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TELESCOPE | racconti da lontano 

    EDITORIALE Se vi siete mai domandati dove vadano a finire i palloncini che sfuggono di mano ai bambini, questa storia è per voi. È la storia di Luisa, e no, non stiamo parlando di una persona, ma del più piccolo trasmettitore di posizione mai costruito in Italia, che il suo inventore, l’ingegnere aerospaziale Roberto Pietrafesa (Tricarico, MT, 1975), ha deciso di chiamare come la mamma. Dal 2019 Pietrafesa ha cominciato a testare il trasmettitore collegandolo a un palloncino molto simile a quelli che vendono gli ambulanti alle fiere di paese, facendolo volare dal terrazzo di casa sua a Montelasi (TA); e anche se Luisa non usava un palloncino a forma di unicorno, i viaggi insieme a lei sono stati fantastici, perché dopo quella prima partenza, ce ne sono state altre quattro, e Luisa è arrivata a compiere il giro del mondo per ben due volte.Calcolando al milligrammo peso e quantità di elio nel palloncino, e mettendo a punto un’alimentazione tramite mini pannelli solari, Pietrafesa è riuscito a portare Luisa a una altezza di galleggiamento di oltre 10.000 metri, sopra le nuvole come gli aerei di linea, e in questo modo, spinta dai venti e protetta dall’umidità ha viaggiato, sorvolando, nel suo volo più lungo, ventinove paesi – Italia, Albania, Grecia, Mar Egeo, Turchia, Iran, Naxçıvan, Armenia, Azerbaigian, Mar Caspio, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Russia, Cina, Giappone, Oceano Pacifico, Stati Uniti d’America, Canada, Oceano Atlantico, Groenlandia, Norvegia, Finlandia, Svezia, Polonia, Lituania, Bielorussia, Mongolia, Corea del Nord – in 33 giorni, 21 ore e 4 minuti, prima di interrompere le trasmissioni.Al di là di quanto tutto questo abbia un fascino non solo scientifico ma anche poetico, non possiamo non pensare però ai tantissimi palloncini che ogni anno vengono dispersi nell’atmosfera, e non parliamo di quelli che perdono i bambini, ma soprattutto di quelli che adulti consapevoli liberano in cielo per festeggiare momenti speciali. Ecco, per gli oceani dove inesorabilmente finiscono, poi c’è molto poco da festeggiare. In questa centosessantottesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate un testo di Annarita Briganti, scrittrice, giornalista di Repubblica e opinionista televisiva, dedicata alla mostra MELMA di Nico Vascellari curata da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento, al Forte Belvedere di Firenze; un estratto dal testo in catalogo della mostra In Opera: Scenari Futuri di una giovane Legge Forestale al Padiglione Uruguay in occasione della 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia; una parte dell’intervista della curatrice Jeanette Pacher all’artista Vivian Suter, dal catalogo della mostra Vivian Suter. Home in corso alla GAMeC di Bergamo.Tra i VIDEO quello sulla mostra Shimabuku. Me, We in corso da Museion a Bolzano, e uno su Quasi Nessuno di Matilde Cassani, secondo progetto site-specific realizzato dall’associazione Aptitudeforthearts. Tra gli EXTRA segnaliamo le due repliche di Frankenstein spettacolo di OHT [Office for a Human Theatre] al far° fabrique des arts vivants festival di Nyon; le mostre al PAV Parco Arte Vivente di Torino – Andare con le radici e Il parlamento delle cose –; e Boom! The playful world of Minibombo negli spazi del Powerlong Art Center di Shanghai.In questo numero anche un BONUS TRACK con la ventiseiesima puntata di Radio GAMeC 30 che racconta il 1998 con l’artista ruandese Francis Offman. Buona lettura.Lo staff di Lara Facco P&C#TeamLara Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com TELESCOPE. Racconti da lontanoIdeato e diretto da Lara FaccoEditoriale e testi a cura di Annalisa InzanaRicerca ed editing Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Martina Fornasaro, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Alessandro Ulleri, Carlotta Verrone, con la collaborazione di Margherita Animelli, Nicolò Fiammetti, Andrea Gardenghi, Anna Pascale, Margherita Villani, Victoria Weston e Marta Zanichelli domenica 6 agosto 2023RACCONTI   Una Melma in cui è bellissimo immergersi, di Annarita Briganti Si esce felici dalla mostra di Nico