Le multinazionali Pfizer e Astra Zeneca hanno deciso unilateralmente di ritardare le consegne di vaccino. E per i successivi altri vaccini non ci sono certezze. Stanno saltando i programmi di vaccinazione per i 51 milioni di italiani sopra i 16 anni. Questi ritardi producono danni enormi all’Italia e agli altri Paesi europei, con ricadute dirette sulla vita e la salute dei cittadini e sul nostro tessuto economico-sociale già fortemente provato da un anno di pandemia.
Anche la Toscana si trova costretta a ridurre il ritmo di somministrazione, da 6mila al giorno a poche centinaia. È inaccettabile che sia l’azienda produttrice a stabilire, addirittura, anche i differenti livelli di riduzione di approvvigionamento tra Stati e perfino tra Regioni italiane.
Ma dietro questa vicenda c’è un in-dicibile: che sia in corso a livello globale una gara all’accaparramento dei vaccini, dove vince chi ha più soldi e più potere. Nel capitalismo anche il vaccino è una merce e conta parecchio l’aspetto economico. Tuttavia, deve essere ben considerato che, sì, l’umanità ha fatto un monumentale salto tecnologico in avanti. Ma, come ci dimostra l’economista Mazzucato, sono i decenni di massicci investimenti pubblici in ricerca e sviluppo che hanno costituito il trampolino di lancio per raggiungere questi risultati!
Dunque, è questa una situazione molto grave. Bene fa il governo italiano a dichiarare le pesanti violazioni contrattuali e a ricorrere a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali; la Regione Toscana deve essere a suo fianco.
Tutto ciò avviene nel momento del passaggio dalle vaccinazioni alle prime categorie a rischio e la popolazione generale. Anche la Regione Toscana deve comunque ben predisporre un articolato programma, un’organizzazione territoriale forte, che preveda anche un’adeguata informazione e motivazione la popolazione da vaccinare, con un occhio di riguardo ai gruppi di popolazione più fragili o emarginati, più difficili da raggiungere, con cui è più difficile comunicare.
Rammentiamo anche che esistono accordi internazionali che hanno clausole speciali previste in caso di emergenze sanitarie e pandemie che consentono di bypassare i brevetti e concedere licenze obbligatorie per la produzione di farmaci essenziali, come in qualche modo proposto da India e Sudafrica.
Al di là delle misure immediate pensiamo che sia venuto il tempo di pensare anche a un sistema industriale e distributivo pubblico del farmaco, dei vaccini, col coinvolgimento delle istituzioni di ricerca universitarie e del SSN, per rendere possibile e sicura nel nostro paese la disponibilità di presidi particolarmente essenziali, senza il ricatto economico e gestionale imposto dalle multinazionali del farmaco.
Infine, per quanto sopra, aderiamo volentieri alla petizione al Parlamento Eu perché i brevetti non ostacolino l’accessibilità a vaccini e altri farmaci.
Sinistra civica ecologista