È sciopero della fame. I genitori di Arianna Manzo, la ragazza di Cava dei Tirreni tetraplegica, sorda e ipovedente fin da poche settimane dopo la nascita, lo hanno deciso all’apertura del discussione in corte d’appello e dopo non essere stati ricevuti dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca. I fatti, pur lunghi 15 anni, son presto riassunti: l’azienda ospedaliera Cardarelli è stata condannata dal tribunale di Salerno a versare un risarcimento in favore di Arianna ma si è opposta all’esecutività del provvedimento.
Assistiti e sostenuti dall’avvocato Mario Cicchetti di Rieti, i coniugi campani, che nelle scorse settimane avevano chiesto di essere ascoltati dal presidente De Luca, hanno ora intrapreso la via dello sciopero della fame. Eugenio Manzo e Matilde Memoli aspetteranno così, con una forma forte di protesta, l’esito del ricorso del Cardarelli in appello.
«Inascoltati dal Presidente della regione Campania, on. Vincenzo De Luca, mentre il Governo nazionale, nell’attuale drammatica situazione, ipotizza la riforma delle legge elettorale, intanto che qualcuno va al mare e in attesa di conoscere le determinazioni cui perverrà la Corte di Appello di Salerno sull’istanza di sospensione dell’esecutività della sentenza, emessa dal Tribunale di Salerno cominciamo lo sciopero della fame, stabilendoci, con nostra figlia Arianna (tetraplegica, sorda e ipovedente), all’ingresso della sede della Corte di Appello di Salerno – scrivono i genitori di Arianna – fino a quando i Magistrati della prima sezione civile, sotto la presidenza della dott.ssa Maria Assunta Niccoli, non emetteranno il provvedimento che riterranno opportuno. Le nostre condizioni economiche (io, Eugenio Manzo, ormai dal 2005 non lavoro più per prestare assistenza ad Arianna e mia moglie, Matilde Memoli, è dipendente, part time, di una casa di cura per anziani), non ci consentono più di offrire a nostra figlia l’assistenza continuativa oltre che il minimo delle cure di cui abbisogna, anche al solo fine di tentare di lenire le grandi sofferenze cui, da quindici anni a questa parte, è quotidianamente sottoposta. E, sinceramente, non abbiamo più nulla da perdere».
«Nei giorni scorsi, ritenendolo “una persona, da sempre, vicino alle esigenze della gente”, avevamo anche rivolto al Presidente Vincenzo De Luca un appello (a tutt’oggi rimasto inascoltato), pregandolo di sollecitare all’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale “Antonio Cardarelli” di Napoli un atto d’ufficio che, tuttora, riteniamo dovuto: onorare una sentenza (tra l’altro, immediatamente esecutiva) emessa da un Tribunale della nostra Repubblica, la nostra Sentenza – proseguono – La Sentenza che, dopo nove anni di silenti tribolazioni e stenti, ha definito il giudizio che avevamo istruito contro il Cardarelli per vederci risarciti i tanti, troppi, danni che nostra figlia Arianna ha subito a seguito di quel maledetto ricovero e che ha visto condannato l’ospedale al risarcimento di circa tre milioni di euro in nostro favore. Denaro, questo, che avremmo utilizzato non solo per curarla ma anche per costruirle una casa su misura, priva di tutte quelle insormontabili barriere che, alcuni, non riescono neanche a immaginare. Dallo scorso mese di novembre, l’Azienda non ha ancora pagato nulla, neanche una piccola somma a titolo di anticipo che ci avrebbe permesso di garantire delle cure indispensabili alla sopravvivenza di nostra figlia. Continueremo ad affrontare le nostre battaglie, aiutati solo dall’avvocato Mario Cicchetti e sostenuti dagli amici più sinceri, nel rispetto della Giustizia e contro tutti coloro che pensano che un libero cittadino di questo nostro Stato, anche quando vince una battaglia legale, debba accettare i tanti soprusi di chi, inspiegabilmente, ritenendosi superiore per la sola circostanza di ricoprire un determinato ruolo che, invece, dovrebbe imporgli maggiore attenzione e coscienza, si illude di non essere sottoposto alla nostra stessa Legge».
E proprio l’avvocato Cicchetti ribadisce che «la protesta dei genitori nei confronti di De Lucae in attesa che la Corte emetta un provvedimento (che si spera di rigetto dell’istanza di sospensiva del pagamento avanzata dal Cardarelli) continua fino a quando non verrà emesso».