Slow Wine Fair, la fiera del vino buono, pulito e giusto, torna per la seconda edizione a
BolognaFiere da domenica 26 a martedì 28 febbraio 2023.
Organizzata da BolognaFiere e SANA, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale,
con la direzione artistica di Slow Food, Slow Wine Fair è nata dal connubio fra la trentennale
esperienza di BolognaFiere nel mondo del biologico con SANA e lo storico impegno di Slow
Food sui temi della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale.
La fiera gode del supporto di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane del Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale, di FederBio, del patrocinio della Regione Emilia-Romagna e
della partnership con Amaroteca e ANADI – Associazione Nazionale Amaro d’Italia.
I numeri dell’edizione 2022
Al suo debutto, lo scorso marzo, nonostante le difficoltà del periodo, Slow Wine Fair ha
attratto nel Quartiere fieristico di Bologna oltre 6.000 appassionati, buyer e professionisti,
che hanno potuto degustare più di 2.300 etichette e conoscere ben 542 cantine (la metà delle
quali certificate biologiche o biodinamiche), provenienti da 20 Paesi del mondo e da tutte le
regioni italiane.
Nella seconda edizione, Slow Wine Fair continuerà a promuovere i vini frutto di
un’agricoltura sostenibile, che hanno come parole d’ordine la biodiversità, la tutela del
paesaggio agricolo, l’uso ponderato delle sue risorse, la crescita culturale e sociale delle
comunità contadine, oltre a una sempre maggiore consapevolezza dei consumatori.
La sostenibilità protagonista
«Con Slow Wine Fair, BolognaFiere ha arricchito e consolidato la propria offerta di eventi
in tema di sostenibilità agroalimentare – afferma Domenico Lunghi, Direttore
Manifestazioni Dirette di BolognaFiere –, frutto anche dell’esperienza maturata in ben 35
edizioni di SANA, unico appuntamento fieristico di riferimento per la business community
del biologico e del naturale. Per queste ragioni, lo scorso anno abbiamo deciso di impegnarci
insieme a Slow Food in questa nuova avventura, coinvolgendo il nostro partner di lunga
data FederBio. L’edizione 2023 di Slow Wine Fair promette bene in termini di grande qualità
degli espositori vinicoli. Inoltre, abbiamo voluto dare impulso a un primo ampliamento
delle referenze merceologiche per l’horeca estendendo agli Spirits e agli amari la possibilità
di partecipare, mentre un settore della fiera sarà dedicato ai produttori di soluzioni
tecnologiche innovative, impianti, attrezzature e servizi connessi alla filiera del vino, i veri
partner della sostenibilità”.
Media partner di Slow Wine Fair è tabUi, un’app che contiene tutte le informazioni utili a
turisti, local o curiosi per esplorare il territorio attraverso la realtà aumentata. Grazie a tabUi,
i partecipanti alla manifestazione potranno immergersi nelle atmosfere bolognesi e scoprire
tutte le curiosità che la città sa regalare.
Sono, inoltre, media partner: BioFiera.it, Horecanews.it, Italy Export, Luxury Food &
Beverage Magazine, Premiata Salumeria Italiana.
La viticoltura come strumento per incidere sulla crisi climatica e l’appello alla politica
«Le ultime annate del vino ci insegnano che in futuro sarà sempre più difficile per i nostri
produttori contrastare la siccità, in alcuni casi estrema come nel 2022. Nel Sud Italia le
temperature hanno raggiunto valori da record che hanno messo a dura prova produttori
grandi e piccoli con precipitazioni che hanno fatto registrare quasi il 50% in meno. Ma
contrastare la siccità significa agire sulla crisi climatica, cambiare l’attuale modello agricolo
da intensivo in agro-ecologico e seguire la natura – sottolinea Federico Varazi,
vicepresidente di Slow Food Italia. Il modello intensivo che minaccia l’ambiente
impoverisce tutti i produttori generando la rincorsa sui prezzi, favorisce il caporalato e il
lavoro nero. Per questo è importante essere a Bologna insieme alle centinaia di vignaioli e
vignerons della nostra rete internazionale per la seconda edizione della Slow Wine Fair: per
difendere il vino buono, pulito e giusto, per confrontarsi sul futuro del vino e per incidere
nel futuro di quella viticoltura, troppo legata all’uso della chimica di sintesi, che ha stravolto
la biodiversità dei terreni e il paesaggio rurale in cambio del profitto e della produttività».
