Firenze, 27 settembre 2023 – Un progetto espositivo inedito intende gettare nuova luce sull’opera di Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960), mettendo in evidenza alcuni temi fondamentali della sua ricerca e della sua produzione artistica. Nasce così “Depero. Cavalcata fantastica”, in programma a Palazzo Medici Riccardi dal 28 settembre 2023 al 28 gennaio 2024, promossa dalla Città Metropolitana di Firenze, su progetto del Museo Novecento, curata da Sergio Risaliti e Eva Francioli, e organizzata da MUS.E.
Un’attenta selezione di opere consentirà di presentare per la prima volta in un’istituzione museale fiorentina il lavoro di questo indiscusso maestro dell’arte del Novecento, che ha saputo coniugare l’elemento popolare a una fervida immaginazione figurativa, la grafica da fumetto a quella dei cartoni animati, temi della contemporaneità a motivi tradizionali come quello del cavallo, che attraversa la storia dell’arte fin dall’antichità. La ricerca di nuove forme espressive si accompagna ad una grande curiosità nella sperimentazione di nuove tecniche, molte delle quali visibili in mostra, che l’artista padroneggia magistralmente: dai disegni ai collage, dai dipinti alle tarsie in panno, le opere di Depero anticipano molte delle innovazioni novecentesche.
Il progetto della mostra – che si inserisce nel calendario delle iniziative della Florence Art Week 2023 – nasce dalla presenza, nelle collezioni del Museo Novecento di Firenze, di Nitrito in velocità (1932), capolavoro dell’artista conservato nelle raccolte dei Musei Civici Fiorentini.
Il dipinto fu donato dall’ingegnere navale Alberto Della Ragione al Comune di Firenze all’indomani della terribile alluvione del 1966, insieme ad altre 240 opere della sua celebre collezione divenute poi il nucleo fondante dell’attuale Museo Novecento. L’opera, rivelatrice di un’apertura di Alberto Della Ragione alle sperimentazioni delle avanguardie circoscritta alle esperienze del cosiddetto Secondo Futurismo, si offre come pretesto per presentare a Firenze la carica innovativa di Fortunato Depero e della sua celebre produzione.
All’interno del palazzo dove i Medici ospitarono nel XV secolo gli innovatori del proprio tempo, vengono riunite per la prima volta 47 opere, tra cui alcuni capolavori provenienti dal Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che possiede una imponente collezione di opere che l’artista donò al Comune di Rovereto prima della sua morte, in parte esposte nella Casa d’Arte Futurista Depero.
“La storia del Futurismo è percorsa da tensioni che hanno coinvolto i suoi artefici da collocare, anche con responsabilità storiche puntuali, in un contesto preciso: il bellicismo e l’adesione al fascismo. Fortunato Depero appartiene a un movimento che ebbe contatti internazionali e trasversali, ad esempio con il futurismo russo, e le sue intuizioni e opere sono state foriere di maturazioni artistiche e comunicative affidate alla fruizione, alla contemplazione e, in alcuni casi, all’utilizzazione di tutti. Nell’ambizione della “ricostruzione futurista dell’universo”, che Depero e Balla desideravano “coloratissimo e luminosissimo” perché bisognava “portare l’arte nella vita”, Depero fu immaginifico e coloratissimo. Ha nobilitato l’incontro tra arte e pubblicità, bizzarria apparente nel design e nell’architettura, superando lungo la sua vita (1892-1960) la frontiera italiana ed esplorando con frutto, negli Stati Uniti (dove al contrario che in Italia i grattacieli erano già realtà), la passione originaria per la scultura e la pittura. La mostra che proponiamo in Palazzo Medici Riccardi ci aiuta ad entrare nel suo mondo che, senza saperlo, fa parte molto del nostro”, ha dichiarato il sindaco della Città Metropolitana di Firenze Dario Nardella.
