Il Tribunale di Roma – IV Sezione Lavoro –ha emesso una significativa sentenza in merito all’obbligo di Poste Italiane a trattenere, dalle buste paga dei propri dipendenti, le quote sindacali e «dichiara il diritto di Confintesa Poste di conseguire il pagamento della quota associativa mediante trattenuta sulla retribuzione mensile dei propri associati ed il corrispondente obbligo di Poste Italiane Spa di effettuare la relativa trattenuta sulla retribuzione mensile dei dipendenti associati all’O.S. ricorrente nonché di versare la somma trattenuta in favore di Confintesa Poste».
Poste Italiane si riteneva non obbligata (mal consigliata?) a trattenere le quote sindacali dei propri dipendenti a favore di Confintesa e di conseguenza al versamento delle relative quote a Confintesa.
Il segretario di Confintesa Poste, Vincenzo Cerullo, proponeva ricorso al giudice del lavoro di Roma denunciando il comportamento antisindacale di Poste Italiane e l’otto aprile, a due anni dal ricorso, è giunta la sentenza che obbliga Poste Italiane ad effettuare le ritenute ai dipendenti associati e al relativo versamento di dette trattenute in favore di Confintesa Poste.
Il segretario generale di Confintesa, Francesco Prudenzano, si è dichiarato «soddisfatto di questo pronunciamento che mette la parola fine all’ostracismo posto in essere da alcune aziende, pubbliche e private, nei confronti di Confintesa e spera che, alla luce di questa sentenza, cadano gli alibi di chi ha cercato di impedire il normale svolgimento delle relazioni sindacali all’interno delle imprese italiane impedendo agli associati di Confintesa di esercitare un loro diritto».
Una politica più attenta dovrebbe far cadere quel pietoso velo di protezionismo sindacale e all’occorrenza ascoltare le varie istanze.
Alfredo Magnifico