La prima edizione di Slow Wine Fair ha messo in luce quanto sia importante per i produttori
avere spazi per confrontarsi e promuovere un vino buono, pulito e giusto, tutti insieme.
«Necessità, quella di fare fronte comune, che abbiamo potuto toccare con mano anche
realizzando la guida Slow Wine: un’annata straordinaria, con condizioni climatiche mai
registrate prima, che i produttori hanno affrontato mettendo in campo risposte agronomiche
in ordine sparso – dichiara Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition e
curatore della guida -. L’edizione 2023 della Fair sarà, invece, l’occasione per discutere e
chiedere alla politica un impegno concreto per finanziare la ricerca scientifica, essenziale per
dare risposte ai problemi di un ambiente che muta a velocità assurda. La sostenibilità
ambientale, tanto cara a Slow Food, va integrata con un virtuoso sistema economico che
possa sostenere questo sforzo. E in questa direzione va la Fair, creando le giuste occasioni
di promozione per questi vini di grande qualità, prodotti perlopiù con metodi biologici o
biodinamici».
Vino bio, un settore in crescita
«In Italia, la viticoltura bio è aumentata in maniera significativa e incide per il 19% sulla
superfice complessiva di vigneto, la percentuale più alta nel mondo, che supera la quota
complessiva di superficie bio nazionale del 17,4%. Secondo uno studio effettuato da
Nomisma, Osservatorio SANA e Wine monitor le prospettive di sviluppo del vino bio Made
in Italy sono molto interessanti. In questo momento di criticità ritengo importante
sottolineare anche l’aspetto sociale e ambientale legato allo sviluppo del vino bio. Sul piano
sociale si determina una concreta opportunità di crescita per le piccole e medie aziende
viticole italiane orientate al territorio e alla produzione bio. A livello ambientale, la gestione
del suolo del vigneto bio contribuisce a contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, dati
scientifici attestano che con una cura sostenibile del suolo e del microbiota migliora
notevolmente la qualità del vino. Lo sviluppo della viticoltura bio fornisce un contributo
fondamentale all’affermazione di una sostenibilità economica, sociale e ambientale di cui
ritengo ci sia davvero bisogno per il futuro», sottolinea Maria Grazia Mammuccini,
presidente di FederBio.
Gli eventi in programma
Tra le conferme in calendario, le masterclass, le conferenze, gli appuntamenti in Arena, e
ovviamente le degustazioni del banco di assaggio. Ecco le prime anticipazioni del
programma della Slow Wine Fair.
Le masterclass
Si riconfermano le masterclass, degustazioni guidate rivolte agli appassionati o ai
professionisti del settore e dedicate a esplorare il panorama vinicolo italiano e
internazionale e l’affascinante mondo degli amari.
La prima delle due masterclass già prenotabili online riguarda prestigiose etichette di
un’annata che, grazie a un meteo e a un clima ideale, rasenta la perfezione e in cui sono stati
creati autentici gioielli che fanno gola ai collezionisti enoici di tutto il mondo. Nonostante
non sia una vendemmia così lontana nel tempo, già oggi, anche a causa dell’enorme
successo avuto sul mercato d’oltreoceano, è diventato assai complicato riuscire a reperire
bottiglie di questi vini. In questa masterclass la Banca del Vino di Pollenzo apre il suo
scrigno per intraprendere un bellissimo viaggio nel 2010 attraverso tre fra le denominazioni
più prestigiose e iconiche in Italia: Barolo, Amarone della Valpolicella e Brunello di
Montalcino.
La seconda masterclass guarda invece al Caucaso, ossia la culla della viticoltura, attraverso
una degustazione di alcuni tra i vini più significativi che raccontano il percorso della Slow
Wine Coalition, la rete internazionale che conta oggi oltre 1000 adesioni da parte di
produttori e appassionati che si riconoscono in una filosofia comune, ed è diffusa in 37 Paesi
del mondo. Il focus sul Caucaso farà conoscere e apprezzare magnifici vini georgiani, azeri
e turchi.
Altre masterclass – in via di definizione – prevedono una strepitosa selezione di etichette
dal portfolio di Tannico la più grande enoteca online specializzata nella vendita di vini
italiani ed esteri, distillati, birre artigianali e champagne e numerose proposte per esplorare
il vasto e per molti aspetti ancora poco noto mondo degli amari.
Le conferenze
Organizzate online nelle settimane precedenti la Slow Wine Fair, le conferenze mettono a
fuoco i tre principali temi al centro del dibattito della manifestazione consentendo a esperti
e appassionati in ogni angolo del mondo di collegarsi e partecipare usufruendo del servizio
di interpretariato.
