Il 26 novembre del 43 a.c nasce il Secondo Triumvirato, il nome dato dagli storici all’alleanza ufficiale stipulata tra tra Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido per il governo della Repubblica Romana.
La morte di Cesare il 15 marzo del 44 a.c aprì una fase di grave instabilità interna alla res publica romana. Le ragioni per cui fu ordita la congiura contro Cesare sono da ricercare nei poteri quasi monarchici che questi aveva accumulato dopo la vittoria su Pompeo. Gli assassini, definiti dagli storici cesaricidi, sostenevano di essere mossi da una atavica avversione contro ogni forma di potere di tipo personale e assoluto, in nome delle tradizioni e delle libertà repubblicane.
Il limite dell’azione dei congiurati fu la mancanza di un disegno politico preciso e coerente, e fu facile per i seguaci del dittatore porre fine al loro disegno e a costringerli alla fuga. La scena politica fu presto dominata da Marco Antonio, fedele e abile generale di Cesare che ne seguì le sorti per tutto il conflitto e nel 44, anno della congiura, ricopriva insieme con lui la carica consolare. Presto si rivelarono le sue vere intenzioni: appropriarsi dell’eredità politica di Cesare e ripercorrerne le orme.
Da parte del Senato ciò fu visto come un pericolo e fu perciò emesso un senatoconsulto ultimo, secondo il quale il futuro triumviro fu dichiarato nemico pubblico. Contro di lui furono levati due eserciti, guidati dai consoli del 43 Irzio e Pansa. Lo scontro avvenne nell’aprile dello stesso anno presso Modena, dove Decimo Bruto si era asserragliato con le sue forze (pare su suggerimento di Ottavio). Antonio ebbe la peggio e fu costretto a fuggire in Gallia, dove fu accolto e protetto da Lepido, il quale aveva fatto una leva in Spagna Citeriore e nella Gallia Narbonese. Il Senato usò anche un’altra arma contro il giovane generale: il figlio adottivo di Cesare, Gaio Ottavio Turino.
Questi, al momento della congiura, si trovava ad Apollonia per motivi di studio e lo attendeva per seguirlo nella spedizione partica. Tornato a Roma, Ottavio si fece apprezzare per le sue doti politiche e mostrò una freddezza e una sicurezza che gli procurarono numerose simpatie, tra cui quelle di Cicerone. Del pericolo rappresentato da Ottavio si rese conto lo stesso Antonio, anche perché questi sapeva che il giovane sarebbe stato per lui un pericoloso avversario, anche in virtù del fatto che era il figlio adottivo ed erede universale di Cesare. Per questo non mancò di dileggiarlo e di impedire la ratifica della sua adozione.
Abile e spregiudicato, il giovane figlio adottivo di Cesare seppe approfittare della situazione per imporsi sulla scena politica e, non essendo rientrati i due consoli del 43 a.C., si candidò al consolato per l’anno successivo. Al rifiuto del senato (addotto a causa della sua giovane età), il futuro imperatore rispose marciando su Roma con le sue legioni, costituite da veterani cesariani a lui fedeli in quanto figlio del dittatore. Eletto dai comizi, come primo atto il nuovo console revocò l’amnistia per i cesaricidi e istituì un tribunale per giudicarli. Poi, dopo aver fatto riconoscere la sua adozione (avvenuta nel 45) e mutato il nome in Gaio Giulio Cesare Ottaviano, decise di riappacificarsi con Lepido e Antonio.
L’incontro fra i tre maggiori eredi di Cesare fu organizzato da Lepido su un’isoletta del fiume Lavino, affluente del fiume Reno, dove ancor oggi esiste un cippo alla memoria di quell’evento, presso l’allora colonia romana di Bononia, odierna Bologna. Il patto, valido per un quinquennio, fu legalizzato ed ebbe validità istituzionale con la Lex Titia del 27 novembre 43 a.C. Ufficialmente i membri furono conosciuti come Triumviri Rei Publicae Constituendae Consulari Potestate (Triumviri per la Costituzione della Repubblica con Potere Consolare, abbreviato come “III VIR RPC”).
Immagine d’apertura: Nicolò dell’Abate, L’incontro dei triumviri, Sala del Fuoco, Palazzo Comunale (Modena)
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