Le prime luci dell’alba che tracimavano dalle fessure semichiuse delle persiane, spezzarono il suo sogno ricorrente. Una luce immensa fatta di colori disposti ad arcobaleno, nella quale immergersi, provando solo gioia: una gioia indicibile, mai provata da sveglio che lo inondava di una felicità surreale, per questo bella. Risvegliarsi fu- come sempre- ripiombare in un mondo di disperazione e di angosce. Sì, pensava: borbottando ad alta voce: “ il suo destino, era chiaro: sognare sempre e solo segni di una vita diversa, forse irraggiungibile, per questo ancora più desiderabile.” Sognare segni, questo era il suo autentico ed unico destino? Forse sì, ma aspettarsi dei segni positivi dalla realtà della vita, era per lui come l’araba fenice, la cerchi, la senti, ma non la trovi mai! Ovvero: vedi la morte delle speranze di una vita normale, speri e sogni la resurrezione, ma la trovi solo nei sogni compulsivi e ricorrenti. A tal punto che vorresti sempre dormire per ritrovare, almeno nei sogni, quei segni! Gino Desideri: questo il suo nome. Cinquant’anni appena compiuti, lavori precari, vita sospesa ad un filo: il filo spezzato di una vita vuota e dolorosa, ma che comunque nella memoria del sottosuolo della sua anima, ambiva e riprendersi in mano. Ma i segni che non arrivavano nella vita reale, li ritrovava e li sognava di notte. Immergersi nella luce: una luce meravigliosa, che lo faceva sentire leggero come le ali di una farfalla, che si libra nell’aria, fendendo lo spazio: libera di volare. Questi erano i segni che aspettava?
Giuseppe Storti
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