Turisti cinesi in arrivo. E già non sono pochi. Un report speciale di The Economist annuncia che i cinesi potranno viaggiare liberamente all’estero. Ci si aspetta che avranno come meta privilegiata l’occidente e che avranno obiettivi assai diversi da quelli dei flussi migratori fino ad oggi conosciuti.
Troppe le parole spese per discutere come la crescita cinese, economica, politica e militare, ha cambiato il mondo e fortunatamente qui si parla d’altro.
Se negli anni Ottanta erano circa 10.000 all’anno i viaggi all’estero dei cinesi, oggi sono oltre 130.000 e per ragioni che riguardano per gran parte turismo, studio, business. Entro il 2020, secondo stime ufficiali, saranno 200.000 l’anno.
Si schierano detrattori e fautori del fenomeno, si riaffacciano vecchie paure di “invasioni” e visioni di una Cina che con i suoi cittadini giramondo diventerà più globale e liberale. Nel mezzo la verità di qualcosa che in fondo conosciamo già.
The Economist non a caso parla di Prato. Anche qui primi migranti accusati di invasione e ritenuti incapaci di relazionarsi agli Italiani hanno poi inventato e fondato il Pronto moda che ha dato nuovo slancio alla manifattura tessile.
Oggi la città accoglie i suoi Cinesi a lungo termine, di seconda e terza generazione, guardando con sospetto il fenomeno di alcuni rientri in patria per motivi di studio da parte di giovani scolarizzati in Italia.
Dunque cosa aspettarsi da questo nuovo flusso? Magari qualcosa di simile a ciò che già si vive a Prato. Prima o poi i legami culturali e il maggior benessere possono spingere a pensare a un rientro in patria, ma è anche vero che i cinesi hanno un atteggiamento mentale possibilista e utilizzano la strategia del tenere sempre aperte più opzioni da giocare in modo flessibile. Forse un atteggiamento vincente anche per noi.