Nata tetraplegica

Nata tetraplegica, sentenza rivoluzionaria della Cassazione

Una bambina nata invalida al 100%, una vicenda giudiziaria triste e lunga che l’avvocato Mario Cicchetti di Rieti e la famiglia della piccola hanno combattuto fino alla sentenza di tre giorni fa, quella definitiva, con la quale la Corte di Cassazione ha condannato ginecologhe e azienda sanitaria. Un precedente importante per chiunque si trovi ad affrontare casi di malasanità o, comunque, errori dei medici. Fermo restando che tutti possono sbagliare, i danni vanno pagati. Specie quelli sulla pelle degli altri.

Eleonora Gavazzeni è tetraplegica dalla nascita. Il 3 dicembre 2008, all’ospedale di Rovigo, la bambina nacque al termine di un travaglio prolungato e incredibile. Era in una posizione che rendeva impossibile il parto naturale. Le ginecologhe dell’azienda ospedaliera Polesana di Rovigo non ritennero però opportuno praticare un parto cesareo, chiesto più volte dalla stessa madre della bambina. Eleonora venne lasciaa per ore nel canale di parto, in sofferenza, costretta a subire le manovre di Kristeller. Manovre ottocentesche, oggi sconsigliate e addirittura vietate in Paesi di lunga tradizione medica come il Regno Unito. Tant’è. Per far partorire Benedetta, la mamma di Eleonora, vennero impiegate anche due ventose quando era evidente che il parto naturale non poteva essere praticato.

La quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha posto la parola fine sulla vicenda, stabilendo un precedente preciso per tutti i processi per errori dei medici che verranno d’ora in avanti. E forse facendo capire, benché occorrerà aspettare le motivazioni della stentenza, che la manovra di Kristeller non s’ha più da fare.
La manovra di Kristeller o spremitura alla Kristeller viene eseguita in contemporanea alla contrazione, con una spinta al fondo dell’utero con lo scopo di facilitare l’espulsione della testa. Si stima che in Italia venga applicata nelle sale parto come manovra di routine nel 50% dei casi, con fluttuazioni dal 30 al 70% nelle diverse unità operative. L’effettuazione di questa manovra non viene quasi mai segnalata nella cartella clinica.

Il procuratore generale aveva chiesto l’assoluzione delle due ginecologhe, paventando una sentenza scontata. Invece no. L’avvocato Mario Cicchetti, che ha assistito la famiglia in tutti questi anni, è sicuro che la sentenza sia decisamente importante. «È un precedente per tutti i processi di responsabilità professionale medica», osserva il legale. E guarda oltre, soprattutto dopo che le assicurazioni, fino a due settimane fa, le avevano provate tutte pur di veder ridotto l’indennizzo ottenuto in sede civile dalla famiglia di Eleonora, accampando la tesi, in soldoni, «che tanto la bambina è destinata a vivere poco».

La sentenza, secondo l’avvocato Mario Cicchetti, «avrà benefiche ripercussioni nel giudizio di appello civile nel quale le assicurazioni, l’azienda sanitaria e una delle due dottoresse hanno chiesto la restituzione totale o parziale del risarcimento da oltre 5 milioni di euro già versati, non solo provando ancora una volta ad addebitare la responsabilità alla povera madre, malata di diabete, ma anche sulla base di una assurda tesi di una ridotta aspettativa di vita».

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