Bozza decreto Epr nel tessile, le osservazioni del Corertex
Il Consorzio chiede al Mase di migliorare il sistema e non di rifondarlo. “Necessaria una corretta distribuzione del contributo ambientale”
Anche il Corertex, il Consorzio per il riuso e il riciclo tessile ha inoltrato le proprie osservazioni al ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica in merito alla bozza di decreto sulla responsabilità estesa del produttore in ambito di rifiuti tessili. Osservazioni inviate grazie alla collaborazione con Astri, l’associazione tessile riciclato italiana. Un provvedimento atteso da tempo nel distretto di Prato e che adesso si avvicina a una definizione. Ricordiamo che nel perimetro della bozza di decreto rientrano abbigliamento, accessori e tessili per la casa come tovaglie o lenzuola.
La bozza, che già a livello nazionale ha suscitato un acceso dibattito fra i vari attori della filiera, viene definita dal presidente del Corertex, Raffaello De Salvo “un buon inizio per normare il settore ma che presenta notevoli criticità, soprattutto sotto l’aspetto tecnico”. “Corertex ha collaborato insieme ad Astri alla formulazione di molteplici osservazioni inviate al Mase che comprendono consigli pratici e teorici – prosegue De Salvo -. La bozza è un documento molto complesso ed articolato, che tocca svariati fattori. Ad esempio la convivenza tra pubblico e privato, il bilanciamento tra sostenibilità ambientale ed efficienza economica, il rischio di compromettere tutti i risultati raggiunti fino ad oggi, il più che importante aspetto sociale e inclusivo rappresentato dalle cooperative di raccolta”.
Il Corertex per spiegare alcune delle criticità prova fare un esempio pratico. “La bozza di decreto prevede come obiettivo quote di riuso, riciclo e recupero del 50% entro il 2035 – aggiunge il presidente del consorzio -. Ma non specifica le singole quantità. Questo quindi potrebbe significare l’ipotesi che venga preferita la quota di recupero energetico, con i termovalorizzatori ad esempio, a discapito del riuso e del riciclo. Il tutto con il risultato della perdita di preziosa materia prima seconda e in netto conflitto con lo schema europeo dei rifiuti. Tengo a precisare che il distretto pratese, tramite la filiera esistente, riusa e ricicla fino al 97% dei cicli post consumo trattati, ben oltre le soglie del 50% ipotizzate dal ministero nella bozza di decreto”.
Di fatto nelle proprie osservazioni il Corertex ha suggerito a Roma come sia preferibile e meno impattante implementare e migliorare il sistema attuale di gestione dei cicli post consumo piuttosto che rifondare completamente l’intero percorso con conseguenti maggiori costi e rischi di minori garanzie. “Il sistema attuale, tipo il modello Prato, pur non essendo perfetto e sicuramente migliorabile, offre garanzie di virtuosità, tracciabilità e massimizzazione del riuso e del riciclo, risultando molto in linea con quanto richiesto dalle direttive europee – conclude De Salvo -. Abbiamo inoltre suggerito la costituzione di un comitato di controllo e garanzia, preferibilmente all’interno del futuro Corit, cioè il Centro di coordinamento per il riciclo dei tessili, formato da stakeholder rappresentativi di tutta la filiera, quindi raccoglitori, selezionatori dei primi impianti, riciclatori, sistemi consortili e produttori. Abbiamo anche consigliato, in via prioritaria, una corretta distribuzione del futuro contributo ambientale su tutta la filiera di riuso e riciclo, coprendo tutti i costi efficienti di gestione dei rifiuti tessili: dalla raccolta, alla selezione per il riuso, alla preparazione per il riutilizzo, al riciclo e allo smaltimento, senza dimenticare l’eventuale fase di rientro in Italia delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato”.
Le osservazioni del Consorzio Corertex terminano ribadendo che “il modello Prato, forte dei suoi oltre 150 anni di esperienza nel campo del riuso e del riciclo tessile, possiede una preziosa catena di valore: ciò che per molti è rifiuto per noi è una risorsa e conosciamo bene il percorso nel dettaglio”.