Il 28 luglio 1794 Maximilien de Robespierre, chiamato “l’Incorruttibile” leader rivoluzionario francese dei giacobini, viene ghigliottinato già moribondo e sanguinante in Place de la Revolution(odierna Place de la Concorde).
Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre nacque ad Arras (Artois), nel nord della Francia, alle due di notte del 6 maggio 1758, da una famiglia i cui ascendenti paterni esercitavano la professione notarile fin dal XVII secolo e appartenevano pertanto alla nobiltà di toga. Maximilien entrò nel 1765 nel collegio di Arras. La sorella Charlotte, nelle sue memorie, lo descrive come giovane serio e posato. Nel 1769, grazie al suo impegno e alla raccomandazione del canonico Aymé presso il vescovo di Arras, Louis-François de Conzié, Maximilien ottenne una borsa di studio di 450 lire annue dall’abbazia di Saint-Vaast e poté così entrare nel Collegio Louis-le-Grand, a Parigi. Il suo profitto negli studi fu brillante. Nel liceo ebbe per compagni Camille Desmoulins, più giovane di lui di due anni, che fu l’unico amico di quel periodo, Louis-Marie Stanislas Fréron e i futuri ministri Lebrun-Tondu e Duport-Dutertre. Le testimonianze di Fréron e quelle dell’abate Proyart, prefetto del Collegio, concordano nel descrivere Robespierre allievo studioso, assiduo, solitario, poco espansivo e sognatore. Tra i contemporanei, l’uomo che sembrava incarnare virtù antiche era certamente Jean-Jacques Rousseau, che una tradizione vuole aver ricevuto, nel 1778, una visita di Robespierre. Robespierre ottenne il baccellierato in diritto il 31 luglio 1780 e il diploma di licenza il 15 maggio 1781. Il 29 maggio si registrò come avvocato presso il Parlamento di Parigi(nella Francia assolutistica i “parlamenti” erano tribunali non assemblee legislative) e iniziò ad esercitare come avvocato. Nella sua professione si distinse in varie occasioni, tra cui tre particolarmente significative furono:
- l’Affare Deteuf, nel quale difese una ragazza Clementine Deteuf, guardarobiera della storica abbazia di Saint Sauveur d’Anchin, a Pecquencourt, la quale, invano insidiata dal monaco dom Brognart, per vendetta era stata falsamente accusata di furto da costui, che fu riconosciuto colpevole di diffamazione e condannato a risarcire la giovane Deteuf.
- L’Affare del parafulmine, che il signor de Vissery de Bois-Valé era stato costretto a disinstallare dal tetto della sua casa per ordine delle autorità cittadine, le quali temevano avesse effetti nefasti. Bois-Valé, seguace dei Lumi e ammiratore della scienza, fece ricorso al Consiglio superiore dell’Artois e affidò il suo patrocinio a Robespierre, il quale pronunciò un’arringa rimasta famosa che gli valse la vittoria nella causa. Ne scrisse anche il Mercure de France: «Il signor Robespierre, giovane avvocato di raro talento, ha dimostrato in questo affare, che era la causa delle scienze e delle arti, un’eloquenza e una sagacia che danno un’ottima idea delle sue capacità»
- L’affaire Dupont, nel quale difese appunto un certo Dupont, incarcerato ingiustamente per dodici anni con la semplice emissione di una lettre de cachet, richiedeva di ritornare in possesso di una sua legittima eredità
Il 4 febbraio 1786, fu eletto direttore dell’Académie Royale des Belles-Lettres di Arras. Qui sostenne, seguendo l’opinione razionalista, il principio dell’eguaglianza dei sessi e il diritto delle donne a far parte delle Accademie scientifiche e umanistiche, favorendo così, nel febbraio del 1787, l’ingresso nell’Accademia di Arras di due letterate, Marie Le Masson Le Golft e Louise-Félicité de Kéralio.
Alla convocazione degli Stati Generali del maggio 1789, fu eletto come membro del terzo stato. Cominciò così la sua carriera politica. Quando, nell’ottobre del 1789, l’Assemblea Costituente trasferì la propria sede da Versailles a Parigi, Robespierre prese alloggio in un appartamento situato al terzo piano del numero 8 (oggi numero 64) della rue de Saintonge, dove, dal 1790, l’ufficiale dei dragoni e autore drammatico Pierre Villiers afferma – nel 1802 – di averlo servito come segretario. Continuò a frequentare il Club bretone di Versailles, che intanto aveva mutato il proprio nome in quello di Société des Amis de la Constitution e si unì anche all’omologa Société di Parigi, più nota con il nome di Club dei Giacobini, per il fatto di essere situata nei locali dell’ex-convento dei Giacobini di rue Saint-Honoré, vicino alle Tuileries. Robespierre divenne presto il maggior animatore delle sedute del circolo e intrattenne rapporti con i gruppi patriottici della provincia parigina.
