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TELESCOPE | racconti da lontano #176

    EDITORIALE Può una foresta essere considerata un monumento? No, non stiamo parlando di alberi millenari patrimonio dell’Umanità, ma di porzioni di foresta che, a un occhio non esperto, sembrano soltanto questo… foresta.Negli anni Ottanta l’etnobotanico statunitense William Balée fa un viaggio in Amazzonia orientale ed entra in contatto con la tribù dei Ka’apor; sono loro i primi a insegnargli che quello che guardava non era solo espressione della Natura, ma che vaste aree della foresta pluviale in realtà erano il prodotto dell’interazione tra uomini e paesaggio, sapendo riconoscere i resti di un antico villaggio semplicemente osservando gli schemi di distribuzione di alberi, palme, piante e suolo. Grazie ai suoi studi, che portarono alla raccolta di un incredibile archivio fotografico – oggi protagonista del progetto An Architectural Botany (2018) di Paulo Tavares esposto nella 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, The Laboratory of The Future a cura di Lesley Lokko – Balée arrivò alla conclusione che vaste aree della foresta Amazzonica erano il prodotto di una lunga interazione con il genere umano, e quindi “socialmente progettate” come fossero una nuova forma di architettura radicale. Come insegna l’ecologia storica, che studia l’interazione tra esseri umani e ambiente, gli esseri umani si adattano e modellano l’ambiente, contribuendo continuamente alla trasformazione del paesaggio. Forse allora l’imponente archivio di immagini apparentemente naturali di Balée può anche essere considerato un archivio di architettura, una raccolta di prove sociali e non naturali, perché tutto quello che abitiamo alla fine è architettura. In questa centosettantaseiesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate quello di Manuela De Leonardis, firma de Il Manifesto e curatrice, dedicato alla mostra Bertina Lopes. Via XX Settembre 98, la casa come luogo di resistenza al Museo delle Civiltà; un’introduzione della curatrice Paola Nicolin alla mostra Sul Guardare Atto 1 – #Massimo Grimaldi che, insieme a quella fotografica Perimetro Piacenza, è in corso a XNL Piacenza; un estratto dal testo nel blog di Cambi Casa d’Aste dedicato alla seduta Miamina protagonista dell’asta a tempo realizzata in occasione della mostra ART COLORS DESIGN / Salvati e Tresoldi x Saporiti Italia negli spazi dell’ADI Design Museum di Milano.Tra i VIDEO proponiamo un teaser dedicato alla diciannovesima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI in calendario il prossimo sabato 7 ottobre, e il racconto del restauro dell’Aula del Parlamento Subalpino realizzato dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale all’interno del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino.Tra gli EXTRA segnaliamo l’apertura della terza stagione di FOROF (Roma) con la mostra Baltic Adventure di Augustas Serapinas; la Florence Art Week a Firenze; e Dreamless Night, nuova personale dell’artista e regista libanese Ali Cherri alla GAMeC di Bergamo. Buona lettura!Lo staff di Lara Facco P&C#TeamLara Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com TELESCOPE. Racconti da lontanoIdeato e diretto da Lara FaccoEditoriale e testi a cura di Annalisa InzanaRicerca ed editing Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Martina Fornasaro, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Alessandro Ulleri, Carlotta Verrone, con la collaborazione di Margherita Animelli, Michela Colombo, Nicolò Fiammetti, Andrea Gardenghi, Margherita Villani, Victoria Weston e Marta Zanichelli. domenica 1 ottobre 2023RACCONTI   Bertina Lopes. Via XX Settembre 98, la casa come luogo di resistenza, di Manuela De Leonardis «La violenza può distruggere gli individui, ma non può distruggere un popolo», un concetto che per Bertina Lopes (Lourenço Marques 1924 – Roma 2012) era più che una semplice frase su un foglio bianco. All’artista e attivista mozambicana che nel ‘64 si trasferì a Roma, sposando in seconde nozze Franco Confaloni, il Museo delle Civiltà – Palazzo delle Scienze di Roma dedica la mostra intima e partecipativa Bertina Lopes. Via XX Settembre 98, la casa come luogo di resistenza, a cura di Claudio Crescentini e Paola Ugolini (fino al 5 novembre) nell’ambito del progetto Museo delle Opacità dedicato al riallestimento delle collezioni e delle narrazioni museali sul passato coloniale italiano.Di etnia mista – il padre era portoghese e la madre mozambicana – Bertina Lopes si trasferì giovanissima a Lisbona per continuare gli studi che nel suo Paese le erano stati vietati per motivi razziali, e lì studiò pittura e disegno sperimentando linguaggi diversi dal figurativo all’astratto. Nel ’53, tornata in Mozambico, insegnò materie artistiche alla Scuola tecnica femminile General Machado e all’Associazione Africana.Arte e politica, per lei, furono sempre strettamente connesse: Lopes partecipò attivamente ai movimenti per l’indipendenza del Mozambico dal Portogallo, prima dell’inizio della lunga guerra (25 settembre 1964) che finì l’8 settembre del ‘74 con un cessate il fuoco definitivo un anno dopo. Nel ‘64, proprio per via delle sue posizioni politiche, dovette lasciare il Paese e, grazie a una borsa di studio della Calouste Gulbenkian Foundation di Lisbona, si trasferì in Italia. Che Roma fosse stata per lei uno straordinario luogo di ispirazione creativa è evidente nelle immagini del film Bertina realizzato nel 2002 (curato da Anna Maria Mineide, Paola Rolletta, Sandro Avila con musiche di Costa Neto e testi di Claudio Crescentini), esposto al Museo delle Civiltà. La mostra suggerisce uno sguardo all’interno dello studio dell’artista, nel suo appartamento al civico 98 di via XX Settembre, ricostruito grazie alla documentazione del fotografo Giorgio Benni e il progetto grafico di Andrea Pizzalis e Giulio Urbini. L’intimità come «territorio» fisico e mentale sottolineato dal particolare allestimento, si riflette nelle opere stesse tra cui Io e Franco, mio marito (1968), Maternità (1971) e Totem (1982), provenienti rispettivamente dall’Archivio Bertina Lopes, dalla Richard Saltoun Gallery London/Rome e dalla collezione del Museo delle Civiltà. Nella vetrina che accoglie il visitatore nel mezzanino al 1° piano, tra le foto dell’album di famiglia e vari cataloghi e inviti delle mostre, è soprattutto la presenza dei libri a dichiarare la visione lontana dagli stereotipi di Bertina Lopes. Pubblicazioni come La dottrina morale di Seneca; Lenin, Marx, Engels e il comunismo; Pedagogia e decondizionamento sociale; Mozambico Arte di un popolo furono, evidentemente, una guida nel delineare un percorso che era parallelamente personale e professionale.  Crediti: Museo delle Civiltà, Bertina Lopes. Via XX Settembre 98, la casa come luogo di resistenza, installation views © Museo delle Civiltà. Ph. Giorgio Benni Sul Guardare. Atto I – Massimo Grimaldi. Introduzione, di Paola Nicolin* La mostra che state per visitare è il primo episodio di una serie.Sul Guardare è infatti il titolo di un ciclo di esposizioni dedicato a opere meno note provenienti dalle collezioni di musei piacentini e del suo territorio, messe in dialogo con il lavoro e la ricerca di artisti contemporanei. Il progetto prende il titolo dalla celebre serie televisiva, Ways of Seeing, composta da quattro mini-film, scritti e interpretati dal critico d’arte, poeta, saggista, scrittore, drammaturgo e artista John Berger (1926-2017).Trasmessi nel 1972 dalla BBC Two, i quattro episodi tematici, della durata di circa 30 minuti ciascuno, introdussero per la prima volta nella narrazione della cultura visiva occidentale il concetto di punto di vista sul guardare, la nozione di sguardo maschile sul corpo femminile, la relazione tra pittura ad olio e rappresentazione del potere sociale, l’analisi sulla pubblicità come nuova forma di pittura.Nel medesimo anno, la serie venne adattata da Berger in un prezioso omonimo libro di sette capitoli, che