Il 12 luglio del 100 a.c nasce Gaio Giulio Cesare, militare, politico, console, dittatore, oratore e scrittore romano, tra i personaggi più influenti nella storia umana.
Cesare nacque appunto il 13 luglio del 101 o il 12 luglio del 100 a.C. nella Suburra, un quartiere di Roma, da un’antica e nota famiglia patrizia, la gens Iulia, che, secondo il mito, annoverava tra gli antenati anche il primo e grande re romano, Romolo, e discendeva da Iulo (o Ascanio), figlio del principe troiano Enea, figlio a sua volta della dea Venere.
Il ramo della gens Iulia che portava il cognomen “Caesar” discendeva, secondo il racconto di Plinio il Vecchio, da un uomo venuto alla luce in seguito a un taglio cesareo (dal verbo latino ‘tagliare’, caedo, -ĕre, caesus sum, pron. ‘kae-do, ‘kae-sus sum). La Storia Augusta suggerisce invece altre tre possibili spiegazioni sull’origine del nome: che il primo Cesare avesse ucciso un elefante (caesai in berbero) in battaglia durante la prima guerra punica,[13] che fosse nato con una folta capigliatura (dal latino caesaries), oppure con occhi di colore celeste particolarmente vivo (dal latino oculis caesiis).
«Le congetture cui ha dato luogo il nome di Cesare, l’unico di cui il principe del quale racconto la vita si sia mai fregiato, mi sembrano degne di essere riferite. Secondo l’opinione dei più dotti e informati, la parola deriva dal fatto che il primo dei Cesari fu chiamato così per aver ucciso in combattimento un elefante, animale chiamato kaesa dai Mauri; altra opinione è che il termine derivi dal fatto che, per darlo a luce, fu necessario sottoporre la madre, che era morta prima di partorire, a un’operazione di parto cesareo. Si crede anche che la parola possa derivare dal fatto che il primo dei Cesari nacque con i capelli lunghi o dal fatto che aveva degli occhi celesti incredibilmente vispi. Bisogna comunque considerare felice la circostanza, quale che fu, che diede origine a un nome tanto famoso, che durerà in eterno.»
(Elio Sparziano, Historia Augusta, II,3)
Nonostante le origini aristocratiche la famiglia di Cesare non era ricca per gli standard della nobiltà romana, né particolarmente influente. Ciò rappresentò inizialmente un grande ostacolo alla sua carriera politica e militare, e Cesare dovette contrarre ingenti debiti per ottenere le sue prime cariche politiche. Inoltre, negli anni della giovinezza dello stesso Cesare, lo zio Gaio Mario si era attirato le antipatie della aristocrazia repubblicana (anche se successivamente Cesare riuscì a riabilitarne il nome) e questo metteva anche lo stesso Cesare in cattiva luce agli occhi degli optimates, la fazione della politica romana allienata con gli interessi dell’aristocrazia senatoria, opposta ai populares, fazione più in sintonia invece verso le richieste della plebe e a cui Cesare apparteneva.
Tra il 69 e il 58 a.c Cesare riuscì gradualmente a fare carriera nella politica romana, arrivando a ricoprire il titolo di console, fino a quando nel 58 a.c ottenne dai suoi sodali politici Pompeo e Crasso di essere inviato in Gallia, che nel giro di 8 anni conquistò. Al ritorno dalla Gallia, attraversò il Rubicone con le sue legioni, dichiarando guerra alla Repubblica romana e dando così avvio alla guerra civile, pronunciando la celebre frase “alea iacta est”(il dado è tratto). Sconfisse i repubblicani guidati dal suo ex alleato politico Pompeo nella battaglia di Farsalo in Grecia. Recatosi in seguito in Egitto, Cesare si schierò con Cleopatra nella disputa tra lei e il fratello Tolomeo per il trono del regno ellenistico d’Egitto e avviò una relazione con la regina, portando l’Egitto nella sfera di influenza romana. Tornato a Roma, con l’assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e del governo, riorganizzando e centralizzando la burocrazia repubblicana. Il suo operato provocò la reazione dell’aristocrazia senatoria, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui uccidendolo, alle Idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo 44). Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità. L’eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da Ottaviano Augusto, suo pronipote e figlio adottivo.
Immagine d’apertura: busto di Cesare esposto ai Musei Vaticani
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