90 casi dei quali il 40% si è rivelato mortale. Come ogni mercoledì dall’11 settembre, l’Agenzia regionale di sanità ha pubblicato sul suo sito il monitoraggio aggiornato dei casi di New Delhi negli ospedali toscani. Tra novembre 2018 e il 22 settembre 2019, i batteri NDM sono stati isolati nel sangue di 102 pazienti. I casi sono risultati letali nel 37% dei pazienti con sepsi, percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici. Questi i dati del monitoraggio nelle due settimane precedenti. 11 settembre: 75 casi, 40% di decessi; 18 settembre: 90 casi, 40% di decessi.
«La Regione Toscana ha individuato immediatamente il batterio New Delhi nei pazienti degli ospedali toscani e messo in atto con tempestività tutte le misure necessarie per fronteggiarlo. Non abbiamo sottovalutato neanche per un minuto ciò che stava accadendo, e la struttura regionale si è mossa con i tempi e le procedure previste dall’Oms e dal Ministero. Nessun ritardo, dunque, e il Ministero si è mosso proprio a seguito delle segnalazioni della Regione Toscana», ha intanto riferito l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, in una comunicazione al Consiglio Regionale sul batterio New Delhi.
Nella comunicazione, l’assessore Saccardi ha ricordato che il fenomeno dell’antibiotico resistenza e’ un problema globale. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) – ha ricordato – stima che nel 2015 nei Paesi dell’Unione Europea si siano verificati più di 670.000 casi di infezioni da germi antibiotico-resistenti. I dati di Eurosurveillance 2014-2017 dicono che in Italia, in tutte le regioni, siamo di fronte a una diffusione endemica di queste infezioni. E gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CRE), come il New Delhi, sono tra i batteri multiresistenti più problematici perché presentano una resistenza estesa alla maggior parte degli antibiotici e hanno la capacità di diffondersi rapidamente a livello delle strutture assistenziali e di causare infezioni invasive gravate da elevati tassi di letalità (in media attorno al 40%).
Detto questo, però, «la psicosi che si è creata non ha ragion d’essere», ha chiarito l’assessore: «I comuni cittadini non corrono nessun rischio nel nostro territorio. La Klebsiella (batterio intestinale che può attivare meccanismi di antibioticoresistenza; uno di questi meccanismi è il New Delhi) è un batterio che vive comunemente nell’intestino dell’uomo ed è un cosiddetto patogeno opportunista, cioè un microrganismo che non infetta, a meno che non siano presenti condizioni particolari, come un abbassamento delle difese immunitarie. Non devono essere messe in atto strategie specifiche per la prevenzione dello sviluppo di batteri NDM se non le comuni regole igieniche della vita quotidiana e l’uso corretto degli antibiotici – ha proseguito – Se vogliamo quindi usare il termine “superbatterio” – ha precisato Saccardi – dobbiamo dire che in Italia, basandoci su dati probabilmente sottostimati, troviamo un “superbatterio” ogni tre emocolture di Klebsiella. Parliamo di migliaia di casi in Italia ogni anno».
Di fronte al New Delhi, la Regione si è mossa con tempestività, ha informato l’assessore: «Il sistema di monitoraggio delle resistenze antibiotiche in Regione Toscana (rete SMART: Sorveglianza microbiologica e dell’antibioticoresistenza Rete Toscana) è attivo da anni ed è considerato tra i più performanti, e la Toscana è identificata come una delle tre regioni (con Campania ed Emilia-Romagna) ad aver attivato da alcuni anni un proprio sistema di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza che coinvolge tutti o una elevata percentuale dei laboratori ospedalieri e dunque capace di fornire dati di popolazione utili a promuovere il monitoraggio e azioni di contrasto a livello locale».
Grazie a questo sistema, la Toscana è stata subito in grado di rilevare i casi, identificando i portatori al momento del ricovero in ospedale. Il problema è stato riportato immediatamente al Tavolo regionale PNCAR (Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza) a partire dal marzo 2019, a seguito della segnalazione da parte di alcune Microbiologie, e, conseguentemente, sono state allertate le direzioni sanitarie. È stato avvertito il Ministero ed è stata costituita un’Unità di crisi regionale, tuttora attiva, della quale fanno parte professionisti esperti in materia di infezioni correlate all’assistenza, che ha prodotto indicazioni che sono state anticipate alle aziende intereressate e successivamente formalizzate nel decreto del luglio scorso. Indicazioni che riguardano lo screening, la gestione dei pazienti, i protocolli terapeutici, i criteri per la diagnostica microbilogica, la pulizia ambientale.