Vascellari al Forte Belvedere a Firenze, prima tappa di un progetto che lo porterà anche in piazza della Signoria, a Palazzo Vecchio e al Museo Novecento.Curata da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, l’esposizione – in corso fino all’8 ottobre – è un viaggio nel mondo di Vascellari, un paese delle meraviglie in cui tutto è possibile. Le sue sculture, nel giardino della fortezza, sembrano sirene. Componenti meccaniche si sovrappongono a queste figure, escono fuori da un fianco, spuntano dalle loro viscere, le code piantate nel terreno come semi.Continuando a fare Alice nella Melma di Vascellari, esplorando le sale della fortezza, troviamo VIT, Visita Interiora Terrae, una performance dell’artista realizzata in un luogo da sempre al centro della sua ricerca – la foresta del Cansiglio –, proiettata su un grande schermo. Una persona inietta una siringa di sedativo a Vascellari, lo addormenta. Un elicottero preleva il suo corpo e lo trasporta altrove, sorvolando il paesaggio, passando vicinissimo alle montagne, con un finale poetico.Un’esperienza immersiva che ci porta anche dalle Tre, quattro galline. Una scatola di cartone si muove, emette dei versi, trasmette la sofferenza di chi è chiuso lì dentro. Le sue dimensioni sono quelle delle gabbie degli allevamenti in batteria, becco e artigli spesso amputati perché le galline impazziscono, in così poco spazio, e diventano aggressive.E poi, Imperlati di Rugiada, con l’acqua nel ventre di uno dei due uccelli; la bocca dorata di un altro animale-scultura; una scultura che sembra una croce; bambini sovrapposti ad animali; e una Falena, di nuovo all’esterno, nelle Cannoniere, la falce per riflettere sul legame tra esseri umani e natura, al centro di questo percorso, insieme al rapporto tra esseri viventi e tecnica/tecnologia.Ma non chiediamoci troppo cosa significhi, lasciamo le metafore altrove e lasciamoci andare. L’arte fa bene alla mente, riattiva il corpo con una caccia al tesoro alla ricerca della bellezza e scava dentro di noi. L’arte, per Vascellari, è prima di tutto relazione con il prossimo e quindi con se stesse e con se stessi. L’arte di Vascellari per scavare nella melma, nel caos, per curarsi della propria presenza sulla Terra, per ricominciare a sentire. “Quando per la prima volta a otto anni ho visto i quadri di Ligabue non me ne poteva fregare di meno di cosa volessero significare. Ero tramortito da qualcosa che era già dentro di me e l’arte l’aveva tirata fuori” conclude Vascellari. Crediti: Installation views della mostra “Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro” a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia. Fotografie di Andrea Guermani Un’opera sulla Legge è un’opera che parla di architettura, di MAPA + INST, Carlos Casacuberta e Diego Morera* Immaginiamo una storia del mondo raccontata dalle leggi che lo abitano e che gli danno forma. Sarebbe un racconto lungo, strapieno di personaggi pittoreschi, vecchi e nuovi, alcuni conosciuti e altri poco noti: leggi quadro, organiche, a maggioranza semplice o assoluta, internazionali, nazionali o federali, permissive, proibitive, dichiarazioni o leggi speciali. Nella trama, la nascita di una nuova legge/personaggio o la morte di una antica sarebbe un avvenimento intenso, capace di rivoluzionare rapporti definiti, di aprire o chiudere opportunità tra le parti coinvolte. Ma non ci troveremmo solo davanti a noiose argomentazioni piene di testi e dichiarazioni, e nemmeno davanti a un semplice racconto sociale delle nazioni. Sarebbe un’altra versione della storia dei nostri territori, dei nostri spazi e corpi, intrecciati ai desideri, i sogni, le paure e le violenze tipiche di ogni epoca. In questo modo, una cronaca legislativa del mondo parlerebbe, allo stesso tempo, del passato che ci precede e degli innumerevoli futuri da costruire, poiché, sebbene il diritto operi secondo una logica storica – evidente nella sua autoreferenzialità e nella sua struttura fatta di citazioni e ripetizioni –, riflette tanto una continuità quanto una volontà o una promessa di rottura con quello che c’è stato prima (1).