Tonno rosso da wikipedia

Tonno rosso ributtato in mare, un danno all’ambiente e alle tasche

I pescherecci toscani sono costretti a ributtare in mare il tonno rosso, vivo o morto che sia, perché non possono pescarlo e, trovandoselo nelle reti, non possono venderlo. Colpa di un insieme di fattori, dettato da politiche nazionali ed europee, così come dalle leggi inesorabili, specie se nessun si muove, del mercato. Oltre che a quelle della natura stessa. La denuncia è di Confcooperative.

I pescatori della Toscana vengono infatti tagliati fuori dal business internazionale del tonno rosso del Mediterraneo, costretti a rinunciare a un introito di oltre 100mila euro all’anno, spiegano da FedAgripesca di Confcooperative Toscana. «Nessuna delle 600 imbarcazioni professionali che lavorano nell’arcipelago toscano ha la licenza per pescare questa preziosa specie, strapagata e soprattutto assorbita quasi totalmente dal mercato giapponese, come è stato recentemente raccontato in un reportage del quotidiano La Repubblica – spiega il referente dell’associazione di categoria, Andrea Bartoli – L’unica possibilità che potrebbero avere sarebbe quella di ricorrere alla cosiddetta pesca accessoria, ovvero la quota di tonno che ogni anno viene concessa alle barche non autorizzate. Quest’anno, per esempio, ammontava a 250 tonnellate».

Il condizionale, però, è d’obbligo visto che quando i tonni rossi, migrando, arrivano nel mare toscano, la quota in questione è già stata ampiamente esaurita dalle marinerie del Sud Italia. Eppure, nei mesi di luglio e agosto il Tirreno è ricchissimo di tonno rosso. E non sono pochi gli esemplari che finiscono nei palangari delle barche che pescano il pesce spada o nelle reti di circuizione dei pescherecci che si dedicano ad acciughe e sardine, di cui i tonni si nutrono. A quel punto, però, i nostri pescatori sono costretti a ributtare in mare il tonno catturato, vivo o morto che sia.

«Il danno è duplice: ambientale ed economico» denuncia Bartoli. «Da due mesi le nostre barche ributtano in mare i tonni pescati perché il regolamento vieta loro di sbarcare il pesce, cioè di portarlo a terra e venderlo. Si calcola che ogni estate vengono pescati inutilmente circa 10 esemplari».

I pescherecci toscani che potrebbero beneficiare della pesca del tonno rosso sono una cinquantina, per un totale di 200 membri negli equipaggi. Si tratta di piccole realtà artigianali, concentrate soprattutto nella zona del’Isola d’Elba, che solitamente vendono il pescato direttamente al consumatore.
Un chilo di tonno rosso viene venduto a 25 euro. Considerando che questi pesci pesano tra i 50 e i 400 chili, il calcolo del giro d’affari perduto è rapido. La soluzione per bloccare lo scempio ambientale e per garantire anche ai pescatori professionali una fonte di reddito ci sarebbe.

«Da anni stiamo chiedendo al Ministero delle Politiche agricole una modifica ai regolamenti e alla Regione Toscana un supporto concreto in questa battaglia» conclude Bartoli. «Sarebbe sufficiente suddividere la quota della pesca accessoria su base regionale, anziché stabilire una quota nazionale come avviene adesso. In questo modo anche la Toscana avrebbe accesso alla pesca del tonno rosso. Ma nessuno, per il momento, ci ha ascoltati».

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