Nilde Iotti presidente della Camera

Il 20 giugno 1979 l’Onorevole Nilde Iotti, deputata del Partito Comunista Italiano, è la prima donna a essere eletta presidente della Camera dei Deputati.

Nilde Iotti, all’anagrafe Leonilde Jotti, nata il 10 aprile 1920 da un ferroviere e sindacalista socialista, Egidio, licenziato a causa del suo impegno politico, visse gli anni dell’adolescenza in un contesto di forti difficoltà economiche. Rimasta orfana del padre nel 1934, poté proseguire gli studi grazie a borse di studio che le permisero di iscriversi all’Università Cattolica di Milano, ove ebbe tra i suoi professori Amintore Fanfani, terminando gli studi con una laurea in lettere nel 1942. In conformità alle regole della leva fascista, il 5 ottobre 1942 venne iscritta al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione all’epoca indispensabile per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico.

A seguito della situazione in cui era precipitata l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 prese forma in Nilde Iotti l’interesse verso la politica, che la portò ad avvicinarsi al PCI e a partecipare alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di staffetta porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventandone un personaggio di primo piano. Eletta nel dopoguerra presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia, nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano, aderendovi poco dopo. Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione.

Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999. Nei primi decenni successivi il suo impegno principale risultò essere la riforma delle norme civili, quali l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico e nel successivo mantenimento attuato col referendum abrogativo del 1974. Alla fine degli anni ’70, nel clima di distensione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, maturò la proposta di eleggere Nilde Iotti come prima donna presidente della Camera. All’apertura della VIII legislatura, le forze politiche concordarono sulla necessità istituzionale di eleggere un appartenente dell’opposizione alla terza carica dello Stato. Al rifiuto di Pietro Ingrao di proseguire nel ruolo istituzionale, la scelta ricadde su Nilde Iotti, eletta al primo scrutinio con 433 voti favorevoli su 615 votanti. Durante il suo discorso di insediamento, in cui pose al centro la figura della donna nella società, l’imparzialità politica e le misure necessarie per combattere il terrorismo, Iotti commentò così l’essere la prima donna eletta presidente della Camera: «Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione».

Nilde Iotti venne in seguito rieletta alla presidenza della Camera per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992. Nessuno nella storia d’Italia ha ancora raggiunto il suo primato, esercitato coniugando alla guida imparziale della Camera una strenua difesa del parlamentarismo.

Nel 1987 ottenne un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si concluse senza esiti; fu la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla Presidenza del Consiglio.

Il 18 novembre 1999 la Iotti rinunciò a tutti gli incarichi a causa di gravi problemi di salute. La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso. Morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, presso Roma. Alla sua morte furono tenuti funerali di Stato con rito civile. È oggi sepolta presso il Cimitero del Verano di Roma (Famedio del PCI, Nuovo Reparto, riquadro 8 distinti, entrata Portonaccio).

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