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Strage Georgofili: Mazzeo, la ‘Quarto Savona 15’ agli Uffizi simbolo della lotta contro la mafia

Nel giorno che ricorda il trentennale dell’attentato mafioso avvenuto a Firenze, esposta la teca che contiene i resti dell’auto della scorta distrutta nell’attentato di Capaci. Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo con Tina Montinaro presidente dell’associazione impegnata a mantenere viva la memoria della strage di Capaci e moglie del capo scorta del giudice Giovanni Falcone

di Sandro Bartoli, 26 maggio 2023

Firenze – Intorno alla teca che accoglie i resti della ‘Quarto Savona 15’ – l’ammasso di ferraglia che è rimasto della Fiat Croma su cui si stava spostando la scorta del giudice Giovanni Falcone nel momento dell’attentato di Capaci, il 23 maggio 1992 –, il Consiglio regionale della Toscana si raccoglie per sottolineare il legame fra le stragi che colpirono l’Italia nell’arco di un anno, tra il 1992 e il 1993.

Nel piazzale degli Uffizi, con il presidente dell’Assemblea legislativa Antonio MazzeoTina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, capo scorta che fu ucciso quel giorno insieme a Giovanni FalconeFrancesca Morvillo e agli altri agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo, ci sono le autorità, il questore della provincia di Firenze, Maurizio Auriemma, i giovani del Parlamento degli studenti per un momento di raccoglimento, dopo che il trombettiere ha eseguito il silenzio di ordinanza.

“La porto in tutta Italia per dimostrare che non hanno vinto loro – dice Tina Montinaro, che è presidente dell’associazione ‘Quarto Savona 15’ –. La vedo tutti i giorni, ma non posso mai soffermarmi a guardarla attentamente. Per me questa è la tomba di mio marito, lì dentro non ci sono solo i resti di quella macchina, ma ci sono i resti di mio marito, di Vito e di Rocco”. Per il questore Auriemma, “è il sacrario della Polizia di Stato”. Il presidente Mazzeo raccomanda ai ragazzi di “venire a vederla. In questa teca c’è un pezzo della libertà del nostro Paese”.

La delegazione si è poi spostata in via dei Georgofili, davanti all’albero della pace per la deposizione di una corona di fiori e un momento di raccoglimento, e poi davanti alla targa con la poesia di Nadia Nencioni che ricorda le vittime della strage. In quel momento, hanno preso parte alla commemorazione anche il presidente dell’Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini, e Leoluca Orlando, che, trovandosi a Firenze e venuto a conoscenza dell’iniziativa, ha voluto essere presente, ha salutato Tina Montinaro e il presidente Mazzeo.

Il Consiglio regionale ha organizzato questa iniziativa in collaborazione con la questura di Firenze e l’associazione ‘Quarto Savona 15’, nell’ambito della programmazione delle celebrazioni del trentennale della strage dei Georgofili. Prima del momento di raccoglimento nel piazzale degli Uffizi, si è tenuto un incontro nella sala del Gonfalone di palazzo del Pegaso, con il presidente Mazzeo, Tina Montinaro e il questore Maurizio Auriemma. Presenti i vicepresidenti Stefano Scaramelli e Marco Casucci, il consigliere segretario Francesco Gazzetti, e i consiglieri regionali Luciana BartoliniCristina GiachiSilvia NoferiMassimiliano PesciniMaurizio SguanciFausto Merlotti.

Tina Montinaro è stata intervistata da una rappresentanza del Parlamento regionale degli studenti. Il presidente Mazzeo, al termine dell’incontro, ha consegnato una targa del Consiglio regionale ‘a Tina Montinaro, testimone di Legalità’.

“Mio marito era un ragazzo giovanissimo che aveva deciso di entrare in polizia a diciotto anni – ha raccontato Tina Montinaro –. Era un poliziotto coraggioso, aveva fatto un giuramento e non aveva fatto un passo indietro. Quando è saltato in aria aveva 29 anni. Con le sue scelte – dice con orgoglio –, fa camminare me i suoi figli a testa alta, ancora oggi”. Sulla scelta di continuare a vivere a Palermo, dove ha cresciuto i suoi figli: “Bisogna restare sui territori, non siamo noi che dobbiamo andare via, tocca ai mafiosi e alle loro famiglie”. Anche perché, “da quel momento è venuta fuori la coscienza dei siciliani. Bisogna ricordarci sempre che in quell’auto c’erano tre ragazzi, tre sogni, tre famiglie, tre vite spezzate. Mio marito era determinato, innamorato del suo magistrato, ha voluto chiamare uno dei nostri figli col suo nome, Giovanni. ‘Non ho nessuna intenzione di lasciare, sappi che il giorno che accadrà qualcosa, mi verrai a prendere con il cucchiaino’, mi diceva e così è andata. Sta lì la grandezza di questi ragazzi. Mio marito ci ha lasciato un grande orgoglio, onestà, senso del dovere e responsabilità”.

Mazzeo ha preso parte anche all’incontro ‘La strage di via dei Georgofili: un racconto lungo trent’anni. Giustizia, memoria, verità: valori che contano per le nuove generazioni’, che si è tenuto la mattina al teatro della Compagnia.

“Il messaggio forte che vogliamo rilanciare qui, oggi, è di non essere mai indifferenti e non avere paura – dice Antonio Mazzeo –. Le istituzioni non devono voltarsi dall’altra parte. Inizialmente, abbiamo pensato di mettere la Quarto Savona 15 in Consiglio regionale, poi abbiamo deciso di portarla a pochi metri dal luogo in cui è avvenuta la strage dei Georgofili, perché era giusto renderla il più possibile vicina alla cittadinanza. Ho incontrato un poliziotto che piangeva, fu tra i primi ad accorrere a Capaci il giorno dell’attentato”. Il presidente ha ricordato le tante iniziative del Consiglio regionale, “abbiamo fatto partire l’Osservatorio sulla legalità, presieduto da don Andrea Bigalli, di Libera. Abbiamo lanciato il progetto ‘Polis’, dedicato alle generazioni più giovani per creare cultura della legalità. La Toscana è questa, terra di diritti, terra di legalità”. La mafia di oggi, prosegue Mazzeo, “è differente, ma c’è. Si insinua nelle difficoltà delle imprese e delle famiglie. Noi dobbiamo tenere alta l’attenzione, lavorare insieme alla magistratura e alle forze dell’ordine per arginarla e sconfiggerla. La Toscana non si è mai voltata dall’altra, vuole stare in prima linea, costruire anticorpi”.

“Insieme al Consiglio regionale – dice il questore Maurizio Auriemma – abbiamo voluto ripresentare la Quarto Savona 15 per dire a tutti che abbiamo il dovere di ricordare i nostri caduti, i nostri morti e tutti quelli che si sono sacrificati per affermare la legalità in questo Paese. Ricordandoli, possiamo trasmettere ai nostri figli e ai giovani che è grazie a loro se oggi viviamo in un Paese libero e democratico”.

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