valse all’autore la vittoria del prestigioso Booker Prize, diventando un punto di riferimento internazionale per la comprensione dell’opera d’arte in chiave socioculturale e per la relazione tra arte e divulgazione insieme complessa e accessibile.La serie, prodotta da Mike Dibb, e il libro, edito dalla British Broadcasting corporation e Penguin books, nasceva d’altra parte come operazione di critica all’estetica culturale tradizionale sollevando domande sulle ideologie nascoste nelle immagini visive. La serie in modo particolare fu in parte una risposta a un’altra produzione televisiva, intitolata Civilization, ideata e diretta pochi anni prima dallo storico dell’arte Kenneth Clark sempre per la medesima emittente televisivo, che rappresentava una visione più tradizionalista del canone artistico e culturale occidentale.La serie di mostre che inauguriamo con questo primo atto si ispira liberamente ai temi e alla struttura narrativa di questo immenso progetto di Berger.I dialoghi proposti tra moderno e contemporaneo sono pensati come delle iniezioni di soggettività, di sguardo soggettivo sull’opera d’arte che travalica e decolonizza la nostra relazione con l’immagine, che produce pluralità, che contempla narrative polifoniche, laterali e irregolari oltre i limiti di un presunto canone oggettivato. Le mostre sono allora un invito a riflettere non solo sul guardare in sé, ma anche sul “come guardare” le opere d’arte. L’intreccio di media, cronologie e temi è lo spunto da cui parte Sul Guardare per raccontare, in modo inclusivo e rispettoso della complessità del discorso sulle arti visive, il patrimonio artistico della città, visibile e invisibile, invitando artisti contemporanei affinché con il loro sguardo possano aggiungere chiavi di lettura a opere storiche, rivelando significati e collegamenti inediti, spesso sorprendenti. *estratto dal testo introduttivo alla mostra Sul Guardare. Atto I – Massimo Grimaldi, in corso da XNL Piacenza fino al 7 gennaio 2024  Crediti: Massimo Grimaldi. Imaginary Friends, 2023. Slideshow su iPad Pro Apple. Courtesy l’artista e ZERO…, Milano. Opera realizzata in occasione della mostra Sul Guardare presso XNL Piacenza, 2023Perimetro Piacenza. Campagna dei 100 di Piacenza, ph. Luca Santese La poltrona Miamina di Salvati e Tresoldi per Saporiti Italia* Dal 7 al 22 ottobre 2023, in occasione della mostra ART COLORS DESIGN / Salvati e Tresoldi x Saporiti Italia negli spazi dell’ADI Design Museum di Milano, Cambi Casa d’Aste torna a collaborare con Saporiti Italia e presenta una nuova asta a tempo dedicata questa volta alle creazioni dei due designer e in particolare alla loro storica seduta Miamina. La mostra, ospitata nella Sala Compasso d’Oro, vuole evidenziare il rapporto tra arte, architettura e design che ha contraddistinto il lavoro di Salvati e Tresoldi con Saporiti: una collaborazione che, a cavallo degli anni Ottanta, trova riscontro nei disegni, le pubblicazioni, le immagini e gli oggetti storici esposti, tra cui spiccano le sedie Omaggi e Diana, i tavoli Geometric ed El Lissitksy e la poltrona Miamina (Menzione d’Onore in occasione del Compasso d’oro 1985).Per tutto il periodo dell’esposizione, che ripercorre i dieci anni di collaborazione tra la Saporiti Italia e lo Studio Salvati e Tresoldi, 20 pezzi unici della poltrona Miamina, con teli e ricami realizzati dal laboratorio d’arte Fosca Milano, ispirati a 20 diverse città dove l’azienda ha realizzato importanti progetti – Miami, Milano, Roma, Venezia, Parigi, Londra, Barcellona, Berlino, Montecarlo, New York, Los Angeles, Dubai, Riyadh, Lagos, Singapore, Shanghai, Pechino, Hong Kong, Tokyo, Sydney – saranno protagonisti di una speciale asta a tempo.Ma come nasce la seduta Miamina? La poltrona pieghevole di Saporiti Italia è nata nel 1984 come rivisitazione della Tripolina, la seduta pieghevole in legno e tessuto utilizzata dall’esercito britannico nelle campagne d’Africa sin dal 1800, già ridisegnata negli anni Trenta da Bonet, Kurchan