Il vino e la crisi climatica
8 febbraio 2023, h 18
Il 2022 sarà da molti ricordato come l’anno più caldo e siccitoso mai vissuto fino a ora.
E gli effetti del riscaldamento globale sono evidenti, e catastrofici, soprattutto a chi lavora
in campagna. Nel 2022, dall’osservatorio privilegiato della guida Slow Wine, con i suoi 300
collaboratori in tutta Italia, abbiamo riscontrato numerosi problemi. I vignaioli, di fronte a
un’emergenza così grande, hanno risposto tentando di interpretare i bisogni delle piante e
traendone preziose lezioni per il futuro, ragionando in piccolo e in modo ecosistemico.
Hanno percepito da vicino il messaggio che arriva dalla natura. Ora dobbiamo dedicarci al
confronto, allo studio, alla ricerca scientifica e a mettere a sistema le esperienze positive e
negative di ognuno di loro.
Come si affronta il cambiamento climatico a partire dalla cura del suolo? Quali segnali
possono cogliere i viticoltori dalle viti? Quali sono i passaggi utili e fondamentali in vigna,
in cantina e fino alla distribuzione per ridurre il proprio impatto sul clima?
Lo abbiamo chiesto ad Adriano Zago, una laurea in Agraria all’Università di Padova e una
specializzazione in Viticoltura ed enologia a Montpellier, da una ventina d’anni lavora come
consulente agronomico ed enologico. Alla Slow Wine Fair, interverrà insieme all’agronoma
Martina Broggio e a Franco Meggio, docente all’Università di Padova, per affrontare il tema
della crisi climatica in vigna. «Parleremo di tre ambiti: la pianta, il suolo e l’uomo.
Cercheremo di spiegare che cosa sta succedendo, con la crisi climatica, nel suolo e nella
pianta e di come l’uomo sta reagendo, inteso come organizzazione aziendale». Una cosa è
certa, aggiunge Zago: «La crisi climatica sta portando all’attenzione il tema della fertilità del
suolo. In altre parole, per reagire meglio a qualsiasi cambiamento climatico i suoli devono
avere una fertilità molto sviluppata in termini di ciclo di sostanza organica». Siccità e
fenomeni atmosferici estremi sono più frequenti di un tempo e, per non perdere il raccolto,
occorrono suoli con specifiche caratteristiche: «In caso di grandi siccità abbiamo bisogno di
suoli che sappiamo trattenere l’acqua e che permettano alle radici di andare molto in
profondità – continua Zago –, mentre in caso di eccessive piogge abbiamo bisogno di suoli
che sappiamo drenare». Le soluzioni esistono, sia per quanto riguarda la cura della fertilità
del suolo stesso sia per quanto riguarda i sistemi di landscaping della vigna: «Ad esempio
si possono organizzare filari più corti, per permettere agli eccessi di acqua di defluire più
facilmente».
Suolo, pianta e uomo: un’azienda vitivinicola deve investire su tutti e tre questi aspetti.
«Secondo me, la crisi climatica ci dice che la fertilità, il buon funzionamento della pianta e
l’organizzazione aziendale sono tre argomenti fondamentali: non basta più fare un vino
buono e preoccuparsi di portare a casa un’uva sana, obiettivi divenuti troppo deboli in un
tempo storico molto diverso dal passato. Quando parlo di organizzazione aziendale, ad
esempio, intendo dire che è opportuno essere in grado di prendere decisioni in tempi più
brevi: per farlo, bisogna conoscere ancora meglio la propria azienda». Ecco allora che serve
investire sugli elementi che compongono i gruppi di lavoro, formandoli e promuovendone
anche l’integrazione all’interno della realtà imprenditoriale stessa.
Le denominazioni, bene comune?
15 febbraio 2023, h 18
In Italia nel 2022 si contavano 341 Doc e 78 Docg: 419 denominazioni in tutto, con il Piemonte
a fare da capofila dal punto di vista numerico.
Ma, al di là del dato numerico, quali sono gli elementi positivi delle denominazioni in Italia
e nel contesto europeo? E quali gli elementi che necessiterebbero una rilettura? Infine, quali
fenomeni dovrebbero farci riflettere con attenzione?
Sul valore delle denominazioni di origine in termini assoluti non abbiamo dubbi. Lì dentro,
infatti, c’è un’idea di difesa e di valorizzazione dei territori del vino che ha radici antiche e
una ragion d’essere giustificata perlomeno dallo sviluppo tentacolare delle industrie del
comparto agroalimentare, che tendono ad appiattire tutto, ad annacquare il valore (anche
culturale) dei prodotti e a erodere il margine economico di chi fa agricoltura e
trasformazione diretta.
