Trionfi e sconfitte e su tutto lo scorrere della vita, sul rettangolo di gioco e nelle attività quotidiane. Paolo Rossi, il Pablito del mundial spagnolo del 1982, parlerà delle sue domenica 10 marzo alle 11, al Centro Pecci di Prato. Lo farà sotto un’opera d’arte, l’installazione Triumph di Alexandra Mir, con Daniele Manusia e Emanuele Atturo.
Quella di Paolo Rossi è una storia cominciata a proprio Prato, dove è nato, e passata presto sui campi di calcio di Vicenza, Perugia, Torino (sponda bianconera) e soprattutto di Spagna, dove spinse l’Italia a vincere il Campionato del mondo di calcio. Di lui sanno molto, ma non tutto, gli sportivi italiani. E se lo ricordano bene gli appassionati di calcio, e che appassionati, brasiliani. Perché Paolo Rossi fu autore di tre goal in un botto solo che fecero esultare decine di milioni d’italiani e piangere incredulo un numero ancora maggiore di brasiliani.
Quella di Paolo Rossi è la storia di un’ascesa, dai campetti di Prato e di Firenze fino alla guida dell’attacco del Lanerossi Vicenza delle sorprese, secondo in serie A alle spalle della Juve, comproprietaria del suo cartellino, con lui, il numero 9, nei panni di capocanniere della massima serie. Il biancorosso del Vicenza, prima la B e poi la A, e l’azzurro della Nazionale di Bearzot per la splendida missione in Argentina (quarto posto con un pizzico d’ingenuità) fino alla caduta nella squalifica per tre anni (in primo grado poi ridotti a due) a seguito della vicenda del calcioscommesse del 1980. Vicenda pesante, una caduta non voluta (peraltro nella partita che per l’accusa Rossi e altri avrebbero venduto, Pablito segnò una doppietta) ma di certo dolorosa. A seguire, la rinascita: scudetto con la Juventus, titolo di capocannoniere e di campione del mondo al Mondiale spagnolo del 1982, coppe, pallone d’oro e primati che reggono ancora.
Considerato il 42° calciatore più forte del XX secolo dalla rivista World Soccer, di sconfitte e di vittorie, sportive e nella vita, Paolo Rossi parlerà appunto sotto l’installazione Triumph, al Centro Pecci di Prato, primo di tre ospiti. Altre due conversazioni, da qui a fine mese, sono infatti in programma, una con Yuri Chechi e l’altra con Christian Giagnoni.