Il 23 novembre 1913 nasce il Federal Reserve System, conosciuto anche come la Federal Reserve, la odierna banca centrale degli Stati Uniti.
La prima istituzione statunitense che abbia svolto le funzioni di banca centrale fu la Prima banca degli Stati Uniti d’America, autorizzata dal Congresso e promulgata dal Presidente George Washington nel 1791, su sollecitazione di Alexander Hamilton. L’istituzione fu approvata nonostante la forte opposizione di Thomas Jefferson e James Madison, fra gli altri. La concessione aveva durata ventennale e spirò nel 1811 durante la presidenza di Madison, in quanto il Congresso rifiutò di rinnovarla. Nel 1816, dopo la Guerra anglo-americana, Madison ricostituì una banca centrale, la cosiddetta Seconda banca degli Stati Uniti, soprattutto per mettere fine all’inflazione galoppante seguita alla Guerra. L’istituto aveva una concessione ventennale. Nel 1836 sotto la presidenza Jackson la concessione non fu rinnovata.
Nel 1908, in conseguenza del cosiddetto “panico del 1907“, il Congresso degli Stati Uniti emanò l’Aldrich–Vreeland Act, che prese provvedimenti per una valuta d’emergenza e costituì una commissione, la National Monetary Commission, per studiare una riforma monetaria. La National Monetary Commission produsse fino al 1911 una notevole quantità di studi e analisi sul sistema monetario e finanziario statunitense e sui sistemi monetari e sulle banche centrali presenti nei vari paesi dell’epoca. La Commissione avanzò diverse proposte per l’introduzione di una istituzione che avesse il compito di prevenire e contenere eventuali crisi finanziarie.
Benché in precedenza contrastata dal Partito Democratico, quando i democratici, nel novembre 1912, vinsero le elezioni sia al Congresso che per la Casa Bianca, il nuovo presidente Woodrow Wilson ritenne che la proposta di Aldrich richiedesse poche modifiche. La proposta di Aldrich divenne così la base per il Federal Reserve Act del 1913. La principale differenza fra i due testi stava nel fatto che il controllo passava dal Board of Directors (ribattezzato Federal Open Market Committee nel Federal Reserve Act) al Governo. La Fed fu così istituita con l’approvazione del Federal Reserve Act del 23 dicembre 1913 dal Congresso degli Stati Uniti e iniziò le sue operazioni nel 1916.
Il difficile dibattito al Congresso per l’approvazione del Federal Reserve Act e la diffidenza da parte dei politici verso soluzioni troppo accentrate determinarono una soluzione legislativa di compromesso che diede vita a una struttura del Federal Reserve System articolata in modo da poter ricevere impulso da tutte le parti del paese e da mantenere una conformazione federale. L’organizzazione era costituita da una banca centrale con sede a Washington e da quindici banche regionali. La nuova istituzione era posta sotto l’autorità del Governo, che nominava come membri del Federal Reserve Board il Segretario al Tesoro e il Comptroller of the Currency.
Quando scoppiò la crisi del 1929, la Federal Reserve perseguì erroneamente una politica monetaria restrittiva, che aggravò le conseguenze della depressione. Infatti, dopo il crollo della Borsa nell’ottobre 1929, la Fed continuò a contrarre l’offerta di moneta e rifiutò di salvare le banche in difficoltà a causa del “bank run”. La crisi aveva mostrato i limiti del sistema. Conseguentemente il Banking Act del 1935 trasformò il Federal Reserve Board in Board of Governors, che acquisì un potere di controllo sulle banche regionali. Venne inoltre istituito il Federal Open Market Committee, il comitato che decide la politica monetaria e in particolare regolamenta i tassi d’interesse
Il sistema monetario internazionale creato con gli accordi di Bretton Woods dava al dollaro ed alla Federal Reserve il ruolo di perno del sistema. Infatti il nuovo sistema, detto anche Gold-Exchange Standard era basato su una sola moneta, il dollaro statunitense: tutte le altre monete erano definite in dollari e solo il dollaro era definito in oro. Il riferimento all’oro nel rapporto di 35 dollari per un’oncia d’oro, presupponeva che non ci sarebbe stato uno scivolamento incontrollato da parte della Federal Reserve e che essa avrebbe cercato di mantenere il valore reale della propria moneta.
Le registrazioni dello scandalo Watergate rivelarono che il presidente della Fed, Arthur Burns, operava in modo strumentale rispetto al presidente Richard Nixon: per favorire la rielezione di Nixon nel 1972 aveva attuato una politica monetaria espansiva, che aveva favorito una temporanea crescita economica. A questa, tuttavia, era seguita una forte inflazione (12%) e poi una pesante recessione. I danni causati all’economia dall’uso politico della leva monetaria portarono ad una completa trasformazione nei rapporti fra politica e autorità monetaria, e crearono il consenso per l’autonomia della banca centrale dalla politica. La riforma della Banca fu attuata mediante il Federal Reserve Reform Act del 1977 e lo Humphrey–Hawkins Full Employment Act del 1978. Con queste leggi venne introdotto l’obbligo di relazioni trimestrali al Congresso circa l’ammontare degli aggregati monetari e creditizi previsti per i successivi dodici mesi. Inoltre, il Board of Governors fu d’allora in poi obbligato a consegnare due volte all’anno al Congresso una relazione circa la propria politica monetaria. Ma soprattutto con questa riforma furono indicati alla Fed degli obiettivi propri e svincolati dalla politica economica del Governo: la stabilità dei prezzi e la crescita nel lungo periodo.
Immagine d’apertura: sede della Fed a Washington D.C
Bibliografia e fonti varie
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