D’altra parte l’elenco delle denominazioni restituisce una visione d’insieme sin troppo
frammentaria e incoerente dal punto di vista delle scelte strategiche e politiche adottate nel
tempo; certe denominazioni appaiono marginali se non addirittura inconsistenti; e infine si
registra la mancanza di una visione unitaria a livello nazionale, e anche di regione in
regione.
In un panorama immenso e ricco di sfumature e di criticità – che merita un approfondimento
specifico – sta inoltre emergendo in modo sempre più evidente una tendenza che impone
una riflessione. Negli ultimi tempi è infatti balzato agli occhi un tema che agita il mondo
degli appassionati e dei professionisti del vino sotto diversi punti di vista: si stanno
moltiplicando i casi di vignaiole o vignaioli che escono da una DOC o da una DOCG, mentre
d’altra parte le commissioni di assaggio dei consorzi bocciano vini che nelle denominazioni
dovrebbero rientrare a pieno titolo, e che spesso sono addirittura premiati nelle guide del
settore. Una conferenza dedicata a esplorare i motivi della crescente sfiducia in questo
sistema, ma anche a riflettere su come rivederlo e adeguarlo alla situazione presente.
Vai su slowfood.it/slowine per approfondire il dibattito sulle denominazioni.
Bio è vita
22 febbraio 2023, h 18
Benché stiamo attraversando una fase di grandi ed epocali cambiamenti, il bio ha
confermato la tendenza di crescita in tutto il 2022. Nell’export si è arrivati sino a un +11%,
con alcuni settori, come il vino, arrivati sino al 19%.
Non è difficile intuire il perché di questo successo. I prodotti bio sono percepiti come
portatori di qualità, ne viene meglio compresa la provenienza territoriale e ne è premiato il
metodo di produzione, sicuramente più sano rispetto all’agricoltura convenzionale. Sempre
più presenti nel settore HoReCa e nei negozi di settore, le etichette bio scontano ancora
alcune difficoltà a livello di consumi familiari, una difficoltà dovuta al loro prezzo più alto
che, in questa fase economica delicata – per i consumatori e per i produttori – può costituire
un problema.
A volte, però, il bio rischia di essere percepito solo come una moda, mentre è necessario fare
un passo ulteriore e rendere il pubblico sempre più consapevole dei benefici che questa
pratica agricola porta alla fertilità del suolo – grazie all’utilizzo di sola sostanza organica –,
alle piante, a un uso più consapevole e parsimonioso delle risorse – in primis le risorse
idriche – e anche come forma di contrasto e prevenzione dei cambiamenti climatici.
Grazie alla preziosa partnership con la Federazione italiana agricoltura biologica e
biodinamica (Federbio) proponiamo un convegno di riflessione sul bio che, a partire
dall’analisi della situazione attuale disegni anche gli scenari futuri di questo settore.
Un anno di Slow Wine Coalition
La rete internazionale che riunisce vignaioli e vigneron, professionisti e appassionati del
mondo del vino spegne la sua prima candelina. Guidati dal Manifesto per il vino buono,
pulito e giusto, che nasce dall’esperienza maturata da Slow Food in tutti questi anni, i
protagonisti della rete hanno consolidato alleanze, accolto nuovi partecipanti e scritto
importanti progetti per il futuro. Guardando ai numeri, dopo questo primo anno il
Manifesto conta già oltre 1100 firmatari da 37 Paesi, che hanno contribuito
all’organizzazione di più di 80 eventi sul territorio italiano e di quattro a livello
internazionale. Dopo il successo di Slow Wine Fair 2022, ora la Coalition si prepara alla
seconda edizione, per discutere insieme le principali sfide del mondo del vino legate al
cambiamento climatico, alla tutela del paesaggio e a quella dei lavoratori del mondo della
viticoltura. Negli ultimi mesi, inoltre, è stata creata la prima comunità parte della rete in
Turchia, con l’obiettivo di tutelare e mappare vitigni autoctoni e vigne antiche sul territorio.
In America Latina, invece, si celebra il primo Slow Wine Latam Day il 24 novembre, per
promuovere e incoraggiare la produzione di vino buono, pulito e giusto nel continente
sudamericano. Inoltre, la guida Slow Wine è stata presentata per la prima volta in cinese e
in macedone.