È di questi assemblaggi legali e spaziali passati, presenti e soprattutto, futuri che tratta questo progetto, a cura di studio MAPA, INST e del musicista, compositore e produttore Carlos Casacuberta, pensato per questa edizione della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che si auto dichiara un «Laboratorio del Futuro» (2) e che concentra la sua attenzione sulla decarbonizzazione e sulla decolonizzazione come due processi contemporanei fondamentali.Attraverso una strana opera lirica, la storia è raccontata da una giovane Legge Forestale dell’Uruguay che, circondata da molte altre voci, si guarda allo specchio per cercare di capire cosa le stia succedendo intorno e quali altri universi possano svilupparsi.È possibile che il capitolo che ha come protagonista l’Uruguay, in una storia raccontata dalle nostre leggi, sia un’avventura interessante. Più breve di quello di Stati più antichi ma carico di successi atipici, con un’intensità sperimentale simile a quella che ha luogo in un laboratorio. Potremmo anche dire che una narrativa del genere faccia ormai parte attiva della nostra identità, dato che, nella costruzione dell’immagine dell’Uruguay come Paese socialmente innovatore, gli ambiti di sperimentazione sono spesso legati alla comparsa di nuove leggi. Sono vari gli esempi in proposito. *estratto dal testo nel catalogo del Padiglione Uruguay alla 18° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 1. Mawani, R. (2014). Law As Temporality: Colonial Politics and Indian Settlers, 4 U.C. Irvine L. (2014).2. «The Laboratory of the Future» is the curatorial proposal directed by Lesley Lokko for the 18th International Exhibition of Architecture at the Biennale in Venice. Crediti: Padiglione Uruguay. MAPA+INST, En ópera: escenarios futuros de una joven Ley Forestal. Installation view “A Vienna ho radici profonde”. Vivian Suter in conversazione con Jeanette Pacher* Jeanette Pacher. Per la tua mostra da Secession hai scelto il titolo A Stone in the Lake. Che significato ha per te? Hai anche scelto una foto bellissima come immagine d’invito.Vivian Suter. È stato mio figlio a scattare la foto. Si vede mio nipote sul lago Atitlán e sullo sfondo i vulcani San Pedro, Atitlán e Tolimán. Questa fotografia mi è piaciuta così tanto che l’ho inviata a vari amici e tutti l’hanno trovata molto bella. Uno di loro sapeva che stavo preparando la mostra da Secession e ha immaginato che fosse la foto per l’invito. Alla fine, l’idea mi è sembrata ottima e così te l’ho inviata come proposta. Ma non posso rivelare chi mi ha dato l’idea.JP. È giusto che rimanga un po’ di mistero… Che significato ha per te il lago Atitlán?VS. All’inizio vivevo vicino al lago, nei pressi di Panajachel. Non distante da casa mia, sulla spiaggia, c’era anche una sorgente calda. Negli anni è calata, e il livello del lago si è abbassato e poi è risalito di nuovo. Il lago è anche il motivo per cui sono rimasta qui. Sembra abbia qualcosa di magico, lo dicono tutti. È molto profondo ed è dotato di uno sbocco, ragione per cui è rimasto sempre molto pulito. Ma dopo gli uragani Agatha e Stan questa “via d’uscita” si è ostruita e l’acqua sporca non è più potuta defluire. È stato dopo il Covid che il lago ha ripreso un aspetto sano e naturale, dato che le persone non potevano più andarci. Anticamente il lago era un luogo sacro per i maya, e lo è tuttora. Una volta all’anno arrivano pullman carichi di persone per vederlo e compiervi rituali maya. Esistono anche sette che praticano il battesimo nel lago. Ci andavo spesso a nuotare. Adesso vivo un po’ più distante, ma in compenso sono circondata da molti alberi.JP. Stai preparando anche una mostra per la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, intitolata Home, che aprirà poco dopo la mostra di Vienna. Che cosa state progettando?VS. Lorenzo [Giusti, direttore della GAMeC, NdR] è venuto a trovarmi nella mia casa di Panajachel l’anno scorso. Ha visto tutto, il giardino, il mio studio e la casa, anche quella di mia madre. Ha mostrato grande interesse per le piante. Gli sono piaciuti molto i colori delle pareti, il modo in cui esse sono dipinte, nei toni rosso e verde. Poi ha selezionato le tele che voleva esporre. Le ha scelte in base a vari criteri, ad esempio c’è una selezione con motivi legati all’architettura e al gioco di luci e ombre. In mostra ci saranno pareti colorate, dipinte come quelle di Panajachel. È una cosa abbastanza eccezionale e nuova, perché differentemente le pareti nelle mie mostre sono sempre bianche. Quindi si tratterà del luogo in cui mi trovo, della mia casa. La conversazione, trascritta e adattata per questa pubblicazione, si è svolta nel dicembre 2022 via Zoom. *estratto dal testo nel catalogo della mostra Vivian Suter. Home in corso alla GAMeC di Bergamo fino al 24 settembre 2023. Crediti: Vivian Suter. Home. Vedute dell’installazione – GAMeC Bergamo, 2023. Foto: Lorenzo Palmieri. Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di BergamoVIDEO L’affinità tra le cose viventi e non Come dichiara il Direttore e curatore della mostra di Museion Bart van der Heide in questo breve video, il tratto più interessante dell’arte di Shimabuku è proprio questo saper cogliere l’affinità tra oggetti e persone. La sua mostra personale Shimabuku. Me, We in corso fino al 3 settembre negli spazi di Museion a Bolzano – prima personale dell’artista in Italia, e la più grande realizzata fino ad ora in Europa – racconta la sua parabola creativa dalle prime opere degli anni Novanta fino a oggi. L’arte crossmediale dell’artista giapponese ci offre un approccio leggero, curioso e umoristico all’esperienza del mondo; i suoi lavori, nati da momenti privati di stupore generati dall’interazione dell’artista con il mondo, sono la messa in scena dei suoi pensieri, ricordi fotografici, filmici e scultorei, e rappresentano delle dichiarazioni pubbliche nello spazio espositivo. GUARDA Crediti immagine: SHIMABUKU, Exhibition for the Monkeys, 1992. Courtesy the artist and Air de Paris, Romainville. © ShimabukuSempre di meno Fino al 30 novembre nelle campagne intorno alla Abbazia di Lucedio e in modo particolare nelle aree agricole di Principato di Lucedio in provincia di Vercelli, Matilde Cassani, designer e artista la cui ricerca da anni opera al confine tra architettura, installazioni e performance, ha installato una serie di esili figure, presenze scultoree direttamente ispirate agli spaventapasseri. Si tratta di Quasi Nessuno, secondo progetto site–specific realizzato dall’associazione Aptitudeforthearts. In questo breve e suggestivo video traspare perfettamente la riflessione da cui è nata l’opera, quella progressiva rarefazione della figura umana nel paesaggio agricolo, non più abitato da corpi ma da racconti, storie di comunità scomparse, voci di fantasmi che echeggiano dietro le colline. Cassani trasforma la risaia in un universo fiabesco, popolato di figure visibili, comparse sfuggenti che si intravedono all’imbrunire. GUARDA Crediti immagine: PH. Delfino Sisto LegnaniEXTRA Classico, profetico, spaventoso A soli diciannove anni Mary Shelley scrive Frankenstein o il moderno Prometeo, romanzo considerato tra i capostipiti dell’horror fantascientifico, ma questo libro non è solo una storia inquietante. Scritto nel 1816, l’anno senza estate, quando Europa, Nord America e Asia vengono avvolte da violenti e continui temporali, temperature gelide e carestie causate dalla nube dell’eruzione del vulcano Tambora, questo testo è anche una profetica anticipazione delle ansie contemporanee sul destino dell’ambiente cui OHT [Office for a Human Theatre], studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta, ha dedicato Frankenstein, la sua nuova produzione. Mercoledì 9 e giovedì 10 agosto lo spettacolo, che ci invita a fare i conti con quello che siamo soliti omettere alla vista e consideriamo mostruoso, sarà sul palco del far° fabrique des arts vivant, il festival che da ben 39 edizioni, a Nyon in Svizzera, esplora i campi del teatro, della danza, della performance e di molte altre inedite pratiche artistiche. Crediti: OHT, Frankenstein, 08.02.2023 @ TPE Ph. Andrea MacchiaLe piante hanno ragione In corso al PAV Parco Arte Vivente di Torino due mostre che insegnano un nuovo modo di guardare alle relazioni tra specie. Da una parte Andare con le radici mostra del laboratorio di arti visive Wurmkos, fondato nel 1987 a Sesto San Giovanni, un’esperienza basagliana che mette in relazione arte e disagio psichico senza porsi obiettivi di salvezza. Una mostra che è frutto di un’autoriflessione