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Sant’Antonio Maria Pucci: servo di Maria e Parroco

di Gianluca Giorgio

Per tutti era semplicemente il Padre curatino, nulla di più né di meno, ma questo voleva dire tanto. Scomparso, a seguito di una delle tantissime opere buone, come quella di dare il proprio mantello ad una persona che ne aveva più bisogno di lui.

Il 12 gennaio 1892 padre Antonio Pucci questo il suo nome si spegneva nel cuore delle Versilia. Parroco della parrocchia di Sant’Andrea a Viareggio, la sua esistenza fu breve, settantrè anni, ma tutti spesi per Dio e per il prossimo.

Tutti sapevano che girava per il Molo o in città, alla ricerca di qualche bisognoso o semplicemente per portare aiuto alla popolazione.

Durante l’epidemia di colera si era, talmente, tanto affaticato da debilitare la propria stessa salute.

Eustachio Pucci, questo il nome prima della professione religiosa, che mutò in quello conosciuto, nasce il 16 aprile 1819 a Poggiole di Vernio.

La sua è una famiglia religiosa, il padre è attivo nella chiesa del paese, ed il piccolo lo aiuta nelle varie incombenze ecclesiali, non per dovere ma per amore.

Fin da piccolo, sente l’attrazione per le cose di Dio, parola antica che cela il volto della chiamata. Compiuti gli studi entra nell’Ordine dei Servi di Maria.

A diciott’anni veste l’abito ed è inviato al Monte Senario per il consueto anno di noviziato. Amore alla Vergine, servizio e preghiera la ricetta della famiglia religiosa a cui si consacra.

Terminata la formazione, filosofico teologica, è ordinato sacerdote. Corre il 1843.

Di intelligenza pronta, nel 1850, si laurea in teologia per meglio servire la comunità.

Giovanissimo è inviato a Viareggio. Nella cittadina vi trascorrerà ben quarantotto anni. Parroco sarà vicino alla sua gente.

Eletto Priore provinciale, per ben sette anni, servirà i confratelli alla guida della propria realtà territoriale. In un momento storico delicato, come quello della soppressione religiosa, saprà operare le scelte giuste.

Gli storici dell’Ordine, che si sono trovati a scrivere la sua esistenza ne hanno lasciato un ritratto inedito ed affascinate, come di un sacerdote dal cuore grande e dalla vasta carità.

Attivissimo nella società diffuse l’amore al vangelo, attivandosi in diverse fondazioni ed attività in favore degli orfani e delle donne in cerca di dignità, e di un lavoro che le levasse dal bisogno.

La sua parrocchia fu un centro di apostolato, ed il suo territorio fu il cuore dei parrocchiani.

Tutti conoscono la bontà del pastore tanto da confidargli le tante angosce, spirituali o materiali, che ne intaccano la serenità.

Fu un religioso veramente povero: la sua stanza aveva l’indispensabile ed i suoi abiti erano pulitissimi anche se molto usati.

La sua preghiera fu intensa, e continua come il suo amore a Dio ed alla Vergine Maria.

Nel 1962, San Giovanni XXIII lo canonizzò per la gioia del popolo di Dio, e della comunità civile che ne ricordava la bontà e l’inesauribile carità.

Uomo del domani, guardo alla vita con la fede e con il trasporto per gli altri trasformando il proprio giorno in quella bontà che, ancora oggi, si ricorda dietro al nome del santo curatino di Viareggio.

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