Per saperne di più segui la Slow Wine Coalition.
Gli appuntamenti della Slow Wine Fair Arena
Tutte queste tematiche saranno altresì oggetto degli appuntamenti della Slow Wine Fair
Arena, il luogo privilegiato per gli incontri e i dibattiti della Slow Wine Coalition.
Dall’America Latina alla Croazia, dalla Cina agli Stati Uniti, passando per i preziosi
contributi dei partner dell’evento, nella Slow Wine Arena diamo conto del fermento che
caratterizza il mondo della viticoltura internazionale.
L’Italia del vino a Slow Wine Fair 2023
Ecco un assaggio delle centinaia di realtà vitivinicole che si sono già registrate
Non solo degustazioni, masterclass e grandi vini: Slow Wine Fair è innanzitutto
un’occasione di confronto e dibattito per vignaioli e vignerons provenienti da tutte le regioni
d’Italia e dal mondo. Sono oltre 500 gli espositori già selezionati dalla commissione di
assaggio di Slow Wine per la seconda edizione dell’evento che si terrà a BolognaFiere, dal
26 al 28 febbraio 2023. Tra questi troviamo i produttori che aderiscono alla rete
internazionale della Slow Wine Coalition e che portano avanti i princìpi messi per iscritto
nel Manifesto Slow Food per un vino buono, pulito e giusto: la sostenibilità ambientale, la
tutela del paesaggio e il ruolo culturale e sociale che le aziende vitivinicole possono giocare
nei territori in cui operano. Dal nord al sud del Paese, ecco qualche piccola anticipazione sul
panorama vitivinicolo italiano che sarà presente alla Slow Wine Fair.
VALLE D’AOSTA
Oltre a Elvira Rini, è presente nell’azienda Di Barrò di Saint-Pierre (Ao) anche il
figlio Andrea Barmaz, che ormai opera in pianta stabile nella conduzione
dell’azienda. Una nuova generazione che si affaccia e che proseguirà la storia di
questa cantina nata ormai più di 20 anni fa, che ha saputo ingrandirsi poco alla volta
senza mai perdere il senso dell’artigianalità.
TRENTINO-ALTO ADIGE
A San Giuseppe Lago, frazione del comune di Caldaro, nella provincia autonoma di
Bolzano, la Tenuta Manincor porta avanti una perfetta simbiosi tra viticoltura
biodinamica e fermentazioni spontanee. Sostenibilità e tradizione sono infatti i
pilastri che Michael Goëss-Enzenberg tramanda dal 1996, secondo una visione
illuminata che ha trovato nell’enologo Helmuth Zozin mani sicure per essere
concretizzata al meglio.
LOMBARDIA
Sono trascorsi pochi anni da quando Francesca Seralvo, terza generazione della
famiglia proprietaria della Tenuta Mazzolino di Corvino San Quirico (Pavia), ha
deciso di gettarsi a capofitto nella gestione dell’azienda. L’ha fatto con umiltà, visione
e voglia di apprendere dai colleghi più virtuosi dell’Oltrepò. Senza dimenticare la
determinazione che quarant’anni fa hanno spinto suo nonno Enrico a sfruttare le
potenzialità che la cosiddetta collina del Pinot Nero poteva offrire.
PIEMONTE
Nonostante la giovane età, Marco Capra ha reso l’attività di famiglia una realtà di
riferimento per la produzione artigianale di Santo Stefano Belbo (Cuneo), comune
troppo spesso associato soltanto all’industria spumantistica. Sulla collina di Seirole,
tra Langhe e Monferrato, Marco porta avanti la tradizione familiare dando la giusta
spinta innovativa, privilegiando i vini autoctoni, frutto del miglior connubio tra
vitigno e territorio, e una produzione limitata che rende a pieno le potenzialità del
vigneto. Un altro giovane produttore è Nicholas Altare di Dogliani (Cuneo) che,
dopo un decina di anni di lavoro presso la cantina di Ferdinando Principiano, dove
afferma di avere imparato tutto quello che sa del mestiere, ha deciso di dedicarsi solo
alle vigne di famiglia, piantate in prevalenza a dolcetto. Il suo stile parla di vini
immediati e diretti, prodotti in modo tradizionale, senza filtrazioni e con pochissima
solforosa totale.