Nei suoi interventi, al riguardo dell’elaborazione della nuova Costituzione, si batté perché non fossero concessi privilegi. Il 21 settembre 1789, si oppone alla concessione al re del diritto di veto sulle leggi approvate dall’Assemblea e, il 5 ottobre, dichiara che «nessun potere può stare al di sopra della nazione e nessun potere che emani dalla nazione può imporre la sua censura alla Costituzione che la nazione si è data». Si oppose al sistema elettorale basato sul censo, formulato dall’Assemblea, che divideva i cittadini in «passivi», «attivi», ed «elettori», e richiedeva che il deputato dovesse almeno possedere una proprietà fondiaria e pagasse un contributo di un marco d’argento, sostituendo così all’aristocrazia del sangue l’aristocrazia del denaro, al predominio nobiliare il privilegio borghese. Durante i primi anni della rivoluzione, Robespierre fu tra coloro che proposero e votarono, prima e dopo l’abolizione della monarchia, divenuta da assoluta a costituzionale, e la nascita della Prima Repubblica Francese, l’adozione del nuovo calendario rivoluzionario, votata solo dopo lunghe discussioni, che lo avevano visto contrario all’abolizione della festa domenicale, e molte altre importanti misure: la Costituzione Civile del Clero, l’abolizione della tortura, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l’abolizione dei cosiddetti “reati immaginari” come l’omosessualità o l’eresia. In questo periodo era contrario alla pena di morte, che molti volevano abolire, ma che alla fine rimase, e sarà usata in modo massiccio nelle fasi successive della Rivoluzione, seppure in maniera egualitaria, con la ghigliottina come unica pena.
Con l’abolizione della monarchia, il 21 settembre 1792, e la nascita della Repubblica, il potere passò nelle mani della Convenzione Nazionale, il nuovo nome dell’Assemblea Costituente, guidata prima dai Girondini e poi dai Montagnardi, dei quali facevano parte i Giacobini, e del Comitato di Salute Pubblica, di cui Robespierre divenne uno dei membri a partire dal luglio del 1793, sostituendo Danton come principale leader del gruppo.
Sebbene da sempre in linea di massima contrario alla pena di morte, successivamente si convinse che andasse invece usata nel tempo della guerra e della rivoluzione. Votò così a favore della condanna a morte di Luigi XVI, e approvò le leggi del Terrore volute dal Comitato di Salute Pubblica, tramite le quali si procedette all’eliminazione fisica di tutti i possibili presunti nemici della rivoluzione francese. ll numero delle vittime causate dal periodo del Terrore è quantificabile con difficoltà. Aurelio Musi ne conta 16.594. Secondo altri storici, i morti sarebbero stati 70.000, prevalentemente appartenenti alla media borghesia. Altri ancora parlano, con le approssimazioni del caso, di circa 35.000 esecuzioni, delle quali ben 12.000 senza processo. La metodica cancellazione di ogni forma di dissenso fu eseguita anche mediante l’incarcerazione di circa 100.000 persone, alcuni studiosi arrivano addirittura a stimarne 300.000, soltanto perché sospettate di attività controrivoluzionaria.
Tra le persone ghigliottinate durante questo periodo, con sentenze pronunciate in gran parte dai comitati rivoluzionari creati da Georges Jacques Danton, vi furono nobili come la regina Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena (alcuni oggetti della regina, tra cui un libro di preghiere con annotazioni a mano, furono trovati nei cassetti di Robespierre) e il chimico Antoine-Laurent de Lavoisier, oltre che rivoluzionari come lo stesso Danton, leader dei Giacobini Moderati e avvicinatosi agli Indulgenti, considerato troppo moderato e favorevole ad una conciliazione con i Girondini e i monarchici costituzionali, seguito da Camille Desmoulins e, più tardi, Chaumette ed Hébert, tutti capi popolari, e il duca Filippo d’Orléans, soprannominato Filippo Égalité (uguaglianza), nobile e cugino del re – che aveva appoggiato la rivoluzione e votato a favore della condanna a morte del re – nonché padre del futuro re Luigi Filippo. Per questi eventi si disse che la Rivoluzione divora i suoi figli. Inoltre fu decapitata Olympe de Gouges, fondatrice del Centre Socìal e Girondina, che si batteva attivamente per i diritti delle donne e aveva difeso Maria Antonietta, mentre il girondino Marchese di Condorcet, matematico e filosofo, venne arrestato e si suicidò in carcere. Dopo la morte di Danton, Robespierre divenne il membro più importante del Comitato di Salute Pubblica.
Durante il sanguinoso periodo del terrore, una solitaria riforma positiva implementata in quel periodo su pressione di Robespierre fu l’abolizione della schiavitù nelle colonie francesi, misura che sarà tuttavia revocata anni dopo da Napoleone.
In seguito alle crescenti vittorie militari all’estero, in Francia molti iniziarono a ritenere sempre più eccessive e non necessarie le misure terroristiche di Robespierre. Egli si trovò sempre più isolato all’interno dello stesso Comitato di Salute Pubblica, anche grazie a politiche percepite come sempre più assolutistiche come l’instaurazione di un culto della dea Ragione come nuova religione di Stato, finchè, rifugiatosi all’Hotel de Ville dopo essere stato arrestato e poi rilasciato, di nuovo catturato e condotto, moribondo, alla ghigliottina il 28 luglio 1794, ove fu giustiziato.