L’ultima delibera dell’assemblea dell’Autorità Idrica Toscana in conferenza territoriale n.3 spalanca le porte del servizio alla speculazione finanziaria con la scelta di una gestione pubblico-privata. Una scelta simile risulta non solo dannosa per il servizio pubblico e per le ricadute economiche sulle tariffe, ma rimangia le decisioni della stessa conferenza territoriale del 2018 e del 2020, per una gestione interamente pubblica ed in house dell’acqua.
I rappresentanti dei comuni serviti da Publiacqua – che sono controllori decidenti, ma anche controllati in quanto soci azionari, in una congestione da conflitto d’interessi – hanno formalizzato ufficialmente questo orientamento, con l’intento di superare “vincoli e limitazioni di un affidamento a società in house”(!) come si legge nella nota e “sviluppare e sfruttare i <<benefici effetti>> delle sinergie con gli altri soggetti pubblici o a prevalente capitale pubblico che operano nel medesimo territorio gestendo altri servizi di pubblica utilità, così come previsto negli atti di costituzione approvati dagli stessi comuni della cosiddetta Multitutility Toscana”.
Questa decisione sbugiarda platealmente le promesse elettorali del sindaco Biffoni, fra gli altri del PD, così come il programma della sua Giunta pratese, tradendo quindi il suo mandato.
Chissà cosa risponderanno consigliere e consiglieri di maggioranza nella prossima commissione consiliare sulla proposta di revoca in autotutela di quest’operazione scriteriata.
Evidentemente ripensamenti e cambi di programma sono all’ordine del giorno.
Intanto si allarga il fronte dei contrari alla quotazione in Borsa, con la CGIL Toscana che ribadisce la sua avversità al progetto di speculazione finanziaria, soprattutto dopo l’ultimo incontro fra il segretario generale Rossano Rossi, affiancato da Fabio Berni e Maurizio Brotini, e i rappresentanti dei comitati del Coordinamento regionale NO Multiutility.
Di fronte alla svendita del servizio pubblico per garantire extraprofitti agli azionisti, a carico delle bollette della cittadinanza ed a scapito degli investimenti per la manutenzione degli impianti, con il rischio di danno erariale per la perdita patrimoniale, che l’aggregazione in Multiutility Toscana porterebbe in dote a tutti i comuni – eccetto ovviamente quello di Firenze – non bastano perciò buoni auspici e dichiarazioni ipocrite sentite finora.
Con il sostegno della commissione affari istituzionali alla proposta di revoca della petizione STOP MULTIUTILITY, il Consiglio comunale avrebbe l’occasione di esprimersi in modo pienamente consapevole su un’iniziativa civica e dopo una discussione più approfondita e meditata, non certo paragonabile al blitz istituzionale della giunta Biffoni
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