sulle metodologie adottate dal gruppo stesso, che parte da un dispositivo calpestabile – un suolo, una piazza, un universo, un flusso – che ospita una comunità vegetale, non più soggetta a una visione antropocentrica, ma che senza gerarchie, crea mondi senza perdere la propria unicità. L’altra esposizione è Il parlamento delle cose, a cura di Marco Scotini, con opere di Chiara Antonelli, Davide Barberi, Alessandro Cavallini, Traian Cherecheș e Chiara Scodeller, giovani artiste e artisti formatisi presso il Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali e il Master Accademico in Art and Ecology di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. La mostra tenta di evidenziare forme estetiche imperniate su visioni ormai nodali come il superamento delle categorizzazioni oppositive tra natura e cultura, e di genere, e la ri-significazione di esperienze autobiografiche e collettive. Crediti: Wurmkos, Andare con le radici. Installation view at PAV – Parco Arte Vivente, Torino, 2023. Courtesy PAV – Parco Arte Vivente, TorinoBOOM! minibombo, la casa editrice fondata nel 2013 a Reggio Emilia specializzata in libri per bambini, continua i festeggiamenti per i suoi 10 anni di attività con una mostra in Cina! Fino al 3 settembre, infatti, negli spazi del Powerlong Art Center di Shanghai si tiene Boom! The playful world of Minibombo, prima mostra in Cina dedicata a un editore italiano di albi illustrati. Organizzata da Kiddy Art Museum – giovane società cinese con l’obiettivo di creare mostre per i più piccoli e le loro famiglie, per far scoprire il mondo dell’albo illustrato e le sue potenzialità narrative – la mostra nasce nel segno dell’utilizzo del duplice linguaggio, cartaceo e digitale, e dell’approccio che da sempre contraddistingue minibombo, ossia la lettura come esperienza condivisa tra adulto e bambino. 1100 metri quadri nel cuore di Shanghai, divisi in 10 ambienti, ognuno dedicato a un titolo del catalogo, in cui l’esperienza di visita è arricchita da laboratori e contenuti digitali.xxBONUS TRACK  RADIO GAMeC 30 #26 Il 1998 è un anno denso di scoperte legate allo spazio. Mentre il gruppo di ricerca International Cosmology High-Z Supernova dimostra che l’Universo è in rapida espansione, la navicella Lunar Prospector scopre ghiaccio nei crateri vicini ai poli della Luna, aprendo alla possibilità concreta di svilupparvi una colonia e una stazione spaziale. Sul pianeta Terra nemmeno i terremoti che sconvolgono Afghanistan e Papua Nuova Guinea fermano gli esperimenti nucleari di India e Pakistan, che infatti continuano a condurre test in Pokhran e Baluchistan, con conseguenti sanzioni da parte di Stati Uniti, Giappone e altre nazioni. Questo è l’anno in cui 11 nazioni europee, con la nascita della Banca Centrale Europea, si preparano ad accogliere l’Euro. Il 1998 è cruciale per il continente africano, dove una serie di eventi contribuisce a cambiare gli equilibri politici: l’ECOMOG riporta Ahmad Tejan Kabbah alla presidenza della Sierra Leone, dopo la dittatura di Johnny Paul Koroma; la Guinea Bissau è teatro di una rivolta militare; l’Organisation of African Unity non rispetta le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro la Libia e comincia la sanguinosissima Seconda Guerra del Congo, in cui moriranno 5.4 milioni di persone. Ma il 1998 è anche l’anno in cui la comunità internazionale pone attenzione alle violazioni dei diritti umani: viene istituito da 120 nazioni un tribunale permanente internazionale contro genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e reato di aggressione. La prima condanna sarà quella di Jean-Paul Akayesu, ex sindaco di una piccola città del Ruanda. Nella ventiseiesima puntata di Radio GAMeC 30 approfondiamo questo argomento con l’artista Francis Offman, il cui lavoro crea narrazioni che uniscono esperienze umane e non umane. ASCOLTA Sei un giornalista, un critico, un curatore?Vuoi contribuire con un tuo scritto a una delle prossime edizioni di TELESCOPE?Scrivici su telescope@larafacco.com Se vuoi ricevere TELESCOPE anche tu, scrivi a telescope@larafacco.com L’archivio completo di TELESCOPE è disponibile sul sito www.larafacco.com 
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