Il 14 luglio 1789 avviene la presa della Bastiglia da parte dei rivoltosi parigini: è l’inizio della Rivoluzione Francese
La convocazione degli Stati Generali a Versailles il 5 maggio 1789 per cercare di sanare la difficile crisi politica, sociale ed economica in cui versava la Francia, animò nei mesi seguenti il dibattito politico che si estese fino ai salotti e alle piazze della capitale, a tal punto da indurre il re Luigi XVI a schierare i suoi soldati attorno a Versailles, Parigi, Sèvres e Saint-Denis. Sabato 11 luglio, il Ministro delle Finanze Jacques Necker venne destituito dal re, essendosi guadagnato l’inimicizia da parte della corte per aver manifestato in parecchie occasioni idee filo-popolari.
Domenica 12 luglio, la popolazione di Parigi, che da mesi viveva in stato di povertà e con la paura che una grave carestia colpisse da un momento all’altro il Paese, venne a conoscenza della destituzione di Necker e organizzò una grande manifestazione di protesta, durante la quale furono portate statue raffiguranti i busti di Necker e del Duca d’Orléans. Camille Desmoulins, secondo François-Auguste Mignet, aizzò la folla salendo su un tavolo con la pistola in mano ed esclamando: «Cittadini, non c’è tempo da perdere; la dimissione di Necker è l’avvisaglia di un San Bartolomeo per i patrioti! Proprio questa notte i battaglioni svizzeri e tedeschi lasceranno il Campo di Marte per massacrarci tutti; una sola cosa ci rimane, prendere le armi!».
Alcuni soldati tedeschi (l’esercito di Luigi XVI comprendeva anche reggimenti stranieri, più obbedienti al re rispetto alle truppe francesi), ricevettero l’ordine di caricare la folla, provocando diversi feriti e distruggendo le statue. Il dissenso dei cittadini aumentò a dismisura e l’Assemblea Nazionale avvertì il re del pericolo che avrebbe corso la Francia se le truppe non fossero state allontanate, ma Luigi XVI rispose che non avrebbe cambiato le sue disposizioni.
La mattina del 13 luglio, 40 dei 50 ingressi che permettevano di entrare a Parigi vennero dati alle fiamme dalla popolazione in rivolta. I reggimenti della Guardia francese formarono un presidio permanente intorno alla capitale, sebbene molti di questi soldati fossero vicini alla causa popolare. I cittadini cominciarono a protestare violentemente contro il governo perché riducesse il prezzo del pane e dei cereali e saccheggiarono molti luoghi sospettati di essere magazzini per provviste di cibo; uno di questi fu il convento di Saint-Lazare (che fungeva da ospedale, scuola, magazzino e prigione), dal quale vennero prelevati 52 carri di grano.
In seguito a questi disordini e saccheggi, che continuavano ad aumentare, gli elettori della capitale (gli stessi che votarono durante le elezioni degli Stati generali) si riunirono in assemblea elettorale al Municipio di Parigi e decisero di organizzare una milizia cittadina che garantisse il mantenimento dell’ordine e la difesa dei diritti costituzionali (due giorni dopo, con Gilbert du Motier de La Fayette, venne denominata Guardia Nazionale). Ogni uomo inquadrato in questo gruppo avrebbe portato, come segno distintivo, una coccarda con i colori della città di Parigi (blu e rosso). Per armare la milizia, si cominciò a saccheggiare i luoghi dove si riteneva fossero custodite le armi.
La mattina di martedì 14 luglio, gli insorti attaccarono l’Hôtel des Invalides con l’obiettivo di procurarsi armi, impossessandosi così di circa 28.000 fucili e qualche cannone, ma non trovarono la polvere da sparo e decisero di assaltare la prigione-fortezza della Bastiglia. vista dal popolo come un simbolo del potere monarchico. Gli elevati costi di mantenimento di una fortezza medievale così imponente, adibita all’epoca a una funzione limitata come quella di carcere, portò alla decisione di chiudere i battenti e probabilmente fu per questo motivo che il 14 luglio gli alloggi della prigione erano praticamente vuoti. La guarnigione della fortezza era composta da 82 invalidi, soldati veterani non più idonei a servire in combattimento, ai quali il 7 luglio si aggiunsero 32 guardie svizzere comandate dal luogotenente Ludwig Ignaz von Flüe. Il governatore della prigione (figlio di un precedente governatore) era il marchese Bernard-René Jourdan de Launay. Nonostante un tentativo di mediazione, alla fine si arrivò allo scontro che si risolse in favore dei rivoltosi solo grazie all’arrivo di un gruppo di 61 guardie francesi disertrici, comandate dai sottotenenti Pierre-Augustin Hulin e André Jacob Elié, che portarono 6 cannoni, presi dalla loro caserma, cambiando le sorti dello scontro puntando l’artiglieria contro le porte e i ponti levatoi.
I prigionieri trovati all’interno della fortezza e rilasciati furono sette: quattro falsari, due malati mentali e un libertino; dopo la liberazione i quattro falsari fecero perdere le proprie tracce mentre gli altri furono portati in trionfo per la città, ma i due malati mentali, il giorno dopo, furono rinchiusi nell’ospizio di Charenton. Fino a pochi giorni prima, nella Bastiglia, era stato rinchiuso anche il marchese Donatien Alphonse François de Sade, che infiammò gli animi dei suoi concittadini descrivendo, con particolari raccapriccianti e fantasiosi, le torture che lì si eseguivano; venne trasferito al manicomio di Saint-Maurice il 4 luglio.