L’11 luglio 1899 a Palazzo Bricherasio a Torino viene sottoscritto l’atto di “Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili – Torino“, il quale sancisce la nascita della FIAT
Marchio automobilistico di FCA Italy, a sua volta facente parte dal 2014 del gruppo industriale Fiat Chrysler Automobiles, la FIAT(acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino) ha una lunga storia. Fondata come casa produttrice di automobili, per poi sviluppare la propria attività in numerosi altri settori, dando vita a quello che sarebbe diventato il più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano del XX secolo, oltreché la prima holding del Paese, e, limitatamente al settore automobilistico, la maggior casa produttrice del continente europeo e terza a livello mondiale, dopo le statunitensi General Motors Co. e Ford Motor Co., per un ventennio, fino allo scoppio della crisi dell’industria automobilistica torinese iniziata alla fine degli anni ottanta.
L’idea di produrre automobili su scala industriale era venuta agli amici Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti (già fondatori dell’ACI Automobile Club d’Italia) che avevano precedentemente costituito e finanziato la “Accomandita Ceirano & C.“, finalizzata alla costruzione della “Welleyes“, un’automobile progettata dall’ing. Aristide Faccioli e costruita artigianalmente da Giovanni Battista Ceirano. Visto il successo ottenuto dalla “Welleyes” alla sua presentazione, Bricherasio e Gatti proposero a un gruppo di conoscenti di acquisire le esperienze, le maestranze e la competenza della “Accomandita Ceirano & C.” per trasferirle su scala industriale, come già avveniva nella fabbriche dell’Europa settentrionale. Oltre ai due promotori, si mostrarono disposti a partecipare altri ricchi industriali e possidenti, come il conte Roberto Biscaretti di Ruffia, il marchese Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, il banchiere e industriale della seta Michele Ceriana Mayneri, l’industriale della cera Michele Lanza. il giorno precedente alla costituzione della società, Michele Lanza decise di ritirarsi, abbandonando il sodalizio FIAT. Lanza aveva già realizzato in proprio, nel 1895, una delle prime automobili italiane e, ben conoscendo le difficoltà tecniche a cui si andava incontro, riteneva inopportuno escludere Giovanni Battista Ceirano dalla società, principale esperto meccanico, per mere questioni di rango. Parte della quota azionaria destinata a Lanza venne assunta dal possidente Giovanni Agnelli, coinvolto in extremis dall’amico ed ex commilitone Scarfiotti, mentre la rimanente quota azionaria venne sostenuta dal Banco di Sconto e Sete.
Dopo un primo periodo di difficile sviluppo, segnato da diverse ricapitalizzazioni e da modifiche nella composizione del capitale azionario (non sempre in maniera pacifica ma anche sfociate in processi clamorosi per l’epoca), la proprietà della casa automobilistica viene assunta quasi integralmente da Giovanni Agnelli, che diventerà senatore durante il Fascismo e resterà a capo dell’azienda sino al termine della seconda guerra mondiale. Dopo aver rischiato di perdere la proprietà dell’azienda per la propria compromissione con il regime fascista, Agnelli passa il comando a Valletta, essendo morto in un incidente aereo l’unico figlio maschio, Edoardo. Valletta resse l’azienda fino al 1966, quando subentrò Gianni Agnelli, l’erede, il quale rimase presidente della società fino al compimento dei 75 anni, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza. La carica venne assunta prima (1996) dall’ex amministratore delegato Cesare Romiti e poi (1998) dal genovese Paolo Fresco, in arrivo dagli Stati Uniti, ex vicepresidente della General Electric. La crisi del gruppo portò il fratello Umberto alla presidenza (2003) e dopo la morte di Umberto fu la volta (2004) di Luca Cordero di Montezemolo. L’erede designato dalla famiglia Agnelli, John Elkann, fu nominato vice presidente all’età di 28 anni e altri membri della famiglia entrarono a far parte del consiglio di amministrazione. L’Amministratore Delegato, Giuseppe Morchio, dimissionario, venne sostituito da Sergio Marchionne, dal primo giugno 2004.