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TELESCOPE | racconti da lontano #177

DITORIALE

“Una notte osservavo come al solito il cielo con il mio telescopio. Notai che da una galassia lontana cento milioni d’anni-luce sporgeva un cartello. C’era scritto: TI HO VISTO. Feci rapidamente il calcolo. La luce della galassia aveva impiegato cento milioni d’anni a raggiungermi e siccome lassù vedevano quello che succedeva qui con cento milioni d’anni di ritardo, il momento in cui mi avevano visto doveva risalire a duecento milioni di anni fa.” Sono le parole di Qfwfq, protagonista del racconto di Italo Calvino Gli Anni Luce (Le Cosmicomiche, 1965), vicenda surreale che trae ispirazione da due osservazioni fondamentali dell’astrofisica contemporanea: che l’universo è in espansione (scoperta di Edwin Hubble, 1929), e che la velocità della luce – che viaggia a 300mila km/s – è finita: questo vuol dire che le informazioni trasportate dalla luce impiegano un certo tempo ad attraversare le distanze cosmiche. Tutto ciò che osserviamo in cielo è dunque un’immagine risalente al passato, tanto più remoto quanto più l’oggetto è distante. A 30 anni dalla scoperta del primo pianeta extrasolare, sono circa 5.500 i pianeti conosciuti che orbitano intorno a una stella, ma solo alcuni si trovano nella zona abitabile, dove sarebbe possibile la vita, e tra questi K2-18b, a 120 anni luce da noi, ha caratteristiche che fanno ben sperare: tanto vapore acqueo nell’atmosfera, probabile presenza di un oceano sulla superficie, atmosfera ricca di idrogeno e presenza di dimetilsolfuro, molecola prodotta solo da esseri viventi come il fitoplancton. Tuttavia, il mondo scientifico invita alla prudenza e il James Webb Space Telescope lo osserva da vicino. Chissà se vedremo levarsi anche da lì un cartello con scritto TI HO VISTO che però riferendosi a una Terra di 240 anni fa, come ci insegna la fisica (e Qfwfq), potrebbe riferirsi al riconoscimento dell’indipendenza degli Stati Uniti, al primo volo in mongolfiera dei fratelli Montgolfier, alla pubblicazione dei Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza di Immanuel Kant, alla catastrofica eruzione del vulcano islandese Laki, alla nascita di Stendhal o di Simon Bolivar, o alla prima esecuzione, postuma, della Messa in Do Minore K 427 di Wolfgang Amadeus Mozart. Non male.

In questa centosettantasettesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate quello di Guido Furbesco, Executive Editor di The Good Life Italia e contributor de La Stampa, dedicato alla mostra Oggi, no performance di Emanuel Seitz e Astrid Bauer alla Cadogan Gallery di Milano; un testo di Andrea Contin, collaboratore di Robinson di Repubblica e coordinatore sezione Arte di Cultweek, sulla mostra ONIRICA () di fuse* alla ex Chiesa di S. Agnese di Padova, sede della Fondazione Alberto Peruzzo; un estratto dal testo critico della curatrice Ilaria Gianni per la mostra Baltic Adventure di Augustas Serapinas da FOROF a Roma.

Nella sezione VIDEO trovate un trailer dedicato alla mostra Somethings in the World di Suzanne Jackson, quinta edizione di Furla Series di Fondazione Furla, e un video in cui Eva Brioschi, co-curatrice con Andrea Viliani della mostra David Lamelas. I Have To Think About It alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano, racconta un’opera esposta.

Tra gli EXTRA, infine, segnaliamo la 28ª Edizione di Artecinema, festival internazionale di film sull’arte contemporanea a cura di Laura Trisorio a Napoli; La Storia, le Storie, XIV edizione della Festa del Libro Ebraico promossa dal MEIS Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara; e la mostra Estetica dei visionari, promossa da Comune di Pavarolo, Archivio Casorati e Collezione Giuseppe Iannaccone insieme a Ciaccia Levi Paris-Milan e allo Studio Museo Felice Casorati a Pavarolo (TO).

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