e Ferrari (BKF/Butterfly) e in seguito, nel 1995, da Magistretti (Kenia).La versione del 1984 di Salvati e Tresoldi prende in nome dallo showroom Saporiti Italia di Miami, in cui viene presentata e lanciata sul mercato. La Miamina si caratterizza per una struttura meccanica piuttosto avanzata e per l’estrema originalità del telo di seduta. Le aste in acciaio cromato o verniciato che formano la base e il sostegno per la seduta, sono collegate per mezzo di un complesso giunto in fusione di ghisa, che permette di piegarle e raccoglierle. Il telo della seduta è realizzato con i tessuti e le pelli multicolori della collezione Saporiti Italia, oppure con i tessuti creati per Saporiti Italia da Ottavio e Rosita Missoni, con le pelli stampate a rilievo di Guido Pasquali, o con le pelli intrecciate di Gegia Bronzini. Oltre a queste varianti, proprio per la linearità e versatilità del suo telo, la Miamina è stata anche realizzata in edizioni speciali per varie occasioni ed eventi, in particolare nel 1990 per la Piramide-Laboratorio di Ricerca del CNR “EV-K2-CNR”, al campo base dell’Everest/K2. Una Miamina originale del progetto EV-K2-CNR sarà presentata al museo ADI, insieme a materiale fotografico e storico originale appena giunto in Italia dalla Piramide-laboratorio, ancora attiva in Nepal. La Miamina è stata anche presentata dall’ADI nella mostra Take Your Seat al Salone del Mobile di Milano del 2021. *estratto dal testo nel blog di Cambi Casa d’Aste dedicato all’asta a tempo in occasione della mostra ART COLORS DESIGN / Salvati e Tresoldi x Saporiti Italia negli spazi dell’ADI Design Museum di Milano.  Crediti: Courtesy Saporiti ItaliaVIDEO UN DRONE IN PARLAMENTO Con i suoi 308 scranni lignei, laccati e dorati, disposti a semicerchio su otto ordini, con sedute rivestite di velluto color cremisi, l’Aula della Camera del Parlamento Subalpino, riconosciuta monumento nazionale dal 1898, è l’unica aula parlamentare europea rimasta integra tra quelle nate con le rivoluzioni del 1848. Grazie ai lavori di manutenzione straordinaria realizzati su impulso della Regione Piemonte e con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo, oggi l’Aula torna a essere accessibile grazie all’intervento del team multidisciplinare del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” che ha fatto una ricognizione di questi delicatissimi spazi, anche con l’uso innovativo di un drone. Per permettere a tutti di respirare l’atmosfera originale che ha portato all’Unità d’Italia, il Museo Naziionale del Risorgimento Italiano di Torino che la conserva propone un’apertura straordinaria dall’Aula dal 6 all’8 ottobre, per conoscere la storia di questo luogo e i lavori conservativi che sono stati realizzati.Tutte le informazioni qui GUARDA  Crediti video: Francesca Nota © Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” Crediti immagine: ph. Silvano Pupella © Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”RIPENSARE L’ARTE PER SALVARE LA NATURA L’immagine guida della diciannovesima edizione della Giornata del Contemporaneo che si terrà il prossimo sabato 7 ottobre coinvolgendo musei, fondazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, studi e spazi d’artista su tutto il territorio nazionale, è Pa(y)sage Corporel di Binta Diaw (Milano, 1995), una riflessione  nata dal corpo femminile nero in relazione alle tracce di colonialismo nella società odierna, ispirata da un detto della tradizione senegalese: Nit nitay garabam [L’essere umano è cura dell’essere umano]. La manifestazione, promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, e la collaborazione della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, quest’anno è all’insegna dell’ecologia e della sostenibilità, urgenze che impongono di ripensare il sistema dell’arte e su cui pone attenzione anche l’opera di Diaw, riferendosi a un proverbio che sottolinea, nella parola garab (pianta e medicina/cura), l’organicità che accomuna Uomo e Natura.C’è tempo fino a venerdì 6 