VENETO
Incastonata sulle sponde del fiume Adige, tra il Monte Baldo e l’Altopiano della
Lessinia, l’azienda agricola Roeno di Brentino Belluno (Verona) sorge nella
cosiddetta Terra dei Forti, avamposto di confine in cui la famiglia Fugatti custodisce
oltre duecento anni di storia, fortemente influenzata dalla convivenza con queste valli
aspre e dure scavate dal secondo corso d’acqua più lungo d’Italia. La curiosità e lo
studio ininterrotto delle potenzialità del territorio hanno reso l’azienda, condotta dai
fratelli Giuseppe, Cristina e Roberta, uno tra i più espressivi testimoni e interpreti dei
vini della zona. Merito anche di un patrimonio di vigne centenarie invidiabile, tra le
quali spicca il vigneto a piede franco di enantio, da quest’anno Presidio Slow Food.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Radicati da secoli nella zona di Zegla, i Keber di Cormons (Gorizia) da agricoltori a
tutto tondo si sono specializzati con Edi nella produzione di vini di qualità. Ora il
figlio Kristian, attivo sul versante vitivinicolo con una realtà a suo nome oltre confine,
coadiuvato dalla sorella Veronica conduce l’azienda di famiglia con il desiderio di
riportarla alle sue origini policolturali, con un progetto articolato di produzione per
l’autosostentamento.
EMILIA ROMAGNA
A Imola (Bologna), l’azienda Tre Monti custodisce il lavoro di due generazioni:
quella dei fondatori, Sergio Navacchia e la moglie Thea, e quella dei loro figli David
e Vittorio, che hanno saputo far crescere l’azienda senza mai fermarsi nel campo della
ricerca e della sperimentazione, arrivando anche a cambiare lo stile dei propri vini.
Ne sono un esempio i rossi, sempre coerenti con le zone d’origine, resi più leggeri
grazie a un minore impatto del legno.
TOSCANA
«Gli scarti sono risorse»: questo è il pensiero lungimirante che guida Francesco
Galgani e Flavia Del Seta, titolari dell’azienda Cappellasantandrea situata a San
Gimignano (Siena). Protagonisti di una rinascita contadina rimasta fedele ai profumi
e ai sapori di una volta, Francesco e Flavia portano avanti questa realtà biodinamica
in cui viti, alberi da frutto e animali convivono in perfetta sinergia, secondo un’ottica
di azienda a ciclo chiuso orientata a preservare la biodiversità. Un valore
fondamentale anche per l’Erta di Radda, il progetto di Diego Fenocchi nato nel 2006
dalle forti pendenze dei vigneti situati a pochi passi dal centro storico di Radda in
Chianti (Siena). L’azienda è il frutto del legame di Diego con il territorio, che viene
lavorato secondo i principi della produzione biologica, nel rispetto dell’ambiente e
del suolo.
LAZIO
L’azienda agricola Damiano Ciolli si trova a Olevano Romano, borgo medievale a
circa 600 metri slm, ai piedi del Monte Celeste, 45 chilometri a est della Capitale. In
questo areale vocato alla viticoltura, Damiano inizia la sua attività nel 2001, forte di
una tradizione familiare dedita alla vendita dello sfuso. Fin da subito si concentra
sulla produzione di qualità, convinto che dal Cesanese si possano ottenere vini
pregiati. Oggi, insieme alla compagna Letizia Rocchi, cerca di esprimere al meglio
l’interazione tra suolo, microclima e vitigno attraverso un lavoro in campo sempre
più curato e una grande conoscenza del territorio.
MARCHE
A pochi chilometri da Ascoli Piceno, nella frazione di Colonnata Alta, Federica e
Francesca dell’azienda Pantaleone portano avanti la coraggiosa scelta del padre
Nazzareno Pantaloni, che aveva visto in quei terreni scoscesi e inframezzati da boschi
il giusto potenziale per dare vita a uve speciali. Equilibrio, natura e territorio sono le
parole chiave di questa realtà biologica, dove la valorizzazione delle viti autoctone si
unisce al desiderio di lasciare alla future generazioni terre e vigne migliori.
UMBRIA
Filippo Antonelli è l’anima dinamica di Antonelli San Marco, impresa di famiglia di
Montefalco, in provincia di Perugia, che negli anni ha saputo scrivere pagine
memorabili del vino umbro. Dal 2009 l’azienda ha effettuato la conversione integrale
all’agricoltura biologica, mentre è in fase di ampliamento la cantina: si sta realizzando
un percorso sotterraneo che comprenda tutte le fasi della produzione, da quando il
grappolo raccolto entra in pressa fino all’imbottigliamento.