“Fortunato Depero – ricorda Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – è uno dei massimi rappresentanti del Futurismo, tra le più importanti avanguardie del ventesimo secolo che, partendo dall’Italia, ha influenzato largamente il mondo dell’arte occidentale. Tra i protagonisti di quella rivoluzionaria avventura, assieme ad artisti e letterati del calibro di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini, nonché del fondatore Filippo Tommaso Marinetti, Depero esplorò le nuove possibilità del linguaggio plastico e visivo, finalmente liberato dai vincoli dell’Accademia e della tradizione figurativa, per indagare i nuovi orizzonti dell’arte in un’epoca di mutamenti scientifici, tecnologici e sociali tanto profondi quanto irreversibili. Depero non fu solo pittore di grande fantasia e immaginazione, ma grande genio creativo, poliedrico e a tutto tondo, in grado di spaziare tra scenografia, tessitura, design industriale e pubblicità. Possiamo quindi dire che abbia anticipato ricerche che si radicano financo nei nostri tempi, mostrando una vocazione, mai paga, alla riunificazione di arte e vita. In mostra vedremo opere straordinarie come I miei Balli Plastici che furono anche opera per il teatro; arazzi come Cavalcata Fantastica; testimonianze delle sue collaborazioni con Clavel e Casella e del suo interesse per il mito della velocità; la sua fascinazione, infine, per la grande metropoli di New York, in cui approdò intorno alla fine degli anni Venti.
Merita ricordare che questo progetto espositivo, come altri nasce, da una costola del Museo Novecento, che di Depero conserva un assoluto capolavoro, quel Nitrito in Velocità a cui viene oggi affiancato un disegno preparatorio di collezione privata. Ringrazio il Museo Mart di Rovereto e il suo presidente Vittorio Sgarbi per aver concesso importanti prestiti e i collezionisti privati che, con la loro generosità, hanno arricchito di valore scientifico questa mostra, la Città Metropolitana e tutti i suoi collaboratori per aver convintamente ospitato la Cavalcata fantastica di Fortunato Depero, assieme a tutto lo staff di MUS.E e del Museo Novecento”.
Prendendo spunto dalle due versioni del Nitrito in Velocità, la mostra si snoderà attraverso i diversi ambienti espositivi di Palazzo Medici Riccardi, dando vita a una vivace partitura cromatica concettualmente articolata attorno a tre nuclei tematici principali.
La prima parte della mostra sarà dedicata agli studi per scenografie, bozzetti e figurini, che nell’opera di Depero sono abitati da modernissimi pupazzi, burattini e marionette come quelli della Commedia dell’arte e del teatro di piazza. Le opere esposte consentiranno di interrogarsi su come le arti visive e le arti sceniche si siano reciprocamente influenzate negli anni delle avanguardie storiche e su come questo dialogo abbia rappresentato un fondamentale spunto anche per esperienze successive. Fondamentale in tal senso, per una città come Firenze, è ovviamente il rimando al Maggio Musicale Fiorentino e all’intenso dialogo da esso istituito con gli artisti visivi a partire dagli anni Trenta. Le collaborazioni teatrali di Depero furono intense e importanti, come quelle con i Ballets Russes dell’impresario Sergej Djaghilev, per il quale immaginò scene e costumi per Le chant du rossignol, tratto da una fiaba di Hans Christian Andersen, su musiche di Igor Stravinskij: progetto accantonato dall’impresario russo, forse anche per il carattere troppo rigido e complesso dei costumi che rischiava di intralciare i movimenti dei ballerini. Celebre è inoltre la sua produzione di teatro d’avanguardia I miei Balli Plastici che, nel 1918, andò in scena a Roma con automi in legno in sostituzione degli attori.
Una seconda parte della mostra sarà idealmente incentrata sulla lavorazione degli arazzi, attività che trova proprio a Firenze uno dei principali centri di diffusione. In mostra sarà possibile ammirare numerose “tarsie in panno”, tra cui spicca la maestosa Cavalcata Fantastica, espressione della grande varietà di tecniche esplorate dall’artista nel corso della sua vita.
Un’ultima sezione presenterà infine un approfondimento sui temi della meccanizzazione del movimento e sul mito del progresso, all’origine di molte opere di Depero, che nel 1915 dichiarò insieme a Balla, nel manifesto Ricostruzione futurista dell’universo: “Un’analogia profonda esiste fra le linee-forze essenziali della velocità e le linee-forze essenziali d’un paesaggio. Siamo scesi nell’essenza profonda dell’universo, e padroneggiamo gli elementi. Giungeremo così, a costruire l’animale metallico”. Il mito della velocità e della civiltà meccanica porta quindi l’arte e l’umanità a riconoscersi in una nuova era, fatta di potenza e vitalità meccanica.