ottobre per iscrivere il proprio evento, compilando il form che si trova quiGUARDA  Crediti immagine: Binta Diaw per la Diciannovesima Giornata del Contemporaneo, Pa(y)sage Corporel, 2023EXTRA FARÀ MOLTO CALDO Dal 3 ottobre 2023, per la sua terza stagione, FOROF, spazio dedicato al dialogo tra arte contemporanea e archeologia fondato da Giovanna Caruso Fendi a Roma, presenta BALTIC ADVENTURE, progetto site-specific dell’artista lituano Augustas Serapinas (Vilnius, Lituania, 1990) che negli spazi archeologici ipogei ricrea il paesaggio di un allarmante futuro, risultato degli effetti devastanti del riscaldamento globale. Serapinas ricontestualizza per questa occasione il suo lavoro Mudmen, in cui figure simili a pupazzi di neve, ma realizzate in paglia e fango, abitano l’antico Foro Romano come presenze che ci mettono in guardia rispetto a un futuro distopico, più probabile di quanto immaginiamo. Un percorso fatto di evocazioni e connessioni, a cura di Ilaria Gianni, che è allo stesso tempo un monito e un invito ad agire in favore dell’ambiente. Crediti: Installation view, Augustas Serapinas, Greenhouse from Užupis, Lichtenfels Sculpture 2023, Lichtenfels, Friedersbach (Austria). Courtesy of the artist, Emalin, London and Lichtenfels Sculpture, Friedersbach. Photo: Benedikt von LoebellFLORENCE ART WEEK 29 istituzioni culturali, 44 eventi e 32 luoghi per 11 giorni di programmazione: dal 28 settembre all’8 ottobre Firenze torna a ospitare il meglio della produzione artistica contemporanea per la terza edizione della Florence Art Week, palinsesto di appuntamenti risultato della sinergia tra diverse realtà culturali fiorentine, e fortemente voluto dal Comune di Firenze. Il programma, che ha aperto con la mostra Depero. Cavalcata fantastica progetto del Museo Novecento per Palazzo Medici Riccardi, comprende tra i tanti eventi anche Temptations, Torments, Trials and Tribulations di Cecily Brown al Museo Novecento e nel Camerino di Bianca Cappello a Palazzo Vecchio, la seconda tappa di Melma di Nico Vascellari con la performance Alessio nel Salone dei Cinquecento, Endo di Namsal Siedlecki nel chiostro rinascimentale del Museo Novecento e Split Face prima monografica italiana di Nathaniel Mary Quinn al Museo Stefano Bardini e Museo Novecento.Consulta il programma completoUNA NOTTE SENZA SOGNI Dall’8 ottobre la GAMeC di Bergamo e la Fondazione In Between Art Film, con il Frac Bretagne, presentano Dreamless Night, la nuova mostra personale dell’artista e regista libanese Ali Cherri (Beirut, 1976), vincitore del Leone d’Argento alla Biennale Arte 2022. La mostra, a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi, che da febbraio sarà ospitata dal Frac Bretagne, è la più ampia presentazione, sino ad oggi realizzata, della pratica multimediale dell’artista, che comprende film, installazioni video, disegni e sculture. Nello Spazio Zero l’opera video inedita The Watchman (2023) è affiancata da una nuova serie di disegni e da un’installazione che, insieme, tematizzano lo scenario geografico e la cultura della militarizzazione in cui il film è ambientato. Le sale del primo piano ospitano inoltre gruppi di sculture ispirate all’iconografia e ai personaggi del film. Dreamless Night è il primo progetto espositivo realizzato nell’ambito di Unison, iniziativa biennale promossa da Fondazione In Between Art Film per commissionare e produrre mostre dedicate ad artisti attivi nel campo delle immagini in movimento in collaborazione con istituzioni pubbliche italiane e internazionali. Crediti: Ali Cherri. The Watchman, 2023. Still da video. Courtesy l’artista, Fondazione In Between Art Film, e Galerie Imane Farès, ParisSei un giornalista, un critico, un curatore?Vuoi contribuire con un tuo scritto a una delle prossime edizioni di TELESCOPE?Scrivici su telescope@larafacco.com Se vuoi ricevere TELESCOPE anche tu, scrivi a telL’archivio completo di TELESCOPE è disponibile sul sito www.larafacco.com  
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