ABRUZZO E MOLISE
I vini concettuali dell’azienda Cataldi Madonna, immersa nel Forno d’Abruzzo,
l’altopiano che giace sotto l’unico ghiacciaio degli Appennini, il Calderone, sono
espressione del territorio di Ofena (Aquila) e della filosofia del titolare Luigi: «Per
fare bisogna prima pensare, e senza pensiero non si può fare un vino. Il pensiero,
come l’arte, moltiplica la natura». Vinificati in purezza e in riduzione, ovvero in
assenza di ossigeno, tutti i vini provengono da uve certificate biologiche dal 2016 e
rispecchiano l’esclusività e l’autenticità della zona di produzione.
CAMPANIA
Espressione dell’eroica viticoltura di Tramonti (Salerno), nel cuore verde della Costa
d’Amalfi, Tenuta San Francesco è l’ambiziosa avventura intrapresa nel 2004 da
Gaetano Bove assieme ai soci Vincenzo D’Avino e Luigi Giordano. L’azienda agricola,
che si estende su 14 ettari, produce vini provenienti da viti ultracentenarie
prefillossera, tra cui spiccano i vitigni autoctoni del territorio: tintore, piedirosso e
aglianico per i rossi, falanghina, biancolella, biancazita, biancatenera, pepella e
ginestra per quanto riguarda i bianchi.
PUGLIA
Circondata da circa 100 ettari di vigneti e gli uliveti, a Cutrofiano (Lecce) nel cuore
del tacco d’Italia a metà strada tra Gallipoli e Otranto, la Masseria L’Astore è il luogo
ideale per immergersi nella cultura e nella tradizione del Salento. Il progetto di fare
vino dai vigneti intorno alla masseria di famiglia e al suo antico frantoio ipogeo è
nato negli anni Novanta, ma la dedizione e la consapevolezza di Paolo Benegiamo,
medico contadino, lo hanno poi radicalmente trasformato: i vitigni internazionali
hanno ceduto il posto agli autoctoni, e la volontà di espressione del terroir si è fatta
stella polare.
BASILICATA
Cantina giovane dal cuore antico, Arteteke è nata nel 2017 con l’idea di fare vino
recuperando gli stili e i linguaggi dei contadini, migliorandoli con la conoscenza e la
tecnica enologica di Luca Faccenda. Il nome, che in dialetto significa irrequietezza, è
anche un progetto di inclusione sociale di ragazzi con disabilità.
CALABRIA
La vigna che sorge nella proprietà di famiglia di Casa Comerci, Nicotera (Vibo
Valentia) si chiama Badia, è coltivata a magliocco canino ed è stata completamente
rinnovata nel 2001. Un altro corpo vitato situato a 3 chilometri di distanza è stato
acquistato nel 2008 e, oltre al magliocco canino, vanta anche viti di greco bianco.
SARDEGNA
A Sorgono (Nuoro), piccolo comune nel centro della Sardegna, Pietro Uras, Renzo
Manca e Simone Murru si definiscono Garagisti. Se in Francia questo termine viene
utilizzato per i vini di nicchia dai prezzi poco accessibili, qui si riferisce al fatto che
le uve coltivate vengono poi lavorate proprio in un garage del paese, con attrezzature
elementari ma efficaci. Il resto lo fanno il territorio, la storia, la vocazione e la
passione dei produttori uniti da un sogno: valorizzare gli antichi vitigni impiantati
dai nonni e genitori per fare della regione del Mandrolisai la nuova frontiera dei vini
sardi.
SICILIA
Dalla vendemmia alla cantina, dalla commercializzazione alla distribuzione:
nell’azienda agricola Possente di Salaparuta (Trapani), nella Valle del Belice, ogni
fase viene seguita con la massima attenzione. I fratelli Stefania, Maria e Antonio
condividono l’esperienza trasmessa dal padre e continuano a lavorare in vigna
rispettando il terreno e valorizzando le varietà autoctone, come il Catarratto, il Grillo
e lo Zibibbo, che negli ultimi anni hanno acquisito maggiore definizione varietale e
territoriale.
La commissione di assaggio
Per Slow Wine, il vino che vorremmo si definisce attraverso tre aggettivi: buono, pulito e
giusto. Gli elementi del pulito e del giusto sono garantiti dall’adesione delle aziende al
Manifesto, che durante la Slow Wine Fair sarà presentato nella sua forma aggiornata e
arricchita dai contributi della Slow Wine Coalition. Una delle novità dell’edizione 2023,
importante per certificare ulteriormente l’elemento del buono è la presenza di una
commissione internazionale di assaggio composta da membri della redazione Slow Wine e
da altri degustatori professionisti: Antonio Boco, Paolo De Cristofaro e Giampaolo Gravina,
per quanto riguarda l’Italia; Juan Gualdoni e Deborah Parker Wong, per quanto riguarda i
vini internazionali. La commissione costituisce un importante elemento distintivo rispetto
alle altre fiere del settore.
