito della Politica Nazionale, entrando a far parte dell’Amministrazione del Presidente William McKinley con la nomina ad Assistant Secretary della Marina Militare (incarico che poi sarà ricoperto, dal 1913 al 1920, anche dal suo lontano cugino e successore Franklin Delano Roosevelt). In seguito partecipò alla guerra ispano-americana guadagnandosi una reputazione da “eroe di guerra”. Nel 1898 si candidò per l’elezione a governatore dello stato di New York, che vinse per pochi voti. Due anni dopo, nel 1900, si candidò come vicepresidente degli USA, dando un notevole vigore alla campagna del candidato repubblicano (e presidente uscente) William McKinley.

Con l’assassinio del presidente McKinley (1901), Roosevelt divenne il 26º presidente degli Stati Uniti, non senza qualche preoccupazione dello stesso Partito repubblicano, che lo considerava un avventurista (un “maledetto cowboy”, nelle parole di un suo compagno di partito). Infatti, si dimostrò subito uno dei Presidenti più attivi e schietti della storia politica americana. Spinse subito su un programma progressista in economia, credendo che solo un deciso intervento dello Stato poteva aiutare il capitalismo americano a superare i suoi problemi strutturali. Famoso è un suo discorso del 1903, contro la politica economica del laissez faire, in cui richiamò le Great Corporations a operare in coordinamento con le istituzioni statali, nel quadro del capitalismo di Stato.

Fu confermato nella carica di Presidente, vincendo le elezioni del 1904. Ottenuto il nuovo mandato continuò a portare avanti una politica da un lato progressista– la sua fu, infatti, la prima amministrazione ad occuparsi seriamente del ruolo dei sindacati e delle politiche ambientali – dall’altro populista e spregiudicata: tentò di rinsaldare il proprio rapporto con l’opinione pubblica attraverso frequentissimi viaggi e comizi e con l’avvio di imponenti opere pubbliche e, con ordine presidenziale, istituì una pensione per tutti i veterani di guerra. Soprattutto, però, la sua azione politica fu caratterizzata da un fervente nazionalismo americano, che rivendicava un nuovo e preminente ruolo politico per gli USA in tutti gli affari mondiali. Fu, da questo punto di vista, uno dei maggiori promotori del nuovo ruolo imperialista degli USA, a livello mondiale, oltre i limiti usuali della sfera di influenza geopolitica nel solo continente americano. Tant’è vero che, quando scoppiò la Grande Guerra, si batté con forza per l′intervento bellico americano.

Tomba di Theodore Roosevelt e della seconda moglie Edith a Oyster Bay, Long Island.

Alle elezioni del 1908 non si ricandidò, decidendo di lasciare la presidenza al suo alleato politico Howard Taft.

Divenuto in seguito frustrato dal conservatorismo di Taft, tardivamente cercò di vincere la nomination repubblicana del 1912 alla presidenza. Fallì, se ne andò e fondò il nuovo Partito Progressista. Corse alle elezioni presidenziali del 1912 e la scissione permise al candidato democratico Woodrow Wilson di vincere le elezioni. Dopo la sconfitta, Roosevelt guidò una spedizione di due anni nel bacino amazzonico dove quasi morì di malattia tropicale. Durante la prima guerra mondiale, Theodore Roosevelt criticò Wilson per aver tenuto il paese fuori dalla guerra e la sua offerta di guidare volontari in Francia venne stata respinta. Roosevelt prese in considerazione l’idea di candidarsi di nuovo alla presidenza nel 1920, ma la sua salute continuò a peggiorare e morì nel 1919. Storici e scienziati politici lo classificano come uno dei più grandi presidenti della storia americana.

Morì per un’embolia il 6 gennaio 1919 a Sagamore Hill, Oyster Bay, New York e venne sepolto presso il Young’s Memorial Cemetery di Oyster Bay.

Immagine d’apertura: Theodore Roosevelt, foto del 1904

Bibliografia e fonti varie

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