In panchina con i compagni di squadra e senza allenatore, già espulso, ha rivolto diverse offese razziste all’arbitro. È successo sabato 18, a Prato, nel corso della partita Prato-Maliseti, valida per il campionato Esordienti del comitato provinciale. Un campionato per piccoli, piccolissimi calciatori. Eppure, quel che si sente in giro, complice il clima esasperato del mondo pallone e nelle nostre città.
Lui, un calciatore del Prato del quale omettiamo il nome, ha appena 11 anni. Il giudice sportivo, pur infliggendoli una squalifica ridotta a causa dell’età, ci è andato giocoforza pesante. Il giovane calciatore non potrà tornare in campo prima del 23 gennaio 2015. E dire che l’arbitro lo aveva perdonato, chiudendo un occhio e le orecchie, in più di un’occasione. Lo si evince dalla motivazione, sulla base del referto dello stesso arbitro, del giudice sportivo.
Grave e segno di un clima avvelenato che si respira ogni giorno, il comportamento del baby calciatore era è sopportato a lungo dal direttore di gara. Alla fine,a forza di sentirsi offendere per il colore della sua pelle, l’arbitro è andato alla panchina, dove era seduto il giocatore, e ha estratto il cartellino rosso in faccia all’undicenne.
Nel comunicato ufficiale della Federcalcio si legge: “Dalla panchina rivolgeva ripetute offese razziste nei confronti del D.G. Sanzione determinata, considerata la giovane età del calciatore”.
Nella stessa partita, vinta per altro dalla squadra del piccolo giocatore in vena di offese gratuite e stupide (3 a 2 per il Prato il risultato finale), era stato – come detto – espulso il tecnico del Prato, Cristiano Fallani. Lunga la squalifica, fino al 22 dicembre, perché, si legge, “alla notifica del suo allontanamento per proteste e per essere entrato in campo indebitamente lo abbandonava solo dopo due minuti, tenendo così, un comportamento diseducativo vista la categoria”. Il tutto in un campionato nel quale la classifica, che vede il Prato all’ultimo posto nonostante le vittorie sul campo, è dettata dal fair play.
Un doppio brutto episodio al quale, come si suol dire e bisogna pur ripetere, non vorremmo mai più assistere.
Duole semmai constatare i due pesi e le due misure utilizzate nei confronti del presidente federale Carlo Tavecchio, squalificato per diversi mesi dall’Uefa per la nota battuta su chi “mangia le banane” ma mai sanzionato dallo sport italiano, e i giusti due mesi inflitti al piccolo calciatore del Prato. Lui, che ha 11 anni, avrà se non altro tempo di riflettere e rimediare.
Offese razziste all'arbitro, squalificato ragazzino di 11 anni
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