Mentre mi accingevo a proseguire la mia passeggiata verso il centro di Lodi, decisi di passare per via Agostino Bassi.
Qualcosa di surreale mi pervase immediatamente, sulla mia destra l’ingresso del museo di Paolo Gorini aveva attirato la mia attenzione. Nello stabile collegato al vecchio ospedale, avevano allestito la sala dei reperti anatomici del cosi detto Mago di Lodi chiamato anche “Il pietrificatore”.
Avevo già sentito parlare di quel personaggio un po’ misterioso ma fino ad ora non avevo mai avuto interesse nel sondare quel terreno fatto di esperimenti sull’imbalsamazione dei corpi.
Era un sabato pomeriggio d’inverno, la giornata era cupa, oscurata da una sottile pioggia che ne rattristava, ma allo stesso tempo ne rendeva affascinante l’atmosfera. Come dicevo prima, vidi l’insegna del museo che magicamente catturò la mia attenzione e alcune ombre, come fantasmi ondeggianti, erano visibili sulle pareti all’interno delle finestre che, anche se debolmente illuminate, ne amplificavano la mia curiosità facendomi varcare la soglia del museo in modo irrefrenabile come ipnotizzato. Avvertivo dentro di me una sensazione di angoscia mista a curiosità. Che cosa nascondeva la collezione anatomica dell’imbalsamatore? E soprattutto a chi appartenevano i corpi pietrificati rinchiusi nelle teche del museo?
Massimiliano Brugnoli
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