Antonio Boco
È uno dei più apprezzati wine writer italiani, con esperienza ventennale e collaborazioni di
pregio con riviste e guide di settore. Curiosità, sensibilità e molte esperienze sul campo gli
hanno permesso di accumulare un’enorme conoscenza dei più importanti territori del vino
internazionale. Nel 2009, con il collega Paolo De Cristofaro, fonda il magazine online
Tipicamente, spazio narrativo indipendente che di recente ha realizzato il podcast Vino al
vino 50 anni dopo, sulle orme dei viaggi d’assaggio di Mario Soldati. Nell’aprile 2010
l’Associazione Grandi Cru d’Italia gli conferisce il titolo di Miglior giovane giornalista del
vino italiano.
Paolo De Cristofaro
Paolo De Cristofaro è giornalista, assaggiatore, divulgatore e autore radio-televisivo. Da
circa 20 anni collabora con alcune fra le più importanti testate del settore, tra cui Enogea di
Alessandro Masnaghetti, che ha coadiuvato nella realizzazione del libro Chianti Classico.
L’Atlante dei Vigneti e delle UGA (2022). Con l’amico e collega Antonio Boco ha fondato nel
2009 il magazine multimediale indipendente Tipicamente, per il quale ha ideato e curato la
serie di podcast Vino al vino 50 anni dopo.
Giampaolo Gravina
Già collaboratore delle riviste Enogea e Pietre Colorate, è stato coordinatore nazionale della
guida I Vini d’Italia dell’Espresso dalla prima edizione del 2002 fino al 2015. Dal 2015 è
docente a contratto presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nel master in
Wine culture and communication, e presso l’Università San Raffaele di Milano, nel master
in Filosofia del cibo e del vino. Tra i suoi libri più recenti, Vini e terre di Borgogna (con Camillo
Favaro, Edizioni Artevino); Vini da scoprire – La riscossa dei vini leggeri (Giunti, 2016-17) e Vini
artigianali italiani (Paolo Buongiorno Editore, 2018), tutti e tre scritti insieme ad Armando
Castagno e Fabio Rizzari. Nel 2023 è in uscita un suo libro dedicato alla lingua e all’estetica
del vino artigianale, nella collana Habitus dell’editore DeriveApprodi.
Deborah Parker Wong
Deborah Parker Wong è una giornalista californiana specializzata in vini e distillati. Scrive
da anni sulle prestigiose pubblicazioni The SOMM Journal e The Tasting Panel magazine. È
insegnante ai corsi WSET ed è membro della California Teachers’ Association. Giudice nei
principali concorsi mondiali e curatrice dal 2020 della guida Slow Wine USA, che recensisce
300 cantine di California, Oregon, Washington State e New York State.
Federica Randazzo
Federica Randazzo è vice curatrice nazionale della guida Slow Wine. Metà altoatesina e metà
siciliana, dopo una laurea in giurisprudenza e una diploma da sommelier inizia a occuparsi
di vino. Oltre al lavoro di critica, scrive articoli, idea e cura progetti ed eventi, conduce
degustazioni e corsi e crea contenuti per la comunicazione online ed offline.
Giancarlo Gariglio
Giancarlo Gariglio nel 2001 entra nelle commissioni regionali di degustazione della guida
Vini d’Italia (Gambero Rosso e Slow Food), per poi entrare a far parte in pianta stabile delle
commissioni finali che assegnano i Tre Bicchieri. È il curatore dell’edizione 2008 della Guida
al vino quotidiano di Slow Food Editore. Nel 2007 organizza l’evento Vignerons d’Europe a
Montpellier in Francia. È tra i fondatori, il 29 luglio del 2008, della Federazione Italiana
Vignaioli Indipendenti (FIVI). Il Consiglio Direttivo della FIVI lo sceglie come primo
Segretario generale dell’associazione. Nel 2010 partecipa all’ideazione della guida Slow Wine
e dall’edizione 2011 diventa co-curatore della stessa. Dal 2021 è coordinatore della rete
tematica internazionale dedicata al vino Slow Wine Coalition.
Slow Wine Fair: Slow Food e la Milano Wine Week presentano il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow
Please follow and like us: